
[rating=4] Zoé, una bambina sui 13/14 anni, col vestito rosso e la giacchetta gialla, si aggira sperduta tra due genitori silenziosi ed apatici, in un clima di completa incomunicabilità. Ma ecco che si apre la porta ed entra uno strano essere magrittiano, con impermeabile e ombrello, senza testa, che lascia ai suoi piedi una bombetta blu. Zoé, incuriosita, la indossa, e con lei entriamo nel surreale mondo di Quidam.
È questa la sottile e poetica trama che ci guida nell’affascinante universo del Cirque du Soleil, dove la semplicità del gioco e dell’infanzia si fa magia e stupore, al Nelson Mandela Forum di Firenze, decisamente più dispersivo e alienante rispetto all’avvolgente teatro dell’ARIA Resort & Casino di Las Vegas (leggi la recensione).
Ecco allora che un esercizio di ginnastica proveniente dalla Germania, la ruota tedesca, si fonde in un tutt’uno con l’artista che la guida, tra capriole e acrobazie che sfidano la gravità; il Diabolo, o yo-yo cinese, in origine un gioco per bambini diventato forma d’arte, viene manipolato dal performer con destrezza e ingegno, ipnotizzando il pubblico. Ancora, il salto della corda si eleva a impresa coreografica, in un gioco perfetto di coordinazione e ritmo, una splendida prova artistica.
Ma protagonista assoluta in Quidam è la gravità dei corpi sospesi nel vuoto, dal papà di Zoé, che sfonda il vuoto apatico che lo circonda camminando sospeso sul pubblico, ai cerchi in bilico sopra il palco su cui gli artisti volteggiano con grazia e destrezza e all’atto Banquine, una tradizione acrobatica italiana, dove 15 artisti eseguono sequenze spettacolari di acrobazie e piramidi umane. Fino all’intensità poetica del tessuto aereo che avvolge con grazia la giovane artista in un intreccio di tessuto e corpo che dischiudono il bozzolo liberando una farfalla di armoniosa bellezza.
Una gravità che ricorda il genio leonardiano, nei disegni delle ali dell’Aviatore, fino alla potente bellezza della creazione dell’uomo vitruviano dall’unione di due artisti unici, capaci di non perdere mai il contatto tra i loro corpi in un impeccabile equilibrio la cui perfetta armonia emoziona e incanta.
Alla poesia della gravità e del corpo umano non manca il fascino senza tempo del clown, folle e sovversivo, capace di coinvolgere un pubblico davvero partecipe in gag comiche, come lo sketch del film muto, dove i quattro prescelti hanno dato prova di ottime doti attoriali e sincero desiderio di protagonismo, lasciandosi perfettamente guidare dall’artista.
Fil rouge un palloncino rosso, che si moltiplica, una borsa, ombrelli, bombetta, uniti alla giocoleria, un mix genuino e vincente che porta in scena dal 1996 45 tra acrobati, musicisti, cantanti e campioni dello show per uno spettacolo diretto da Franco Dragone capace di incantare adulti e bambini, marchio distintivo del Cirque du Soleil dal loro fondatore Guy Laliberté.
Ed il lieto fine, forse un po’ hollywoodiano, riporta Zoé tra le braccia di due genitori rinnovati, che hanno ritrovato loro stessi, l’amore di coppia, e la gioia della famiglia, in una parata circense e festosa di felliniana memoria (8 ½).