“Un diritto… messo di traverso” – il monologo vincente del giudice Cosentino

[rating=5] La perpetuazione di uno stile linguistico smantellato in un godibilissimo monologo, scritto ed interpretato da Salvatore Cosentino, di origini salentine, sostituto Procuratore presso il Tribunale di Locri.

Nelle mire del “giudice” non ci sono indagini su casi noti, scoop giudiziari, il backstage di inchieste “noir” o i racconti con noti personaggi ma… finisce proprio la terminologia, che aggiunge potere al potere degli inquirenti. Accompagnato dalle note del pianoforte, regala in quasi due ore, tra un sorriso ed un’amara riflessione, la singolare foto di un potere che è diritto, giustizia e freddi termini.

Quel linguaggio artificioso, barocco, senza il quale l’autorità giudiziaria incuterebbe forse meno timore, ma il gioco è proprio là. Confondere. Abilissimo Cosentino nel portare in scena un lavoro frutto dell’osservazione attenta in 23 anni di lavoro. Un monologo unico nel suo genere che ha girato ad oggi Case circondariali, ordini professionali e teatri. Alla Domus Romana di Roma qualche giorno fa ha registrato il sold out, lo spazio si è ristretto, le sedie aggiunte erano sempre poche.

Senza intervallo conduce il cittadino nei paradossi più incredibili, formule astruse che pur potendosi comunicare con poche ed elementari parole si sceglie di appesantire oltre modo. Il giudice Cosentino eleva ad arte rappresentativa una comicità ad oggi a noi sconosciuta quanto apprezzata. Diritto e spettacolo possono addirittura prestarsi il fianco, senza essere incompatibili. Ma, in Salvatore Cosentino gli anni di servizio togato fra sentenze ed indagini oltre all’ironia non hanno tolto nemmeno la dolcezza di riflessioni profonde che, alcune, ha voluto condividere con il pubblico: “Quello che per noi è la procedura, per l’attore è il copione e la liturgia per il prete”. Fa sorridere il pubblico e lo fa pure “pensare”, ad esempio su come la parola “uomo” manchi nella legge “non compare mai, c’è reo, soggetto, convenuto, condannato. Il codice penale si occupa dell’uomo solo quando muore”. Cita Crisafulli e Simenon, Paolo Conte e De Andrè, ricorda i vecchi film che parlavano di giustizia e compie un’autocritica sulla categoria giusdicente: “gestendo il potere sugli altri dimentichiamo di gestire quello su di noi”. Ma, ricorda pure Don Milani che sosteneva che “il padrone è tale non perché ha più soldi ma più parole”. Fenomenale. Stacchi musicali e video, ma soprattutto quella decantazione o affabulazione, sì originalissima.  Il giurista che non è solo arresti, retate antimafia, ma vive pure di cose semplici, sublimando di vena artistica la ventennale carriera.

Non manca un ricordo commosso al giudice per eccellenza: Giovanni Falcone. Era l’11 maggio dell’92 Cosentino svolgeva i suoi esami orali, imbattendosi in quell’incontro indimenticabile. Poco dopo, il più famoso dei giudici antimafia, trovò la morte a Capaci il 23 maggio 1992. Nelle due ore che Cosentino offre agli spettatori c’è di tutto ed è un tutto che sa farsi amare in chi ascolta. Fitto il calendario della tournée che lo attende nei fine settimana prossimi con “Un diritto..messo di traverso”: il 28 maggio a Scandicci (FI) alla Scuola Superiore della Magistratura, a cura del Consiglio Superiore della Magistratura, il 27 giugno al Jazzit Fest, Collescipoli (TR) – Sezione Teatrale Umbria Jazz ed il 17 luglio a Grottaglie (TA) per il Festival del Cortometraggio. Il messaggio con cui chiude la sua esibizione? Un cameo di vita: “Solo i pazzi possono pensare di cambiare il mondo, accontentiamoci che il mondo non cambi noi”.

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