ALDA IO, l’intenso ritratto della Merini di Rossella Rocchi

[rating=3] Tre attori e una valigia, quella di Alda, giovane donna internata dal marito perché nella Milano del primo dopoguerra l’eccentricità è forse una colpa; una valigia piena di poche cose ma di tanta poesia, quella che negli anni ha accompagnato la vita tormentata di questa artista dal talento straordinario.

Ha scritto tantissimo Alda Merini, sempre, sulla carta, sui muri, dentro le persone, sull’onda di un sentire a volte estremo, troppo forte per la morale comune, quella morale che come lei stessa ammise, la voleva e la vedeva “una diversa”, inadatta già ai tempi del liceo Manzoni che la rifiutò nientemeno per la prova d’italiano.

Bello, intenso, commovente, duro, questo spettacolo ALDA IO della regista Rossella Rocchi andato in scena a Roma allo Spazio Tiburno e al Sanacafè, il prossimo 3 Ottobre anche allo stadio di Domiziano, Alda, la sua voce e lui, l’altro, il marito, l’amante, il figlio mancato, tutti gli uomini della sua esistenza, quelli che l’hanno amata ma soprattutto quelli che non l’hanno capita. Assieme alla regista, Leana Palmieri e Gianmarco Bellumori un trio perfettamente accordato sui toni accesi del racconto di vita di questa creatura semplicemente unica. Ce la restituisce in tutta la sua verità Alda Merini questa piccola grande pièce, con le sue Diana senza filtro, le rose, lo smalto rosso e gli occhi pieni di un qualcosa che come direbbe Amleto supera la possibilità d’essere espresso, mentre lei, Alda tira su la valigia e gira i tacchi, “matta fra i matti”, quelli simpatici, intelligenti e puri, non certo come i dementi, quelli stanno fuori del manicomio e ben prima della 180.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here