Gli innamorati: la piacevole tortura dell’amore

[rating=3] Una compagnia affiatata quella che ha cavalcato l’onda del successo con lo spettacolo “Gli innamorati” di Goldoni, in scena dal 27 Gennaio al 1 Febbraio 2015 al teatro Goldoni di Firenze. Ma basterà per sfondare il muro che divide lo spettatore dall’attore?

Partiamo dalle buone notizie. Lo spettacolo gode di ottima forma. La regista Andrea Ruth Shammah ha rigenerato un micro-cosmo di personaggi che sbuffano di vivacità scanzonata, ritmata. Il testo del Goldoni tiene alto l’entusiasmo con una giravolta di eventi, piacevoli e non, humus della commedia dell’arte. Qui, come per tradizione, ogni minimo avvenimento diventa motivo di festa, baruffe, esclamazioni a raffica. Lo spettacolo poi è arricchito da una riscrittura scenica in cui i personaggi si guardano da fuori, anticipano le azioni future, non nascondono i travestimenti con cui si sdoppiano nei ruoli.

La trasparenza del gioco teatrale, o meta-teatrale che dir si voglia, è la piccola medaglia al valore di questa versione de “Gli innamorati”, che sa come rendere importante lo spettatore, farlo complice della vicenda. E ciò è piacevole, divertente, intelligente, aggiunge una marcia allo spettacolo che diventa ancor più grazioso, se proprio vogliamo esagerare con gli aggettivi come il mitico, compulsivo zio della commedia.

Inutile dire, tanto è già stato detto altrove, che la storia è straordinariamente in voga anche nel 2015. Ma ce li vedete i due piccioncini di Goldoni al programma televisivo “Uomini e Donne”? Io sì, e questo rende il suo autore un geniaccio senza remore, che dobbiamo ringraziare per come ha imbellettato i comportamenti e atteggiamenti adolescenziali di tutti noi.

Passiamo alle note dolenti. Lo spettacolo funziona, si sorride, in qualche caso si ride, soprattutto con certi interventi gustosi, la ripetizione assordante di gesti e parole da parte del servitore, lo zio o la piccola bisbetica. La scenografia candida, i colori pastello sfregiati dalle pareti volutamente sbreccate e rovinate, si fa apprezzare. L’energia che fa girare lo spettacolo come una trottola, anche.

Gli innamorati | regia di Andrea Ruth Shammah

L’appunto è su certi interpreti che sembrano la caricatura del personaggio che dovrebbero omaggiare e si lasciano andare, troppo andare, stancando gli occhi degli spettatori. Insomma certi attori, anzi attrici della compagnia, cercano a tutti i costi l’applauso, vogliono strafare, e questo rende la recitazione  macchinosa, monocorde. Ma è solo un piccolo appunto, perchè per il resto Goldoni apprezzerebbe una rivisitazione senza troppi stravolgimenti, che coglie in pieno l’anima del sempiterno nodo inestricabile: il rapporto tra uomo e donna. Benedetta e sacrosanta scienza dell’amore.

Come dice qualcuno nell’opera, parafrasando: perchè quando l’amore raggiunge gli eccessi, retrocede. Ma lo spettacolo non ha retrocesso.

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