Quando Madre Natura non ce la fa più, ecco gli zombie di World War Z

Una delle novità da non perdere. World War Z è tratto dal romanzo “ World War Z. La guerra mondiale degli zombie” di Max Brooks (2006), ed è diretto dal regista Marc Forster. E’ un action / horror movie con alti momenti drammatici. Frequentissimi i famosi “balzi” dalla poltroncina del cinema, che non lasciano tempo alla noia. Eccezionali gli effetti speciali e c’è anche spazio per i sentimenti, senza però che questi intacchino il ritmo della storia, ben alternato ai momenti di suspense, regalati dalle scenografie claustrofobiche degli interni e dalle riprese dall’alto degli esterni che mozzano il fiato quanto a bellezza e spettacolarità.

La storia parte come al solito dagli Stati Uniti, dove si scatena una terribile infezione, che getta il panico tra i cittadini, così come nel resto del globo. I governi di tutto il mondo cercheranno di salvare la cultura umana (libri, quadri e altre opere d’arte) e il maggior numero di persone. Il cittadino Gerry Lane (Brad Pitt), ex agente delle Nazioni Unite si troverà a non avere altra scelta che collaborare con il governo americano per salvare la sua famiglia e gli abitanti del pianeta, trovando la causa del virus e il suo vaccino, in una feroce lotta per la sopravvivenza.

World War Z

Particolare è anzitutto lo svolgimento della trama, ricca di colpi di scena a cui lo spettatore arriva gradualmente, tramite indizi lasciati da Madre Natura come “briciole” (cit. dal film), dettagli anche piccoli e all’apparenza insignificanti che come tasselli di un puzzle, danno via via la soluzione alla catastrofe. Bella è la caratterizzazione degli zombie, che ormai non sono più lenti e scoordinati come nella tradizione, ma agili e veloci, dei veri raptors. Per quanto riguarda la recitazione, sorprende sinceramente Pierfrancesco Favino, nel ruolo di uno dei medici del Centro medico OMS di Cardiff,  ma è inutile dire che ha molta strada da fare prima di poter reggere il confronto con un asso dell’azione come Brad Pitt; tuttavia l’attore italiano si cimenta in una parte che pur non standogli perfettamente a pennello riesce comunque a fare sua, in particolare nei momenti più difficili, dove la buona recitazione si vede soprattutto nei movimenti giusti e nella mimica facciale.

Tornando al film in generale, una nota a parte va alle musiche (il tema principale del film è Liquid State dei Muse) e alle spettacolari riprese aeree dove migliaia e migliaia di persone corrono come un fiume in piena per sfuggire alle gigantesche ondate di zombie che li attaccano.  Come un fiume in piena, folle intere si ammassano nei supermercati, in preda ad un’isteria di massa che ci riporta alla legge del mors tua vita mea. Degna di menzione l’inquietante scena della scalata alle mura di Gerusalemme da parte dei morti viventi, che un po’ ricordano per analogia le masse informi di cadaveri degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Solo che ora quei cadaveri si ribellano, allo scopo di sopravvivere, di cambiare il corso degli eventi al loro favore. Che sia un caso o una voluta metafora, la scena ci lascia interdetti e affascinati. L’orda di zombie che cerca rivalsa contro i viventi fa quasi pensare alla teoria darwiniana che tutti conosciamo: la Natura non lascia nulla al caso, al mondo sopravvivono i più forti.

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E’ una dura lotta che dovrebbe spingerci a cambiare il nostro stile di vita (come fin troppo palesemente suggerisce il montaggio iniziale di telegiornali e documentari sulla crisi ambientale, i casi di aggressioni e le scene di animali che combattono tra loro), per evitare che la nostra Terra ci si rivolti contro. Anche l’incitamento finale di Gerry a continuare a lottare per migliorare noi stessi e il nostro pianeta nasconde una morale piuttosto scontata ma pur sempre di grande effetto: siamo solo noi i responsabili del nostro futuro. L’unico punto a sfavore è, sempre per quanto riguarda il finale, la sensazione che manchi qualcosa. L’impressione è quella che sia finito troppo in fretta; dopo tanto pathos e avvenimenti che si susseguono uno dopo l’altro senza sosta, mi sarei aspettata qualche altra scena in più, magari un approfondimento più esaustivo della soluzione al problema e avrei anche ripreso alcune dinamiche nei rapporti tra Gerry, le Nazioni Unite e la sua famiglia.

Per concludere posso solo consigliarvi di vederlo, di osservare attentamente ogni scena, di ascoltare ogni dialogo, di godervi la grandezza delle scenografie e tutto ciò che rende World War Z un film di puro e sfizioso intrattenimento con buone potenzialità visive, emotive e tematiche. Certo è, che d’ora in poi terrò gli occhi sempre aperti, onde evitare qualche zombie di passaggio.

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