
[rating=3] “Noi teatranti italiani di oggi nasciamo tutti da lui” scriveva Giorgio Strehler, dove quel “lui” era Carlo Goldoni, di cui il fondatore del Piccolo Teatro di Milano fu un grande estimatore; soprattutto dei Mémoires, autobiografia del prolifico autore veneziano, da cui Strehler cercò di trarre prima una versione cinetelevisiva e poi una teatrale, non riuscendo però ad ultimare nessuna delle due. Ed è proprio dagli appunti del suo maestro che Stefano de Luca prende spunto per portare in scena La barca dei comici, in programma al Piccolo Teatro Studio Melato fino al 20 marzo.
La storia non è altro che il racconto di un giorno indimenticabile per Carlo Goldoni (Tommaso Banfi): quello in cui, all’età di tredici anni, decide di imbarcarsi con una sgangherata compagnia di attori alla volta di Venezia. Il suo intento è ricongiungersi con l’amata madre, oltre che concedersi una pausa dagli studi riminesi: il realtà, quel viaggio rappresenterà per Carlo il suo primo incontro con un mondo, quello del teatro, che non avrebbe mai più abbandonato. Una volta a bordo stringerà amicizia con il primo attore Florindo de’ Maccheroni (Tommaso Minniti), si infatuerà dell’attricetta Clarice (Marta Comerio) e riderà della goffaggine di Zorzetto (un simpatico Davide Marranchelli). Ovviamente, come tutti i viaggi di formazione che si rispettino, anche questo consentirà al suo protagonista di crescere e di comprendere meglio la complessità del mondo. Comprensione che lo porterà a riflettere sul modo migliore di raccontarla attraverso un nuovo linguaggio teatrale basato meno sull’improvvisazione degli attori e più su intrecci narrativi predefiniti.
Pur partendo dagli appunti di Strehler, Stefano de Luca ci mette del suo, puntando sull’immaginazione e la creatività, piuttosto che sulla “solita” messinscena. Il risultato è uno spettacolo suggestivo, a tratti onirico, che deve molto alle luci di Claudio De Pace e alle ombre di Nicoletta Garioni e Fabrizio Montecchi, che trasformano la sala in una sorta di grande lanterna magica. Degne di nota anche le scene, sempre di Montecchi, che con pochi e semplici mezzi riescono a trasformare lo spazio a disposizione, ricreando mari in tempesta e barche alla deriva. Il tutto propedeutico alla rappresentazione di un viaggio che durò solo tre giorni, ma che rappresentò per Goldoni e il teatro italiano un fondamentale punto di svolta.