Il più bel secolo della mia vita

[rating=4] The pills sono ormai una giovane realtà romana, conosciutissima online per la web series omonima che gioca un po’ sugli stereotipi, le micro realtà quotidiane e le insensatezze tragicomiche della generazione “precaria”.

Un successo costante e crescente oltreché multi premiato, che ha fatto incrociare le strade di Luigi di Capua parte dello staff comico e di Alessandro Bardani autore del divertente cortometraggio “Ce l’hai un minuto?” nominato ai David di Donatello nel 2012, con protagonisti Francesco Montanari e Giorgio Colangeli, gli stessi che ritroviamo nella pièce “Il più bel secolo della mia vita” presentata prima al Cometa e poi in replica al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma.

Due NN, altrimenti detti nescio-nomen, “senza nome” appunto, gli orfani, gli abbandonati alla nascita, uno di 30 anni Giovanni e l’altro di quasi 100 Gustavo, due caratteri opposti, vite antitetiche eppure destinate ad un incontro fulminante, proprio quando il solerte Giovanni, da anni impegnato nell’attività della FAEGN (Associazione figli adottivi e genitori naturali) decide di ospitare ad uno degli incontri, lo spumeggiante e quasi centenario Giovanni, lui che per la legge italiana potrà finalmente al compimento del centesimo anno di vita, conoscere legalmente il nome della madre naturale. Ma Gustavo non sembra troppo interessato a riscoprire le sue origini, quanto piuttosto a godersi ancora l’ultimo “mozzico” di vita stravolgendo la timidezza e le insicurezze di Giovanni.

Battute a raffica, attori impeccabili, scena nuda ma efficacemente resa da quell’isolata panchina dove i due scambiano i loro divertentissimi discorsi sulla vita, le donne e i panini del McDonald. Il ritmo tiene, anche se forse la regia vera e propria è un po’ sottotono, la struttura è più da episodio “in pillola” l’uno attaccato all’altro, che non da struttura drammaturgico-teatrale vera e propria, tuttavia il testo c’è, la storia pure, Colangeli-Montanari sono una coppia irresistibile e ai due giovani autori così autoironici sulle disgrazie di una generazione sempre nel mirino della polemica, non si può non concedere un sentitissimo applauso, il merito e il talento per una volta a braccetto evvai!

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