Il sogno Lucido di Rafael Spregelburd

[rating=3] Un appartamento che è pure un ristorante, un sogno che forse sogno non è o forse sì, una famiglia spassosamente disfunzionale, un finale spiazzante: questi sono alcuni degli ingredienti della ricetta di Lucido, lo spettacolo che ho visto martedì scorso al Teatro Secci di Terni, appuntamento conclusivo della stagione di prosa 2014/2015 organizzata dal Teatro Stabile dell’Umbria. Vincitore nel 2011 del Premio Ubu nella categoria “Miglior testo straniero”, Lucido è prodotto da Fattore K e Olinda; la regia è curata da Milena Costanzo e Roberto Rustioni, che da anni portano avanti un lavoro di ricerca comune per un teatro fisico e di creazione.

L’autore di Lucido è Rafael Spregelburd, cognome teutonico e nazionalità argentina, autore/attore/regista teatrale contemporaneo di fama internazionale (i suoi lavori sono stati pubblicati in sette paesi e tradotti in undici lingue).

Il titolo fa riferimento al cosiddetto “sogno lucido”, espressione che indica un sogno nel quale la persona che lo sta facendo è cosciente del fatto di stare sognando: a quanto pare, esistono delle tecniche che permettono alla persona che sta facendo il sogno lucido di gestire e modificare il sogno stesso diventandone consapevolmente il protagonista, ed è proprio a queste tecniche suggeritegli dal suo psicanalista che si affida uno dei personaggi della commedia, il complessatissimo Luca interpretato da Antonio Gargiulo, per cercare di migliorare (in forma onirica e conseguentemente in forma reale) il rapporto assai difficile che lo lega alla sua famiglia, composta dalla bislacca madre Tetè (Milena Costanzo) e dalla sorella Lucrezia (Maria Vittoria Scarlattei), che un giorno ricompare all’improvviso dopo una lontananza durata anni; ai loro battibecchi partecipa pure Dario (Roberto Rustioni, che oltre a questo interpreta altri due personaggi), un amico di Tetè che gestisce un motel e ama il tennis.

Fin qui sembrerebbe un’opera abbastanza convenzionale, ma non è così: Lucido è un testo nel quale il piano della realtà, il piano del sogno e anche il piano della morte si mescolano e si fondono l’uno nell’altro, dando vita a un intreccio molto complesso e simpaticamente assurdo, condito da una buona dose di umorismo. A un certo punto l’assurdità dei dialoghi e delle situazioni si fa un po’ troppo marcata e tende ad avvitarsi su sé stessa, ma tutto è risolto dall’imprevedibile finale, che spiazza completamente lo spettatore gettando una luce diversa e fredda su quanto accaduto fino a quel momento. Il sogno di Spregelburd, oltre a essere Lucido, è divertente, ben recitato e anche molto doloroso.

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