
Uno spettacolo che farà storia quello che ha visto in scena mercoledì 11 settembre all’Obihall di Firenze il ritorno tanto agognato degli Inti-Illimani all’interno della Festa Democratica.
Dopo la proiezione in raccolto silenzio di un breve video dedicato alla memoria di Salvador Allende, di cui ricorreva il 40° anniversario dalla morte in seguito al golpe che cancellò la democrazia in Cile, lo straordinario gruppo sud-americano, simbolo indiscusso della resistenza alla dittatura, ha dato il via alla serata in un teatro gremito all’inverosimile, ricordo del memorabile e indimenticabile concerto in Piazza della Signoria del 1973.
«Siamo qui pieni di energia e carica» afferma Jorge Coulon, fondatore e storico leader, ed è veramente una scarica di forti e trascinanti emozioni quella che invade il Teatro Obihall, mentre Daniel Cantillana (violino, voce), Jorge Coulon, Marcelo Coulon (negli Inti dal 1978), Juan Flores (flauti, flauti di pan e charango), César Jara (chitarra), Manuel Meriño (chitarra), Efrén Viera (clarinetto, percussioni), Christian Gonzales (fiati) si alternano con grande naturalezza in una selva polistrumentale sbalorditiva, sia etnica che classica, mantenendo intatta un’alta professionalità.
«Cantiamo la musica del mondo che stiamo cercando» continua Jorge, «in una perenne crescita culturale e artistica. Ci arricchiamo musicalmente e culturalmente non per sentirci superiori, ma per guardare gli altri negli occhi e non sentirci più inferiori». E l’ensemble canta, unita, ora all’unisono ora su più emozionanti voci, creando un legame empatico con la platea, che applaude, batte le mani a ritmo, in un climax che culmina nell’emblematica esecuzione di “El Pueblo Unido Jamàs Serà Vencido“: musicisti e pubblico si fondono in un’unica potente vibrazione sonora.
Ed i brani di repertorio si alternano tra La Mariposa, Sobre tu playa, Tarantella, Canto De Las Estrellas, Señora Chichera: tutti mostrano un forte legame con la tradizione andina, caratterizzandosi in orchestrazioni sinfoniche originali ed eclettiche. Fino all’omaggio agli «italiani, delicati e artisti, molto teneri» con l’esecuzione di Buonanotte fiorellino di De Gregori.
Pubblico entusiasta, in completa catarsi tra gli echi di Cile, «paese piccolo ma ricco di cultura (…) perché come ricorda Tolstoj, racconta il tuo paese e racconti il mondo».