Perchè leggere i classici

Dal 2 al 7 aprile al teatro Vittoria, Francesco Montanari porta in scena Italo Calvino

Era il 1981 quando Italo Calvino, dalle pagine del Corriere della Sera,ribadiva l’importanza di leggere i classici. Ma se prima del nuovo millennio il problema era la lettura dei classici, ora  il vero quesito sembra essere “Perché leggere?”. Già, perché farlo?
La domanda rimbomba nella mente dello spettatore-lettore sin dall’inizio dello spettacolo. Anche se Francesco Montanari lo avverte subito che quello al quale assisterà non sarà “uno spettacolo”, bensì “un esperimento sociale”. Perché si deve leggere se si ha Netflix? Perchè si deve prendere un libro in mano se c’è Siri che può sciogliere ogni dubbio? Per rispondere alla domanda, Montanari incomincia a rileggere e spiegare i famosi quattordici punti di Calvino, facendo sue le parole dello scrittore e dimostrando, in maniera leggera e scherzosa, che la cultura non è mai fuori moda.

A sostegno della tesi, ecco comparire alle sue spalle,anticipato dal “Chiaro di luna” di Debussy, un Saurino-Calvino che ci racconta la leggerezza di Perseo nel deporre la testa di Medusa oppure della bellezza della signora Finco che vorrebbe preparare le tagliatelle per tutto l’universo nelle Cosmicomiche.
Lo spettacolo è una “mezza maratona” che, utilizzando testi scelti di Calvino, interpretati magnificamente dall’attore Gianmarco Saurino, cerca di ricordare il piacere della lettura a coloro che l’avessero dimenticato. La regia di Davide Sacco, complice una scenografia ben congegnata, dona ordine e significato, laddove perdersi sarebbe estremamente facile.

Un esperimento coraggioso che sfida consapevolmente ogni logica di “mercato” e che trasporta lo spettatore, attraverso la parola rarefatta di Calvino, nei meandri della sua memoria prima di bambino, poi di adolescente e infine d’ adulto, ribadendo ad ogni pausa che in fondo “un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire”.