“Siamo tutti in pericolo”, l’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini

[rating=5] L’ultimo scorcio di vita del regista riassunto con intensità nella sua ultima intervista rilasciata a Furio Colombo dell’Espresso è il lavoro a teatro diretto da Daniele Salvo, che firma regia e drammaturgia. Studioso pasoliniano Salvo, in un’ora e mezza concentra il pensiero del regista, poeta e scrittore friulano mettendolo a nudo, presentato senza veli né ipocrisie. Fotografato nella sua sanguignità ma senza tralasciare l’attrazione verso i giovanissimi, qui, evocata con un attore nel fiore della sua gioventù in versione adamitica. Superba e strepitosa l’interpretazione di Gianluigi Fogacci che si impone tra i migliori attori della prosa italiana. Lo abbiamo visto di recente esibirsi con Massimo Popolizio nell’omaggio a Fernando Pessoa (Leggi la recensione) ora trasmette il carattere forte, fragile ed insieme contraddittorio dell’artista che lega tra l’altro il suo nome a “Il Vangelo Secondo Matteo” e “Accattone”.

Profetico ed irriverente, Pier Paolo Pasolini ci vide lungo sulla tv e la storia d’Italia. Soffriva che ci fossero due Italie, settentrionale e meridionale, di cui la seconda sempre più distante dalla prima, si arrabbiava per una classe politica che non dava risposte, definendo il nostro Paese più che di serie A o B “ridicolo”. E cos’è il governare se non la detenzione del potere? Intuì la diseducazione proveniente dalla televisione chiedendone l’abolizione insieme alla scuola media dell’obbligo.

Chiusa questo fine settimana la parentesi al Teatro Vascello di Roma saranno raccolte le richieste per far conoscere anche altrove “Siamo tutti in pericolo”. Un narrativo non facile, di forte impegno civile ed emotivo, di strepitosa attualità, e che vale la pena vedere per indignarsi e riflettere. Per dirsi che in fondo, non è cambiato molto. Nell’intervista ultima rilasciata da Pasolini proprio la sera prima della morte a Colombo (interpretato da Raffaele Latagliata) c’è un’Italia che comincia a nutrire il seme della corruzione, il cambiamento epocale non c’è stato davvero (“occorre una seconda rivoluzione industriale benché la prima non sia mai avvenuta”) ed i servizi essenziali non sono in realtà eccellenti.

Un Pasolini come non lo avete mai visto né lo rivedrete più che sembra tornare dal passato per ricordarci il suo pensiero, l’artista a cui riusciva meglio “scrivere che parlare”. Niente giudizi morali, quelli sono personali, qui si giudica l’artista e l’intellettuale. La sua esistenza – sembrano dire Fogacci e Salvo – non è finita all’idroscalo di Ostia nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 (per un assassinio con diverse ombre) ma prosegue.

Una nota di pregio per l’elaborazione, le immagini ed i video di Indyca (Torino), scene e costumi sono state di Erminia Bassi, una produzione La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello in collaborazione con Fahrenheit 451 Teatro.

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