Umbria Jazz Winter: la musica jazz riempie la città di Orvieto (seconda parte)

Cinque giorni di Festival che hanno richiamato tantissimi appassionati realizzando quasi sempre il tutto esaurito con circa 200mila euro di incasso e 8000 presenze.

Ancora due giorni di musica ad Orvieto per la 27 esima edizione di Umbria Jazz Winter e decidiamo di trascorrere con calma l’intera giornata dell’ultimo giorno dell’anno dedicandoci a girare la città dove in ogni luogo risuona una grandissima voglia di stare insieme, dove sia per le strade incantevoli del centro storico hai la possibilità di incontrare gli artisti che si godono la città, in attesa di gustarsi un caffè o un tisana calda, o semplicemente girare la città tra un concerto e l’altro.

Stamattina abbiamo deciso di seguire uno dei concerti di mezzogiorno (ogni giorno ce ne è stato uno anzi è con questi concerti, come ricordava lo stesso Giovanni Serzanetti dello staff di Umbria Jazz nonché presentatore dell’edizione che si inizia la programmazione quotidiana dei concerti di Umbria Jazz Winter) al Museo Greco con il piano solo di Dino Rubino, pianista e trombettista siciliano ha vinto nel 1998 il “premio internazionale Massimo Urbani” come miglior nuovo talento. Da tale premio ha iniziato una carriera prestigiosa partecipando al progetto “Giovani Artisti d’Europa” e iniziando ad incidere la maggior parte dei suoi dischi con Tuk Music l’etichetta discografica di Paolo Fresu. Con Fresu dividerà nuovamente il palco ad Orvieto per il progetto “Tempo di Chet”.Tra i suoi ultimi successi il duo con Riccardo Cisi nel disco dedicato a Lester Young e il progetto “On Jazz Trio” con lo stesso Cisi e Paolino Dalla Porta presentato quest’estate a Umbria Jazz Perugia. Il concerto in piano solo, come molti dei progetti presentati al Museo Greco, è di una sonorità emozionante, con una melodia che sfiora l’anima. Il piano solo di Dino Rubino resterà a lungo nel cuore  e nell’anima del pubblico presente in sala.

Dopo tale concerto, anche noi decidiamo di dedicare al riposo il resto della giornata per prepararci ad accogliere in musica l’arrivo del 2020. Diversi sono le iniziative organizzate da Umbria Jazz per tale particolare notte: due i cenoni predisposti uno a Palazzo dei Sette con il gruppo di Dena de Rose, Greta Panettieri, e Supnik Swing, l’altro al Ristorante San Francesco, entrambi organizzati dal Gruppo Cramst che ogni anno delizia gli ospiti con cene strepitose, con la musica di Emilia Zamuner e Massimo Moriconi, il trio di Massimo Moriconi con Ellade Bandini e Nico Gori (che vedremo il 1 gennaio), the New Orleans Mystics, e Witch Woods & His Rocket , oltre alla serata dell’attesa della mezzanotte al Palazzo del Popolo che quest’anno è stata affidata ai Funk Off  e The House Band & Jam Session con Piero Odorici, Daniele Scannapieco, Andrea Pozza, Paolo benedettini, Antony Pinciotti e tanti altri musicisti che durante la notte hanno voluto aderire all’invito della band di unirsi a loro per festeggiare l arrivo del nuovo anno.

Noi abbiamo scelto la serata dei Funk Off per aspettare il nuovo anno, con l’allegria della marching’ band toscana che, anche sul palco allestito in sala, e non per le strade di Orvieto o di Perugia o di Terni visto che sono ospiti fissi di ogni edizione di Umbria Jazz ha traghettato il pubblico verso il 2020 con un fiume in piena di musica trascinante e allegra come è, da sempre, nello stile dei Funk Off.

Festeggiato l’arrivo del nuovo anno, giusto in tempo per assistere al cambio di palco con la Jazz Band Resident e i loro ospiti che hanno allietato la serata del pubblico fino alle prime ore del mattino, abbiamo deciso invece di ascoltare nuovamente il concerto gospel al Teatro Mancinelli, visto che da anni ormai è diventata un vero e proprio appuntamento fisso iniziare l’anno con i cori e l’allegria della musica gospel. Teatro pienissimo come per la sera del 30 nonostante ci fosse il sold out anche all’altro concerto che quest’anno lo staff  di Umbria Jazz ha voluto organizzare per salutare il nuovo anno con Paolo Fresu Devil Quartet e tutti gli altri artisti che li hanno voluto raggiungere per festeggiare insieme il nuovo anno. Altro concerto strepitoso e unico grazie alla bravura e al talento non solo musicale ma anche comunicativo di Paolo Fresu, unito al talento indiscusso di mostri sacri del jazz come Bebo Ferra alla Chitarra, Stefano Bagnoli alla batteria, Paolino Dalla Porta al contrabbasso, finendo il concerto quasi dopo le 3 del mattino in una sorta di autentica festa della musica.

Dopo quasi un’intera notte di musica, il riposo del primo giorno dell’anno è quasi obbligatorio. Decidiamo però di seguire altri tre concerti del primo dell’anno per poter poi salutare Orvieto e la 27esima edizione di Umbria Jazz.

