
Un paio di battute, un occhio distratto ad una scenografia minimal black&white e già il pregiudizio saliva pronto a smontare una versione troppo ardita della Mandragola di Machiavelli in scena al Teatro Vittoria di Roma. Ma solo un attimo dopo ecco schiudersi la magia, la scena si apre come d’incanto e l’enorme banconota euro sullo sfondo è pronta a trasformarsi in uno spassoso pop-up. E’ solo il preludio, il testo cinquecentesco di Machiavelli ripreso in originale al 100% viene smorzato nelle sue asperità lessicali da una meravigliosa recitazione slapstick, dove alla parola si accompagna il gesto comico, la gag esplosiva che controbilancia la ritrosia moderna vero la parola antica et voilat il gioco è fatto.
Jurij Ferrini che veste i panni dell’ingenuo anziano Nicia, pronto a cedere la bella e giovane moglie Lucrezia per una notte d’amore con uno “sfortunato” destinato a morte certa, per aver da lei preso il contagio da succo di mandragola, indispensabile per predisporre la dama alla tanto sospirata riproduzione, porta in scena una bellissima e moderna versione del testo cinquecentesco. La storia dell’inganno perpetrato ai danni del ricco Messer Nicia ad opera del bel Callimaco (un bravissimo Matteo Alì) innamorato della devota Lucrezia, che non riesce ad allietare le nozze con un pargolo erede delle loro fortune, è nota; il testo è un divertissement di cui noi moderni spettatori non cogliamo nell’immediato la critica del tempo e forse non godremmo neppure appieno degli aspetti puramente artistici se il testo classico non subisse alcuna interpretazione. Ma l’operazione di Ferrini è geniale, abbandonate calzamaglie e pennacchi in loco di gessati e giustacuore alla moda, i personaggi vestono il completo elegante e si muovono in uno spazio quasi fumettistico, dove gli edifici rappresentati sono quelli delle banconote euro, mentre al centro della scena campeggia perfino un modernissimo bancomat.

Lo stile “sobrio” che rimarca il tema machiavellico della fortuna è però solo un apparente “vestigia”, l’enorme banconota-edificio è pronta ad aprirsi come un libro animato al cui interno si muovono personaggi assolutamente memorabili nella loro verve comica. C’è il fusto innamorato, quel Callimaco che si improvvisa dotto dispensiere del miracoloso “ingravidante” succo di mandragola, il bravo Matteo Alì, l’astuto complice Ligurio (un fantastico Michele Schiano di Cola), il fedele servo Siro (Gianluca Guastella) garante del prologo e degli a parte col pubblico, la fascinosa Lucrezia (Rebecca Rossetti), la madre di lei Sostrata, una meravigliosamente maliziosa Alessandra Frabetti ed infine loro due, i veri mattatori della scena: Nicia-Jurij Ferrini e Frate Timoteo-Angelo Tronca, in un mix comico fra Buster Keaton e Fratelli Marx ci regalano duetti comici indimenticabili. Davvero bello sentire gli adolescenti in sala ridere di cuore su un testo “vecchio” di 500 anni, una gioia per gli occhi e l’anima, un bel momento di teatro.
Da segnare in calendario, da rincorrere e ricercare per i teatri dello stivale, davvero imperdibile, tanto per gli avvezzi ai classici che per i curiosi desiderosi di avventurarsi in una gustosissima rivisitazione del testo rinascimentale.