L’omaggio del magistrato Cosentino alle donne con “Eva non è ancora nata”

In scena una donna velata di nero, simbolo del femminicidio

[rating=5] “E’ lei che paga sempre di più, troppo” ed allora ecco dedicatale la pièce teatrale di Salvatore Cosentino, sostituto procuratore al Tribunale di Locri, ottimamente in scena e sempre con brillanti testi ed interpretazioni.

Ma, questo lavoro ha un taglio diverso, speciale, è il tributo della sensibilità di un uomo al prezzo troppo alto pagato nella storia dalla donna. Dal furto della mela biblica che scatenò “un’ira di Dio”, allo stupro che sovente subisce per la seconda volta con il processo (dopo aver subito quello fisico), fino alle discriminazioni sofferte sul lavoro (l’ingresso in magistratura, per esempio, è avvenuto in epoca relativamente recente), passando attraverso la riflessione che violentare una donna non offende più la società –come solo fino a pochi anni fa era riconosciuto- ma lei medesima.

La sala è buia, vi sono due leggii, il magistrato ha alle spalle dei fascicoli che definisce “portatori sani di storie”. Si ride e ci si indigna, ma al tempo vi è la contemplazione del coraggio femminile e del suo genio, del sacrificio e di quell’intuito che, per Cosentino “nella donna è superiore”. Poi vi è una sedia in quella magica atmosfera (che egli cura personalmente dalle musiche alle luci) ed a entrare in scena è una donna velata di nero, che a metà spettacolo si ‘svela’ ai presenti per raccontare la sua drammatica storia. Coraggiosa, per denunciare un delitto morale e poi fisico; commossa, al suono delle note de “La fata” di Edoardo Bennato. E, poi un uomo, questo magistrato, che solidarizza con le donne maltrattate, vittime di quei “maschi” che dimenticano di essere il parto di una donna”. “Si dovrebbe smetterla di parlare di raptus – dice, citando istituti di diritto – ciò è un modo per deresponsabilizzare, assolvere l’omicida” ricordando pure che “7 donne su 10 prima di essere uccise avessero denunciato i fatti o chiamato il 118”.

Un testo, nato due anni fa, che il magistrato-autore-attore ha portato con successo di pubblico il 4 novembre scorso anche nella Capitale, dove è stato in cartellone al teatro Arciliuto.

Operativo da anni nella “terra calda” della Locride, Salvatore Cosentino è riuscito a conquistare anche la critica teatrale più acerrima, portando sulla scena, a suon di note, battute e fascicoli, le cronache giornaliere, gli argomenti da aule giudiziarie, quei casi sulla punta della lingua di tanti. Il linguaggio “giuridichese” viene trasformato nel più amabile dei messaggi, non ti appesantisce, ti allieta, ti fa pensare, ma con garbo; il sorriso non troppo dilatato, quel tanto che ti accompagni senza farti perdere la vera mira di ogni suo evento: commentare da osservatore acuto e raffinato la società d’oggi e i suoi costumi, vizi, orrori e contraddizioni.

Formidabile, bravo, il mattatore togato ti regala una bella serata. Quella comicità non plautina o demenziale ma tutt’altro, piacevole e profonda, che avrebbe lasciato ammirato pure il Luciano De Crescenzo degli anni ’80; il suo “Bellavista” nasceva, in fondo, da persone semplici che si accompagnavano alla cultura della Napoli dai mille problemi. Qui, però, non vi è una città ma l’universo giustizia, colto ogni volta in una sua sfumatura diversa tra le mille con cui si presenta quotidianamente al cittadino tra scartoffie ed udienze, rinvii e lungaggini. Il volto amaro della giustizia, non sempre giusta, qui godibilissima e profonda.

Cosentino, di origini salentine, saprebbe spiegare anche ad un bimbo un articolo di legge e (perché no?) farlo divertire. Richiesto da università e teatri, ordini professionali e scuole, da qualche tempo anche da carceri e comunità terapeutiche, ha saputo costruirsi un nuovo volto nell’immaginario collettivo: non solo magistrato, ma pure autore, attore, curatore di prefazioni di libri e compositore.

Quattro gli spettacoli che in questo momento offre al grande pubblico nella penisola, compreso “Eva non è ancora nata”, che sarà il 2 marzo a Catania, il 4 marzo nell’Aula Magna del Tribunale di Taranto, il 12 marzo al Teatro Mercadante di Altamura ed il 12 aprile al Teatro sullo Stretto di Reggio Calabria; poi l’omaggio a Giorgio Gaber con “Salvo Gaber”, il 24 gennaio al Teatro Sant’Alfonso di Pagani (SA) ed il 21 marzo al Teatro Petrolini di Roma; “Mozioni ed Emozioni”, il 3 febbraio al Teatro comunale di Massafra (TA), il 5 marzo al Teatro comunale di Nardò (LE); “Un diritto…messo di traverso” il 21 aprile al Teatro Paisiello di Lecce, già visto per voi a Roma lo scorso anno (Leggi la recensione).

Un successo applauditissimo è stato il 10 gennaio scorso “Mozioni ed Emozioni” al Teatro “Il Ducale” di Cavallino a Lecce, che ha visto il sold out (330 posti a sedere). “Posso solo dire – commenta emozionandosi – che, durante i saluti finali, ho fatto accendere all’improvviso le luci in platea e ho visto moltissima gente in piedi che applaudiva. Ma tanta! Pare che la chiamino “standing ovation”. Io non amo usare termini anglofoni ma, forse stavolta, lo dico pure io: standing ovation! Grazie a tutti!”. Di giorno in Tribunale, a sera a grande richiesta Salvatore Cosentino si sposta, con programmazioni che si allungano sempre di più, in diverse città. Il passaparola è stato una garanzia: “sai, sono stata a teatro ed ho visto quel magistrato, proprio bravo…” e via via gli ammiratori crescono…

Arriva la notizia della scomparsa del maestro del cinema Ettore Scola e Cosentino commenta a caldo: “C’eravamo tanto amati” è stato ed è il film della mia vita. Invito tutti i miei amici a vederlo. Maestro Scola…ti sia lieve la terra”.

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