
Non si entra nella boutique Bonnet come da un ottico qualunque: bisogna prendere un appuntamento, e io avevo scelto il 3 marzo, giorno dei miei 45 anni. Se è difficile cambiare personalità, modificare l’immagine che si ha di sé e quella che si restituisce all’esterno, attraverso l’abbigliamento, l’introspezione psicologica o gli accessori è possibile.
La Maison Bonnet è quel che la doxa oggi chiama un “ottico-visagista”, la cui missione può così essere riassunta: creare occhiali mettendo in evidenza – o nascondendo – la personalità del cliente.
Arnaud, ottico di formazione, e Morgane, responsabile della comunicazione della Maison Bonnet, mi hanno intrattenuto per più di due ore facendomi provare delle montature. Mi presentano inizialmente una dozzina di modelli, e tra questi devo sceglierne tre per affinare la selezione. Ogni frase, ogni gesto è importante per delineare il più finemente possibile la mia personalità. Più parlo, o meno parlo, poco importa; più ne sapranno di me.
La scelta è fra tre materiali:
-squama di tartaruga (le famose squame la cui disponibilità è ormai limitata, per 15, 20 o 30 anni ancora, non si sa esattamente);
-corno di bufalo pieno, sull’esempio di ciò che fa l’ottico tedesco Hofmann ma a livello industriale;
– acetato.
Scelgo l’acetato, per ragioni economiche. Verrà dall’Italia, mentre le aste metalliche sono fabbricate in Francia.
I due impiegati da una trentina di anni non mancano né di personalità né di complicità e sono sicuri del loro savoir-faire, facilitando così l’instaurarsi di un rapporto di fiducia. In due ore, Arnaud ha selezionato 3 modelli, dalla cui ‘fusione’ darà origine ad una nuova creazione. Uno prevale per “la cerniera”, l’altro per “il ponte”, il terzo per le aste. Il modello sarà dunque unico, creato su misura e adattato, al millimetro, alle dimensioni del mio viso.
La prova viene fatta al pian terreno della boutique, in mezzo ai modelli in esposizione, vicino ad una foto di Jacky e Aristote Onassis, i cui occhiali furono disegnati da Robert Bonnet, tra gli andirivieni dell’optometrista con cui avrò appuntamento una settimana dopo.
La visita oculistica questa volta viene fatta in un accogliente appartamento del primo piano della boutique con una diplomata in optometria che, aiutata da un sistema informatico e da sofisticati apparecchi di misurazione, controlla se la mia vista è cambiata rispetto alla prescrizione dell’oftalmologo. Questa volta si affronta la parte tecnica delle lenti. La maison Bonnet lavora essenzialmente con Zeiss in Austria e Seiko in Giappone e, per le lenti progressive, con il francese Essilor.
Per quel che mi riguarda, ho una forte miopia a cui si aggiunge l’astigmatismo. Per correggerla, occorre effettuare una “spianatura” punto per punto a partire da una superficie sferica della lente. Il vetraio che risponde meglio a questo compito è Seiko. La sfumatura si vedrà con un altro vetraio sui bordi della lente e avrà una piccola incidenza sulla visione laterale, come quella di un cavallo in un certo qual modo.
L’optometrista, il cui nome predestinava la professione –si chiama Cécile- è anche insegnante universitaria: la sua pedagogia è eccellente. Dopo un’ora di controlli, si constata che la mia correzione non è cambiata rispetto alla prescrizione di un anno fa.
La fabbricazione degli occhiali e l’ordinazione delle lenti possono cominciare!
Dovrò attendere tre mesi perché gli artigiani-orafi della maison Bonnet fabbrichino la montatura. Per mia scelta, ho atteso le vacanze, portando l’attesa a 6 mesi. Torno dunque martedì 15 settembre per l’ultimo incontro. Questa volta sarà con il Signor Bonnet in persona, uno dei tre fratelli della terza generazione, di 45 anni, ad accogliermi. È molto fisico, usa il contatto diretto per rivolgersi al cliente; questo può sorprendere inizialmente, ma semplifica l’instaurarsi di un rapporto di fiducia.
L’incontro questa volta ha luogo nel piano interrato della boutique, dove vengono sistemate le montature e depositate tutte le ordinazioni in corso. Una di queste è destinata ad un’attrice francese. Il luogo è un atelier accuratamente disordinato, costituito da due scantinati con soffitto a volta, separati da un passaggio piuttosto basso (1.80 m) rivestito di muschio per evitare al cliente di picchiare. Morgane, Arnaud, Cécile sono di nuovo là, così come Leo, un artigiano occhialaio.
Con Frank parlo degli ottici di via du Bac, che io chiamo “la via degli ottici”. Scopre che non sono l’ultimo arrivato in materia di occhiali quando gli cito JLC come un “acchiappa clienti”. Parliamo anche della professione, di internet e di questa epoca dove tutto viaggia così in fretta, in disaccordo con l’artigianato e la vendita al dettaglio.
Osserva la montatura sul mio viso e si accorge subito che occorre alleggerire la parte inferiore. Effettuare una seconda versione, una sorta di taglio finale, prima della messa in opera! Arriva il momento della prova.
Rullo di tamburi, poi…stupore…“Io ho ordinato questo?!?” vorrei dirgli, ma impressionato dal luogo mi trattengo. Sono un po’ deluso, quasi spaventato. Sembra che quasi la metà dei clienti reagisca in questo modo.
È qua che si misura tutta la differenza tra un ottico, che aiuta il cliente a scegliere al meglio tra una selezione, e il su misura, che porta un cliente a fare una scelta radicalmente differente da ciò che più o meno ha sempre indossato per mettere in luce la propria personalità.
Ci vorranno una quindicina di giorni per abituarmi, e probabilmente questi occhiali diventeranno il mio oggetto feticcio, come altri esibiscono un gioiello, una borsa, un vestito o un accessorio alla moda. Parlo con Arnaud, e gli domando: “Ma se vi avessi parlato 6 mesi fa, al primo incontro, per farvi comprendere la mia personalità, di 3 parole chiave: “Italia, luce e trasparenza”, cosa ne direste oggi?”
Senza l’ombra di un’esitazione mi risponde che non è affatto stupito: si ritrova la trasparenza e dunque la luce nell’acetato, che per il mio modello è effettivamente trasparente. Per l’Italia è ugualmente d’accordo, anche se fatica ad esprimerlo, poiché nel disegno della montatura c’è una forma di eleganza e di chic tutto italiano.
Passo nel secondo ambiente per la centratura delle lenti. Dopo 45 minuti sono libero. Dovrò tornare la mattina seguente per terminare gli ultimi aggiustamenti. Mi domandano anche di riflettere su cosa voglia far incidere su ciascuna delle due aste: ho tutta la notte per rifletterci. Alla fine mi decido per “Maison Bonnet pour N.Derigny” sull’asta destra, e “A me piace l’Italia” sulla sinistra.
Il risultato è quello di un paio di occhiali che esalta il mio volto e che fa infine apprezzare il mio sguardo. Al contrario, talvolta, di un ‘su misura’ che maschera la personalità, com’è stato per il modello creato da Bonnet per Yves Saint- Laurent o Le Corbusier. Tutto dipende da ciò che si vuole mettere in evidenza, l’oggetto o il soggetto.
Il giorno seguente, alle 11.00, la montatura è pronta. È un gioiello al quale sono praticamente già abituato.
Prezzo: 1300€ senza lenti.