
“…la vista dei paesi adagiati sulla china dei monti di Vetriano” è unica, per citare Giacomo Puccini.
E la strada panoramica che porta a Vetriano, la piccola frazione di Pescaglia, in provincia di Lucca, è un tuffo nelle morbide colline toscane, tra una fitta vegetazione, intervallata da colline pettinate di lunghi filari di viti. Proseguendo lungo la via che si inerpica tra curve e piccoli agglomerati urbani, sopraggiunge Vetriano, un borgo incastonato tra i monti, poche case, rigorosamente di pietra, un centinaio di abitanti e, magia, un gioiello storico: il più piccolo Teatro pubblico del mondo.
Accreditato nel Guinness World Records Book, il teatrino in miniatura ci accoglie con stupore, in una piccola strada acciottolata pedonale, circondato da abitazioni in pietra: sul piccolo portone, elegante, al n.7 Pescaglia – Vetriano Loc. Carraia la scritta Teatrino fa bella mostra di sé, affiancato da una finestrella adibita alla vendita dei biglietti ed un balcone, ‘illuminato’ da un simpatico gnomo in pietra. Un gatto solitario ci fa strada mentre attendiamo Cristina, la custode e guida speciale di questo luogo davvero unico.

Accolti nel ‘foyer’ con annesso piccolo bar (bancone con bibite e caffè), ci tuffiamo nel vivo della storia.
Oggi proprietà del FAI, il Teatrino nasce nel 1890 grazie ad una lungimirante Società Paesana i cui 22 soci si tassarono 2 lire una tantum e 15 centesimi al mese per trasformare un piccolo fienile donato dall’Ing. Virgilio Biagini in un Teatro di rilevanza sociale. Completato in un solo anno, iniziò subito la sua fortunata attività: in scena i lavori recitati dai paesani, spesso su testi scritti da loro stessi.
Curiosità: per consuetudine, gli spettatori erano soliti portarsi la seggiola da casa, solo i nobili ne erano esenti, per loro erano riservati i posti al centro della prima balconata.
Dal 1960, con la dispersione dei membri della Società Paesana, il Teatrino cadde in abbandono e degrado, diventando completamente inagibile negli anni ’80. Furono gli eredi dell’Ing. Biagini nel 1997 ad appellarsi al FAI, che ne acquisisce la struttura ed inizia l’opera di restauro.
Un restauro non meramente conservativo ma prima di tutto filologico, che lo vede vincitore nel 2003 del premio internazionale di architettura teatrale condiviso con la Fenice di Venezia: perché prima di tutto è un luogo di rilevanza storica da visitare e scoprire, oltre ad assumere i connotati di spazio teatrale perfettamente funzionante, grazie all’acquisizione di nuovi ambienti ai lati e sotto l’edificio, per la realizzazione di bagni e camerini.

E la storia si intreccia con ricche collaborazioni come quella prestigiosa con l’Accademia del Teatro alla Scala o ancora con la Fondazione Festival Pucciniano e la Fondazione Cerratelli, fino all’affermazione menzionata su un bell’articolo affisso alla parete del direttore del Metropolitan: «Invidio Vetriano».
Un’invidia comprensibile appena valicato il piccolo sipario che ci separa dalla platea: su una struttura lignea perfettamente restaurata si ergono due ordini di palchi, dipinti, secondo la tradizione, da due pittori dei Bagni di Lucca e Spezia. Un teatro all’italiana in miniatura, di una grazia che lo rende inimitabile. Cristina ci narra un simpatico aneddoto: un giorno il pittore dei Bagni di Lucca, amante dei Necci (dolce tipico toscano realizzato con la farina di castagne), affermò che in base a quanti Necci avrebbe mangiato quel giorno, avrebbe disegnato tanti cerchi. Ed i cerchi del II ordine sono addirittura 14!
In platea, dove fa mostra di sé un bel pianoforte a coda, non occorre più portarsi la seggiola da casa per assistere agli spettacoli: sedie ‘toscane’, con seduta in vimini e rigorosamente di legno, scelte per le loro dimensioni, sono state donate al Teatrino dal pubblico più affezionato; la donazione più celebre è quella della famiglia Kennedy. In tutto il Teatrino annovera circa 85 posti a sedere, per i suoi 71 mq tra platea e palcoscenico.
Sul palcoscenico non mancano le quinte d’epoca ed il sipario storico, con due eleganti muse. Salendo sul palco l’emozione è grande mentre, sfiorando il Castello di Lerici dipinto come fondale, scendiamo nella parte nuova e di ultima acquisizione, quegli spazi che permettono al Teatrino di esser vivo.
Scendendo una stretta scala, ci immergiamo in una nuova dimensione, fatta di un accogliente salotto con divano, illuminato da grandi vetrate, la sartoria, con tutto l’occorrente per i costumi di scena, due bagni muniti di doccia e due camerini, il tutto intagliato nella pietra viva: non manca davvero niente!
Il segreto del Teatrino più piccolo del mondo sono proprio questi spazi nascosti ai più, che gli permettono di ospitare compagnie da tutta Italia, offrendo un calendario nutrito di eventi e spettacoli. Gli spettacoli, solitamente uno al mese, sono organizzati la domenica, nel pomeriggio verso le 15.30/16/17 per far assaporare ai visitatori il momento più affascinante del piccolo Borgo di Vetriano.

Ma il Teatrino di Vetriano non si apre solo per spettacoli e visite: qui è possibile organizzare anche matrimoni civili, feste ed anniversari, per eventi davvero unici. Lo scorso 5 agosto in occasione di un matrimonio, la ripida strada acciottolata per arrivare al Teatrino è stata abbellita con un bel tappeto rosso dove i 200 ospiti hanno atteso gli sposi. Ed ancora, in occasione di un 43esimo, è stata adibita una bella tavolata con sottofondo jazz. C’è di che stupirsi e far stupire.
Tutto questo grazie al FAI, Fondazione senza scopo di lucro tesa a tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio d’arte, natura e paesaggio italiano ispirandosi alla National Trust inglese ed affiliandosi all’INTO – International National Trust Organization.
Un luogo che non vi lascerà indifferenti e la cui calda accoglienza vi trasformerà senz’altro in assidui frequentatori.
Per prenotazioni ed informazioni è possibile contattare Cristina al 0583358131 (orario pasti) o scrivere a faivetriano@fondoambiente.it. La visita guidata è obbligatoria e a sostegno delle attività del Teatrino è gradito un contributo di € 5.
Ieri ho visitato questo teatro e pur avendo visto delle immagini su internet, mai avrei potuto immaginare la sua bellezza e particolarita’ vedendolo dal vivo. Ho avuto la fortuna di visitarlo con la preziosa presentazione di una splendida Signora che in poco tempo ha raccontato la storia di questo gioiello. Non conosco il suo nome ma so che ha curato il recupero ed il restauro del treatro e tanti di cappello. Per fortuna esistono persone così ed il FAI. Spero di tornarci per assistere ad una rappresentazione. Davvero complimenti.