
L’insegnante, il mafioso e l’adepto di Cosa Nostra su dei pozzetti di sabbia ne maneggiano dei mucchietti e sulla citazione dell’autore Pietro Grasso dal nuovo testo che dà il titolo allo spettacolo “è possibile combattere la mafia” si apre lo spettacolo con i comandamenti cui il nuovo proselito, bravo Turi Moricca, deve sottostare. Siciliano costui e il grande attore Sebastiano lo Monaco saranno poi il mafioso, il carabiniere e la eccezionale Elisabetta Pozzi rappresenterà la cultura ovvero la scuola.
Le immagini sul fondale proiettano illustri deceduti nell’ardua impresa di combattere il maleaffare siciliano. La nostra interprete veste i panni della prof… racconta di un alunno che le chiede la possibilità di poter usufruire di permessi per poter distribuire mercanzie utili agli affari della famiglia, della citta, della regione, del paese e quando il padre viene ucciso la possibilità di essere assente per aiutare la gestione degli interessi di famiglia. Ma se è la scuola a consentire che uno resti acconsentendo a che il maleffare sia potenziato da essa stessa occorre che chi figlio di due iscritti a Cosa Nostra, possa partire per un’altra città o nazione o continente per evadere, crescere e laddove possibile combattere l’omertà. Uno resta e uno parte: il 50 delle probabilità di riuscita stanno nel combattere l’ignavia, di fronte al grande male nazionale.
Nello scorrere delle immagini si alternano le vittime. Serafina Battaglia fu la prima a opporsi all’indifferenza e sulle note di “…Lucia taci, nun dici nudda..” in stretto dialetto siciliano si arriva alla memoria della strage del generale Dalla Chiesa, alla celebrazione del suo funerale, alla presenza di tutte le eminenze politiche del periodo, con l’unica voce fuori dal coro, quella del monsignore Pappalardo, applaudita dalla gente in fondo alla cattedrale, che a tanta triste vicenda partecipa tutti i giorni in città e regione.
A questo punto si dipanano i due processi contro il giovane Moricca e quindi contro la mafia, ovvero contro le forze dell’ordine e quindi il carabiniere Sebastiano Lo Monaco, con una cultura in bilico tra le due realtà sempre pronta ad essere messa a tacere e qui la voce fuori del coro unica, non siciliana quella della Pozzi. Cosa resta pertanto “Dopo il silenzio” l’indifferenza e la responsabilità dell’omertà di fronte al mafioso in completa abnegazione per arrivare a quello status che non ha e che i poteri forti gli garantiscono a costo di ogni ricatto: quello della vita sua stessa o dei propri cari.
Ed eccoli a chiosa, in piedi i tre protagonisti mafia, pubblica amministrazione e cultura per combattere il silenzio, e immancabile arriva l’applauso del pubblico alla loro pièce e al Presidente del Senato, presente in sala, nonché autore di cotanto testo così forte e foriero di stimoli a vincere il tacito mutismo di tutto ciò che fa società, in una regia fatta di immagini e citazioni quella di Alessio Pizzech.