Mio eroe di Giuliana Musso. Commozione al Teatro Florida di Firenze

Teatro come vetrina del dolore e suo spegnimento: Mio eroe di Giuliana Musso al Cantiere Florida di Firenze

Giuliana Musso si muove nel segno della fragilità e della forza interpretativa, con mano delicata e ferma, a rappresentare tre madri sfregiate dalla sofferenza per la morte del figlio nelle missioni “di pace” in Afghanistan. Un tema bollente, poco rappresentato in teatro, che l’attrice nonché autrice del testo Mio eroe riesce a tratteggiare in chiave limpida, a volte aggressiva e di denuncia, altre pacatamente commovente.

Con molto, infinito rispetto la Musso si addentra nelle psiche di tre donne qualsiasi che diventano protagoniste della Storia loro malgrado; esseri che si alleggeriscono di un peso atroce mentre parlano col pubblico, o si lasciano cullare dalla rassicurazione che l’anima non resti aggrappata alla cenere, si liberi altrove. Oppure fantasticando che il figlio non sia morto, ma addormentato da un sonnifero, come in una morte apparente, perché il suo destino è un servizio top secret per il governo. Forse allora lo rivedranno, prima o poi.

Bellissimo il primo ritratto, impastato di parole tese e sottili su un punto di rottura smentito dal tono di voce dell’attrice, come di chioccia ferita. Un monologo che raggiunge il culmine nell’immagine stridente dell’uccisione del figlio: lui che il suo tempo in Afghanistan era scaduto e stava per tornare in Italia, ma d’impeto esce nella Valle delle rose in un momento di emergenza e viene colpito da un proiettile.

In questo primo brano il grido disperato contro tutte le guerre inutili, di interessi economici, si alza come un fazzoletto bianco di speranza annientata, ma sempre paradossalmente viva. In una velata tonalità irreale di fondo che impreziosisce notevolmente la drammaturgia.
La potenza cala leggermente di intensità nei due monologhi successivi, comunque supportati dalla presenza energetica di Giuliana Musso, immersa in un realismo che fa male, alla ricerca delle responsabilità politica unita al compimento dell’assurdità della morte.
Se tutto è insensato, pare dire Mio eroe, il teatro è dare un senso al nulla e ai nostri perimetri occidentali, fintamente democratici, in disfacimento.