
Una commedia a tratti noir, Killer per casa, è in scena al Teatro Golden di Roma, per la regia di Massimo Natali (che l’ha scritta con Ennio Speranza e Andrea Tagliacozzo), con Giorgia Wurth, Stefano Pesce e Paolo Gasparini.
Ci sono tre protagonisti sul palco: un arrivista – traditore e truffatore – uno sposo – ingenuo e ingannato dal suo migliore amico e da sua moglie – un’impeccabile killer professionista. La scena si apre con lo sposo, Ennio, che a poche ore dal matrimonio scopre che la Guardia di Finanza ha sequestrato i libri contabili della sua azienda e messo i sigilli a tutto, conti correnti compresi. Interviene tempestivamente Marco, il suo migliore amico, nonché socio in affari, per tirarlo su di morale e dirgli che tutto si risolverà; ma uno scherzo del destino fa sì che lasci il suo cellulare nelle mani di Ennio e il gioco è fatto. Quest’ultimo scopre che la sua futura moglie ha una relazione con il suo migliore amico e tutto ciò lo getta nello sconforto, tenta anche di suicidarsi. A spezzare questa catena di tristi eventi e a dare un po’ di pepe e linfa alla situazione, ci pensa Eleonora, la nuova (finta) vicina di casa che si rivelerà una killer professionista. L’unica che gli farà tornare il sorriso. Farà capire ad Ennio che non deve prendersela con se stesso, può vendicarsi e rovinare la vita a chi l’ha ridotto così. Una visione cinica e spietata dell’esistenza che, però, si rivela vincente.
Certo, all’inizio la killer sarà dura anche con Ennio, ma poi nascerà una complicità che cambierà le carte in tavola e darà una svolta al tutto.
È una commedia frizzante e leggera, con toni a volte cupi e riflessivi, come nel monologo di Ennio o quando Eleonora spiega perché ha scelto quella professione e non altre, alternati a momenti di risate e sorrisi. E un messaggio lo lascia, ovvero che la vita da nera può trasformarsi senza preavviso in rosa, mostrarci delle svolte inimmaginabili e sorprenderci in continuazione. Non mancano la suspense.
La scena si svolge all’interno di una casa e l’assenza di palco coinvolge lo spettatore tanto da dargli l’impressione di prendere parte alla rappresentazione. Complice anche il gioco delle luci.
Una menzione di merito a Giorgia Wurth, che fa da spartiacque tra il momento drammatico e quello noir. Finché non preme il grilletto, c’è sempre speranza.