
[rating=4] All’epoca del suo esordio è stata definita la “Judy Garland del rock”. Una donna piena di insicurezze che con la musica incontrava la sua vera essenza. Da ragazza schiva e vittima di bullismo, a donna simbolo di una femminilità senza finzioni. Si chiedevano: “ma siamo sicuri che sia una bianca a cantare?”. Janis Joplin. A lei è dedicato il docu-film Janis, della regista Amy Berg, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2015. Tra interviste ai familiari, rari filmati d’epoca, lettere scritte di suo pugno, la vita di una delle più amate blues singer di tutti i tempi è stata ricomposta senza toni melodrammatici. Con rispetto sono state svelato le note dolenti della sua personalità complessa, il desiderio di provare quello che provano “gli ultimi”, di sentire la sofferenza altrui. Lentamente riusciamo a comprendere le ragioni per cui la voglia di emergere ha combattuto con la paura, e con un bisogno folle di essere amata.
Trasgressiva e anticonformista senza volerlo, Janis Joplin ha incarnato il manifesto di un cambio epocale dei costumi, e di un movimento pacifista che ha ucciso, paradossalmente, tanti suoi figli e figlie. Dal Festival di Monterey a Woodstock, passando per la storica tournée in Europa e il viaggio in Brasile dove conobbe l’uomo più importante della sua vita (che la lasciò per la sua incapacità di disintossicarsi), Amy Berg ripercorre l’ascesa e le ricadute, i dubbi esistenziali e le performance esplosive di Janis Joplin. La sua voce oceanica, prepotente e rotta in mille schegge – che parla di abbandono, solitudine, voglia di vivere – è la sconvolgente colonna sonora del film. Brani che uniscono il folk con il blues, il soul con il rock, il pop psichedelico con romantiche ballads, interpretate da un’artista dal carisma sempre acceso.
Un’intelligenza fuori dal comune e un’umiltà disarmante, una dolcezza che sfocia nell’autodistruzione, una voce che strappa l’anima: Janis è uno spassionato ritratto, girato con un senso di semplice grandezza umana. Chissà quante altre Pearl (album postumo uscito nel 1971) la Joplin avrebbe potuto regalare al mondo.