Teresa la ladra

Mariangela D'Abbraccio in Teresa la ladra

[rating=3] “Teresa l’ho incontrata in carcere nel 1969 e ci ho parlato per due minuti.”
Così la Maraini descriveva l’incontro folgorante con quella che sarebbe diventata la protagonista della sua storia. È un intenso atto unico con Mariangela D’Abbraccio, l’io narrante di una vicenda personale che s’intreccia con un cinquantennio di storia italiana fino agli anni ‘70.

È la storia di una donna che appartiene al mondo degli emarginati, la vita cerca di trascinarla nei suoi gorghi più profondi,ma lei si dimena cercando di tornare in superficie.
Si respira una vaga atmosfera brechtiana che ricorda l'”Opera da tre soldi”, in cui l’epicità  è sostituita da un crudo realismo.

Al mestiere di ladra e borseggiatrice, la donna è spinta dalla ricerca dei mezzi di sussistenza, ma anche dal desiderio di leggerezza,di sottrarsi all’opprimente quotidianità. Rubare simboleggia per lei il rifiuto delle regole borghesi, espressione di un mondo abitato dal male.
Allora l’unico valore in cui credere è il suo essere donna, creatura di carne e di sangue, in cui non è rimasta traccia di vuote idealità e di false ontologie.

La D’Abbraccio riesce convincentemente a rappresentare il percorso psicologico ed umano di questa donna così viva, donandole forza e intensità.
Ad aiutarla una valigia piena di scarpe e vestiti colorati da cui attingere per le sue mille trasformazioni a vista,un’orchestra e delle bambole che calano magicamente dall’alto.

E così prende vita questa surreale rievocazione di un’Italia sparita dove gli ultimi restano sempre gli ultimi.

Mariangela D'Abbraccio in Teresa la ladra

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here