Il primo è quello di “Duet “ di Emilia Zamuner e Massimo Moriconi. L’incontro tra i due e’ avvenuto in occasione della vittoria di Emilia Zamuner nel 2018 al “Premio Internazionale Massimo Urbani”. Subito dopo, Massimo Moriconi ha voluto fortemente la giovane cantante partenopea nel suo nuovo progetto appunto “Duet” voce e contrabbasso/basso che esprime tutto il talento di Emilia che interpreta canzoni anche di Mina, con la quale lo stesso Moriconi ha collaborato e collabora da quasi trent’anni. Il secondo è con lo stesso Massimo Moriconi ed Emilia Zamuner questa volta in “Modalità Trio” con Nico Gori sax e clarinetto e Ellade Bandini alla batteria.  Nico Gori si è espresso ai massimi livelli nelle situazioni più varie – big bands, orchestre sinfoniche e gruppi jazz – sia come leader che come richiestissimo sideman, spaziando dalla musica classica al jazz, dal funky all’acid jazz. Ha collaborato e collabora con musicisti come Tom Harrell, Lee Konitz, Enrico Rava, Stefano Bollani. Nel suo primo album da leader “Groovin’ High” (2003) erano con lui proprio Ellade Bandini e Massimo Moriconi. Bandini è un musicista esperto, di lungo corso, che ha attraversato per decenni le cronache del jazz e della canzone d’autore. Bandini è stato collaboratore storico di Guccini, Vecchioni, Mina, Edoardo Bennato, Fabrizio de André. Insieme il Trio, già presenti nell’edizione Spring 2019 di Umbria Jazz a Terni, hanno conquistato il pubblico con reinterpretazioni di standard jazz e composizioni originali del trio, un vero e proprio respiro jazz in una giornata decisamente di festa come il primo dell’anno.

Nel pomeriggio gli ultimi concerti da seguire prima al Teatro Mancinelli e poi a Palazzo del Popolo prima di salutare Umbria Jazz.

Al Teatro Mancinelli il grande Maestro della chitarra John Scofield, dopo essersi esibito con l’Orchestra, ha voluto offrire al pubblico di Orvieto un vero e proprio spettacolo nello spettacolo: un concerto da solo con la sua chitarra, con la quale ha ripercorso tutte le varie fasi della sua carriera donando al pubblico brani dalla sonorità jazz che lasciavano senza fiato seguiti da brani più propriamente vicini alla sua inclinazione di folk guitar man con i quali ha letteralmente conquistato il pubblico che lo ha a lungo applaudito.

Nel secondo concerto previsto sempre al Teatro Mancinelli “Tempo di Chet”, questa volta per motivi di spazio e di tempo, solo nella parte musicale del progetto che è molto più articolato e che prevede una vera e propria rappresentazione teatrale, momenti di reading e di musica ispirati non solo alla carriera musicale ma anche a quella di vita, con tutte le due difficoltà e cadute, di uno dei miti assoluti della musica jazz : Chet Baker.

Ideatore e promotore del progetto Paolo Fresu che con Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso ha creato un vero e proprio capolavoro d’arte e di musica.

Ma la serata non finisce qui. Decidiamo per concludere questi 5 gg di musica jazz di ascoltare l’ultimo concerto previsto dal programma alla Sala 400 del Palazzo del Popolo che è una delle “novità” dell’Edizione stessa, cioè dare risalto ad uno strumento che non è molto usuale nelle formazioni jazz: il vibrafono. Questa volta per tale progetto i vibrafoni sul palco ne sono addirittura tre: Joel Ross, Warren Wolf e Joe Locke sul palco insieme a Joe Sanders al contrabbasso e Greg Hutchinson alla batteria danno vita a quello che è stato definito “One of the world’s most versatile vibes masters” (Gary Walker). Locke è decisamente uno dei maggiori talenti del vibrafono. Estremamente versatile, è infatti capace di suonare in contesti di mainstream jazz come in ambiti accademici con un talento straordinario. In pieno accordo con gli altri due vibrafonisti ha dato molto spazio al loro estro creativo e alla loro bravura guidando, in maniera impeccabile, una performance che rimarrà sicuramente nella storia del Festival stesso.

Non si poteva concludere in modo migliore la nostra “avventura “ fotografica nella 27esima Edizione di Umbra Jazz Winter 2019, edizione che sarà annoverata tra i successi della storia del Festival con i suoi numeri riportati dallo staff organizzativo durante la conferenza stampa per i giornalisti. I cinque giorni di Festival hanno richiamato tantissimi appassionati, che sono affluiti al Teatro Mancinelli, al Palazzo del Popolo e al Museo Greco realizzando quasi sempre il tutto esaurito con circa 200mila euro di incasso e 8000 presenze. Alti anche i numeri del Palazzo del Sette e del ristorante San Francesco con più di 5000 presenze, e con la città che ha registrato il tutto esaurito in ogni struttura ricettiva di Orvieto, dagli hotel, alle case vacanze, ai B&B.

Insomma un successo incredibile in ogni ambito.

Non ci resta che dare appuntamento alla prossima edizione di Umbria Jazz Spring che si terrà ad aprile a Terni e all’edizione Umbria Jazz a Perugia prevista dal 10 al 21 luglio.