I mezzalira, panni sporchi “fritti” in casa ai Solisti del Teatro

Lo spettacolo di Agnese Fallongo, incanta il pubblico di una delle più interessanti rassegne teatrali estive della capitale

Il cast artistico de I Mezzalira

Loro sono Agnese&Tiziano2.0, un duo teatrale da tenere d’occhio.

Sono stati in scena coi loro amabili fantasmi a Roma, lo scorso 17 agosto, di fronte a una gremita platea di spettatori. Nonostante la calura estiva infatti, in molti non si sono fatti sfuggire l’appuntamento de I Solisti del Teatro. Una rassegna teatrale che, nell’ambito dell’estate romana, da giugno a settembre, anima felicemente i suggestivi Giardini della Filarmonica, sotto la direzione e l’occhio vigile di Carmen Pignataro, alla guida anche dell’OFF-OFF di Via Giulia.

La piéce “I mezzalira, panni sporchi fritti in famiglia” è semplicemente genuina, con tutto il carico di emozioni e ricordi infantili che un termine del genere può evocare. E’ una storia famigliare, finalmente una storia a teatro! Quella appunto dei Mezzalira, un nucleo che già nel nome porta inciso un destino infame, segnato dalla fatica e dagli stenti di un lavoro sudato e mai abbastanza goduto, il cui frutto: la raccolta delle olive, va a ingrassare solo Don Cataldo, l’avido padrone dei campi.

Ne fanno parte Santo e Crocifissa, coniugi popolani dalle mani nodose, di calli e terra e dei loro figli Pasqualina e Giovanni Battista, detto “Petrusino”, per la sua attitudine a stare “sempre in mezzo” alle cose. Ed è proprio lui: Petrusino, ormai cresciuto, a raccontare con la voce di Adriano Evangelisti, la storia del suo passato e anche in ultimo del suo inaspettato futuro.

Cosa c’è di speciale in questo pezzo teatrale magistralmente scritto e interpretato? C’è attenzione. Al testo innanzitutto e poi alla resa scenica corale, che non cede il fianco al protagonismo esacerbato di un attore, come invece non di rado accade lungo i palchi dello stivale. I Mezzalira sono un prodotto confezionato per funzionare con ingranaggi ben oliati (tanto per rimanere in tema), dove ciascuno ha un ruolo preciso e lo svolge con la diligenza artigianale delle anime teatrali più profonde.

Adriano Evangelisti, Tiziano Caputo, Agnese Fallongo

Le scene di Andrea Coppi, le luci di Valerio Di Tella  e i costumi di Daniele Gelsi, così come la precisissima regia di Raffaele Latagliata, non sono apporti casuali, di circostanza o di orpello, sono pezzi di spettacolo che reggono saldamente l’intero apparato scenico. Il tutto poi lavorato di filo e portato all’apice dalla recitazione di Agnese Fallongo, a cui va il merito di una scrittura efficace, pulita e folgorante, nei panni sia di Crocefissa che Pasqualina e poi di Tiziano Caputo, che cura le musiche di scena e interpeta magistralmente Santo e l’indimenticabile nonna Pitta.

C’è davvero tutto in questo spettacolo, guidato dalla calda e sapiente voce narrante di Evangelisti, in grado di estraniarci tutti per un paio d’ore, portarci indietro nel tempo, lasciarci cullare da litanie antiche su bagni nell’olio e triadi regolatorie per ottenere matrimoni felici: pulizia, preghiera e frittura.

Resta addosso una piacevolissima sensazione di spettatore satollo, quasi come dopo una bella scorpacciata di fritto.

Laddove spesso si esce piuttosto da teatro ancora così famelicamente alla ricerca di storie da portare a casa, nella propria esistenza, nel proprio quotidiano. Perchè sì gli scheletri di questa piccola famiglia dell’Italia contadina riescono a rimanere addosso, senza moniti didattici o manifesti artistici, ma con la sola forza del racconto.

Brulica di sottotesti e ispirazioni di marca sì, ma la straordinarietà di questo spettacolo sta proprio nel doppio binario comunicativo, nella capacità di “arrivare” tanto a un pubblico allenato alla visione dal vivo, quanto a occhi e orecchi meno inclini. Anzi forse è in grado persino di spogliarci tutti di ogni inutile sovrastruttura, per restituirci il dono comunitario di una nenia d’altri tempi. Come non restarne folgorati? Sono sempre le piccole cose a offrirci le migliori letture.

Si chiosa con un ultimo elogio alla rassegna I Solisti del Teatro, che proseguirà fino a settembre e il cui calendario invitiamo a studiare con attenzione, sia per scovare qualche altra perla nascosta, in quest’ultimo mozzico d’estate, per dirla alla romana, sia per tenersi pronti il prossimo anno a nuove serendipitose visioni. Intanto Bravò!