
Luciano Melchionna ci ha da sempre abituati a spettacoli sopra le righe, uno per tutti Dignità Autonome di Prostituzione, stavolta sceglie il Teatro Sannazzaro di Napoli per il debutto del suo ultimo spettacolo Squalificati, tratto dal testo di Pere Reira, con Stefania Rocca, Andrea de Goyzueta e Fabrizio Vona.
La storia ruota intorno all’intervista che Silvia Uber (Stefania Rocca), la giornalista più famosa del paese, deve fare in diretta nazionale al Presidente del Consiglio Vittorio Bosco (Andrea de Goyzueta), coinvolto in uno scandalo sessuale in cui è stato accusato di aver abusato di una minorenne, ad affiancare il Capo di Stato c’è il suo fidatissimo Segretario di Stampa Giordano (Fabrizio Vona) che ha il compito di proteggerne l’immagine e la dignità come uomo e come politico. Sin da subito tra i tre si innescano giochi di forza, dapprima (mal) celati, poi sempre più espliciti fino ad arrivare a una lotta aperta senza esclusione di colpi.
Al centro di Squalificati c’è infatti una domanda imprescindibile: che prezzo ha la verità? Silvia sa che il Presidente è colpevole, ne ha le prove e vuole smascherarlo a costo di rompere gli equilibri di un Paese che dopo anni turbolenti vive adesso una ritrovata serenità, ma se la scelta è fra la giustizia e la propria famiglia o la propria carriera? O in poche parole tra il bene collettivo e il proprio bene?
Se la strategia iniziale per far tacere la giornalista è quella di metterla in imbarazzo, farla dubitare di sé, crearle attorno una situazione a dir poco scomoda (Giordano la accusa di avergli fatto delle avance piuttosto esplicite), i due presto sfoggeranno armi ben più pericolose con una mossa che mette in pericolo sia la sua famiglia che la carriera di Silvia.
Non vi dirò lei cosa sceglierà, ma è chiaro nonostante le omissioni che quello messo su da Melchionna è un gioco che non avrà vincitori ma solo sconfitti, chi più chi meno, o al massimo squalificati, appunto.
Ciò su cui il regista si interroga è ad un primo sguardo il rapporto, più che mai attuale, tra mass media e potere, su quanto l’uno e l’altro siano influenzati e influenzabili (soprattutto) a vicenda; ma guardando con più attenzione il nodo della vicenda è un altro, più personale e che ci riguarda tutti, ovvero: cosa siamo disposti a sacrificare pur di salvarci la pelle? Quanti valori, principi morali e ideali riusciamo a calpestare pur di mantenere intatta la nostra “dignità”?
I tre protagonisti di Squalificati giocano una partita a scacchi triangolare, ognuno per sé: il Presidente vuole salvare la reputazione e il suo posto su quella poltrona, Silvia che sembra così intrisa di virtù in realtà dapprima vuole incastrare Vittorio per portarsi a casa lo scoop del secolo e poi vuole salvare la sua famiglia e la sua carriera da uno scandalo architettato dai due avversari per farla tacere, Giordano che potrebbe apparire come un leccapiedi del Presidente, in realtà ha in ballo la sua carriera, fallire significherebbe perdere il lavoro e il prestigio guadagnato negli anni.
Lo spettacolo portato a teatro da Melchionna trova pieno supporto in un’incredibile Stefania Rocca, piena di verve e di tenacia, capace di presentare i mille volti di Silvia che è donna, moglie, madre, giornalista; accompagnata da Andrea de Goyzueta bravo nel suo essere freddo e calcolatore e Fabrizio Vona che riesce a dare al personaggio di Giordano una nota inquietante e oscura.
Le scene di Roberto Crea e l’ideazione scenica dello stesso regista che creano tre palchi mobili e cubici che si allineano e si sfasano a seconda dei momenti, seguono perfettamente la narrazione e creano una scacchiera sui generis che dona fisicità alla partita immaginaria tra i tre protagonisti.
Unica pecca forse le musiche a cura di Riccardo Regoli, a volte troppo forti o artefatte, ma perfettamente in linea con lo stile di Melchionna che mette su uno spettacolo forte e incalzante che riesce a toccare con precisione chirurgica temi così importanti senza mai lasciarsi andare al troppo che storpia o al melenso.