
ERRI: Pronto.
A: Pronto, buongiorno. Parlo con Erri De Luca?
ERRI: Sì, ma la sento lontanissima…
A: Prima di tutto le chiederei: “Alberi che camminano” (leggi la recensione) è il nuovo film di Mattia Colombo che sarà presentato questa sera, che presenterà anche lei questa sera.
ERRI: Sì.
A: Lei ha scritto il soggetto. Si è ispirato al Vangelo di Marco?
ERRI: Il Vangelo di Marco …
A: Il Vangelo di Marco …
ERRI: Sì. Il Vangelo di Marco propone questo incontro tra Gesù e un cieco a Béthsaida e attraverso un impasto di saliva e di terra Gesù strofina le orbite del cieco e lui improvvisamente vede. È cieco dalla nascita e la prima cosa che vede sono degli … uomini. E li descrive così: alberi che camminano. Ecco è un’immagine grandiosa, la più bella immagine riferita alla figura umana. Sono commosso da questa visione: più che vista, aveva acquistato la visione. Questo cieco mosso da questo per raccontare la seconda vita di alberi. Alberi che si staccano dal loro suolo e diventano altre… hanno una seconda vita, ecco, sì.
Anche nel Macbeth di Shakespeare vi è una foresta che cammina. E sono gli uomini …
ERRI: Sì. È una foresta portata dagli uomini.
A: Sì, esatto. Sono uomini a muoverla contro il potere.
ERRI: Sono uomini che stanno muovendo l’assedio contro il potere, sì. Però, ecco, lì sono alberi che vengono usati dagli uomini per realizzare una profezia.
A: Certo. Ci chiedevamo: questi uomini che camminano come alberi e alberi mossi dagli uomini è un miracolo che avviene grazie all’azione condivisa dal basso?
ERRI: Condivisa dal?
A: Condivisa e dal basso?
ERRI: No. Noi raccontiamo storie di alberi che diventano strumenti musicali, che diventano barche, che diventano sculture, che diventano croci. Raccontiamo quello che succede a un albero dopo che è stato tagliato.
A: Quindi una vita che si intreccia con quella dell’uomo.
ERRI: Sì. Sì, sì. È quello che l’uomo può fare con questo magnifico dono di Natura che è l’albero che è una materia viva, che continua a essere vivo anche dopo che è stato troncato dalle sue radici.
A: E il corpo dell’uomo si intreccia con quello dell’albero?
ERRI: Il corpo dell’uomo lavora il legno fin dai tempi più antichi. Uno dei prodigi strepitosi dell’albero è che galleggia. E allora questo ha permesso alla specie umana di visitare il suo pianeta che è a maggioranza acqua. Il miracolo dell’albero che galleggia ha fatto in modo che le esplorazioni sono state rese possibili: l’uomo ha utilizzato l’albero per visitare il mondo. Si può dire che è andato a cavalcioni di un albero.
A: Quindi gli alberi sono preziosi per la vita umana.
ERRI: Sì, gli alberi sono preziosi per la vita del Pianeta.
A: Del pianeta, certo. Quindi è importante tutelarli per poter tutelare anche l’essere umano.
ERRI: Sì. Beh, insomma, uno scrittore che con le sue pagine sfrutta la polpa degli alberi deve piantare alberi … per rimborsare il … maltolto!
A: Certo. E secondo lei gli alberi possono insegnarci qualcosa sul diritto di resistenza?
ERRI: Gli alberi?! Beh, intanto, la prima cosa che ci serve è imparare a conoscerli, a riconoscerli. I cittadini stentano a riconoscere un albero dall’altro, insomma. Sanno riconoscere benissimo un modello di macchina da un altro ma un albero da un altro non lo sanno riconoscere. Quindi, per prima cosa si tratta di guardare gli alberi e riconoscerli.
A: E quindi la conoscenza come esercizio della democrazia?
ERRI: Un mezzo di avvicinamento. Un mezzo per avvicinarsi.
A: Certo. Ritorna spesso la questione del miracolo, quindi un riferimento al sacro. Possiamo dire che la sua passione per la traduzione dei testi sacri l’abbia avvicinata al documentario in questo caso?
ERRI: Eh, la mia frequentazione da non credente di quelle scritture sacre, mi ha fornito un mucchio di immagini meravigliose, perché quel testo, oltre a essere sacro è anche pieno di immagini magnifiche. Dunque, l’albero è molto presente nella scrittura sacra.
A: Certo. E … trova comunque un’affinità tra l’opera di traduzione e il lavoro che viene fatto per costituire un documentario?
ERRI: L’opera di traduzione vuole essere un esercizio di fedeltà e di ammirazione. Un documentario è invece è animato da una volontà di narrazione. È una storia che si racconta a delle persone che non la conoscono.
A: Si tratta comunque di confronto tra punti di vista. Sul piano del confronto potremmo trovare un’affinità?
ERRI: Non capisco.
A: Come confronto tra punti di vista, la traduzione è una mediazione ed è un confronto tra culture e punti di vista…
ERRI: La traduzione vuol essere un mezzo di comunicazione. Vuole passare … come un mezzo di trasporto, vuole far passare da una lingua all’altra una storia. Un documentario invece la può anche inventare una storia.
A: Ho capito. Un’ultima domanda. Questo è il film delle prime volte: prima volta al leggio … ha prestato la sua voce al documentario, giusto?
ERRI: In realtà io ho già fatto un po’ di altre comparse fisiche e in voce in altre occasioni.
A: D’accordo. Soprattutto però è la prima volta al Festival dei Popoli.
ERRI: Verissimo. Questa è proprio una bellissima prima volta.
A: Sarà sicuramente una bella serata. Si aspetta…
ERRI: Beh, ce l’aspettiamo bella sì!
A: E pensa che ci sarà una prossima volta?
ERRI: Ah noi continuiamo, eh! Continuiamo a raccontare storie e a cercarne di nuove. Sì, sì. Certo che ci saranno prossime volte.
A: D’accordo. Le chiederei un saluto per i nostri lettori.
ERRI: Lettori?
A: Sì, lettori. Siamo una web magazine.
ERRI: Ah, sì. Beh, per i lettori non c’è niente di meglio che augurargli un buon viaggio, di farsi tenere compagnia da una lettura che li porti via il peso, gli faccia dimenticare persino la fermata dove deve scendere.
A: Magari la sua prossima pubblicazione?
ERRI: Eh, chissà. Sono su piazza quindi potrebbe essere anche la mia.
A: Ha qualcosa in cantiere che potremmo seguire?
ERRI: Beh, io ho appena finito, è ancora fresco di stampa un racconto che si chiama “La musica provata” che è pubblicato da Feltrinelli e che ha anche un DVD in cui la musica provata viene proprio suonata, cantata e vista.
A: D’accordo. Sarà un ottimo suggerimento per i nostri lettori.
ERRI: Va bene. Grazie.
A: Che comunque invitiamo al cinema. Arrivederci! Ci vediamo al cinema!
ERRI: Buona serata.
A: Grazie, a lei.
Qui potete trovare anche il link al video dell’intervista.