Elfi e pupi nel Sogno di una notte di mezza estate di Isa Danieli e Lello Arena

Al Teatro Sala Umberto di Roma, per la regia di Claudio Di Palma

Un pullulare di fiori di pesco e in penombra teste, facce, sagome e il letto del sogno. Qui giacciono in profondo sonno Oberon e Titania. “… non ci è dato saper quando morire, … tutti conosciamo la morte e la vita (…) ma siamo schiavi dell’amore …” questo è il bolling liric di Isa Danieli, così definisce Lello Arena, l’esuberante poeticità di lei, il cui urlo è così forte da svegliarlo dal lungo sonno. L’incubo del protagonista è scendere da letto con il pericolo, visto il proprio peso, che le tavole dal pavimento “del ‘600” si sfondino ovvero che gli “scarrafoni” da lungo tempo presenti nell’antico palazzo napoletano che accoglie la scena attentino i suoi piedi nudi. Fa caldo le finestre sono spalancate, ma non entra aria e Titania ha sete. E’ una notte di mezza estate. Un’antica bottiglia di liquore rotola sotto il letto e fa all’uopo per dissetare l’arsura di lei e sferzare di sbronza il troppo sobrio protagonista garantendogli sembianze Falstaffiane.

Tutti in bianco, entrambi con fiocchi, nastri, lini e canape, vinte le titubanze si alzano e si accingono a preparare la festa per le nozze di Teseo e Ippolita, regina delle amazzoni. In mano ai due protagonisti, nobili emblemi del teatro napoletano: i pupi di Ermia e il suo innamorato Lisandro, prima, e poi quelli di Elena, amica della prima e il suo amante Demetrio. Quindi gli attori per la festa sono elfi, chi per il monologo, chi per il muro, una per la muta luna e un altro per il leone. In mezzo a loro i due protagonisti vestiranno i panni di Piramo e Tisbe. Tante idee messe in scena, tante attrazioni spettacolari per una drammaturgia di comprensione divertente ma articolata.

Grandissimo attore è Fabrizio Vona nei panni di Puck sorprendente Zanni di commedia dell’arte a riaprire il sipario e a tessere di magia e filtri la trama shakespeariana, per svegliare gli innamorati dormienti, così da intrecciare per errore una relazione a tre tra Elena, Lisandro ed Ermia, e colorare di ironia la vicenda Nella stessa logica l’ingaggio di Puck da parte di Oberon, perchè Titania si innamori del primo essere, persona o animale, che vedrà al risveglio, cosi da procreare un servitore o “pulicinella”, in prefetto stile partenopeo alla sua donna. Il filtro su di lei creerà passione ardente verso un asino e i desiderata saranno soddisfatti, seppure in modo rocambolesco.

Tutta la scena diventa un teatrino di pupi e marionette sulla spalliera del letto dei due protagonisti. Ricchissimo di spunti ed effetti scenici è il risultato registico di Claudio Di Palma, un po’ troppo funambolico per un atteso spettacolo a carisma napoletano viste le due eccellenze di cotanta scuola in scena. La conclusione come da tessitura del bardo, sono i tre matrimoni di Ippolita e Teseo, Elena e Demetrio, Ermia e Lisandro e il dilemma se ad aver sognato siano stati questi ovvero i protagonisti della pièce Titania e Oberon. I fiori di pesco sono preludio alle nozze che seguiranno, e i costumi di Annamaria Morelli, forgiati a maniche asimmetriche per tutti gli attori da un lato a nastri e fiocchi a dall’altro lisce, disegnano esattamente il dubbio tra ciò che è realtà e ciò che invece è burla.

La scrittura di Ruggero Cappuccio riorchestra il “Sogno” per dare ulteriore incanto al linguaggio musicale shakespeariano. La regia e le scene realizzate da Luigi Ferrigno servono alla lettura, per trasformare il ritmo e i suoni dello spettacolo, in una sorta di grande, onirico e vagamente circense carillon.