Hugo Pratt. Incontri e passaggi (Rencontres et passages)

Al Macro di Roma fino al 24 maggio, una mostra ideata e curata dal Museo Hergé di Bruxelles in sinergia con Patrizia Zanotti, presenta l’opera di Hugo Pratt attraverso il tema della lettura. Un percorso che illustra l’evoluzione grafica – narrativa di Pratt tra opere originali, disegni di ricerca, tavole in bianco e nero e a colori, acquerelli, copertine di riviste, dai primi anni argentini fino alle ultime tavole di Corto Maltese

[rating=4] “Bisogna leggere molto per fare un buon fumetto, anche cinquanta libri per tirare fuori venti pagine”.

Questo è il punto di partenza di ogni avventura reale disegnata da Pratt, passare dalla letteratura per arrivare a sintetizzare il tutto in un’immagine, dal tratto più marcato degli inzi a quello più rarefatto degli ultimi anni.

La mostra del Macro ripercorre questo dedalo di sentieri, alcuni noti e battuti Rimbaud, Kipling, Coleridge, Yeats, Chrétien de Troyes, Shakespeare e Borges; altri nascosti e meno conosciuti come Curwood, Grey, Roberts, Traven, Wallace e Haggard ; per giumgere infine alle strade spianate, larghe e visibili ai più London, Stevenson, Melville, Conrad.

Alcuni compaiono addirittura nelle sue storie, come Jack London che in Corto. La Giovinezza è l’artefice dell’incontro fatale tra il marinaio e Rasputin; oppure come Rimbaud che viene declamato da un ufficiale inglese in Corto, l’ultimo colpo oppure da Coleridge richiamato da Cain con i versi della ballata del vecchio marinaio in Una ballata del mare salato oppure dal folle visionario Ungern-Sternberg in Corte sconta detta arcana.Altri sono più difficili da incontrare, perchè si nascono nelle pieghe del fumetto, lasciati nella cabina  di una nave o sullo scaffale di qualche polverosa  libreria.

La cultura “ufficiale” accanto a quella che comunemente viene definita “popolare”, tutto contribuisce a creare il suo mondo animato.

La cultura esoterica ereditata da sua madre lo porta a cercare porte nascoste dietro muri apparentemente invalicabili; l’amore per il mare e la solitudine al viaggio incessante. I luoghi dell’anima ci sono tutti:  l’Africa conosciuta ai tempi del colonialismo italiano gli resterà appiccicata per tutta la vita; Venezia e i suoi tetti sui quale come un gatto amava rintanarsi e dalla quale ammirava le sue corti e infine  l’America. Il suo nord con gli indiani dai nomi poetici e dall’immaginazione prolifica, dalla natura in perenne attesa, dove la luce filtra attraverso alberi orgogliosi, sormontati da montagne minacciose e aquile solitarie. E il suo sudamerica con  le pampas, il tango e i bandiditi alla Butch Cassidy.

I riferimenti letterari e geografici di Pratt sono sterminati, ad ogni nuova lettura se ne coglie qualcuno che era sfuggito e si aggiunge un pezzetto al grande puzzle che lui ha volontariamente abbandonato tra le sue pagine.

Qualcosa c’era già in Ernie Pike, in Ticonderoga, in Wheeling, ma bisogna aspettare il 1967 e la ballata di Corto. E così il marinaio irrompe nella vita del disegnatore, legato come un Cristo in croce su una zattera, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, abbandonato dal suo equipaggio, in balia delle onde.

Corto Maltese

Corto Maltese, alter ego di Hugo Pratt, gentiluomo di fortuna, lettore incallito, novello Ulisse, sognatore ad occhi aperti.Ammalia con il suo fascino, con il suo saper agire sempre secondo un codice etico condivisibile, col suo non accontentarsi mai dalle verità preconfezionate dalle ideologie dominanti.La sua grandezza forse consiste proprioin questa sua insaziabile curiosità, nel suo essere un “cercatore”.

E così, proprio come Pratt ci si può immegersi nelle sue storie per cercare l’entrata nascosta della sua isola del tesoro.“Mio padre aveva ragione, l’ho trovata la mia isola del tesoro … Trascorrere la vita in un mondo di fantasia, questa è stata la mia isola del tesoro”. E chissà che il lettore non l’abbia già trovata anche  incontrando Corto.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here