
[rating=4] Banditi gli animali, protagonisti sono gli esseri umani, con la forza fisica, le imperfezioni, le sbavature che rendono il circo uno spettacolo sempre attraente. Espressione del Nouveau Cirque e declinazione del più globale Cirque du Soleil, “Alis” è una produzione italiana, con la direzione artistica di Onofrio Colucci – che ha collaborato anche al capolavoro “Slava Snowshow” in veste di attore. Lucca allestisce per l’occasione un gigantesco tendone, favorendo un’atmsofera mondana e allo stesso tempo trasversale, in cui le classi sociali si mescolano e il pubblico diventa tutt’uno con il forte desiderio di ingenuità e di credere all’impossibile.
La storia si ispira all’inflazionato “Alice nel paese della meraviglie”, ma i numeri degli artisti spesso si susseguono senza un apparente nesso con la fiaba, così che l’insieme scenico risente la mancanza di un legame, un collante. Ma poco importa, perché la disciplina e l’amore con cui i performers fanno vivere le loro esibizioni, riscattano un minimalismo scenografico e narrativo – che rispecchia una regia frettolosa.
Un pò mago, un pò demiurgo, un pò cantastorie, è proprio Onofrio Colucci il primo a entrare nell’arena. Lo segue Joel Baker, personaggio di rottura e di contrasto, facchino vestito di rosso – un pò venditore di popcorn, un pò abitante del mondo circense ottocentesco. Se Alice, “Alis”, è pescata direttamente dal pubblico, fingendosi una comparsa casuale, gli artisti fanno il loro ingresso e creano atmosfere diversificate, dalle più dark alle più celestiali. Sarà la volta di Aurelie Brua, detta anche “Spiderwoman“, poi un trio di giocolieri impeccabili, della coppia artistica e nella vita Dominique Lacasse&Karen Goudeault, dell’equilibrista Sergii Tymofieiev, del trio di contorsioniste “Torimé”, di Yves Decoste&Delphine Cezard, di due fuoriclasse del trapezio – Maryna Tkachenko&Katerina Fedorovic, dello straordinario Jonathan Morin, del contorsionista Oleksandr Yenivatov, della violoncellista e cantante Simonba Colonna, oltre ad Asia alias “Alis” ai tessuti o Aerial Dance.
Verso l’alto o la terra, favorevoli o contrari alla gravità, irreali come mimi o imprigionati in un corpo tremante, gli artisti del circo tramandano discipline antiche che si autorinnovano, ma non perdono mai l’attrattiva dell’assurdo, dell’impensabile. Tutto – o quasi – è affidato al linguaggio non verbale, in un maremoto di colori e la sensazione che l’arte circense possa, con la sua poesia ingenua e pura, migliorare l’animo di chi osserva, e allietare lo scorrere del tempo. Le Cirque è riuscito ancora una volta a unire gli spettatori nella visione di un mondo parallelo, onirico e tenero.