
Edito da Giunti Edizioni
Evelina e le fate, finalista al Premio Calvino 2012, è il primo romanzo di Simona Baldelli.
Una tazza di vin brulé passa di mano in mano, gli sfollati si riscaldano nel magazzino, Evelina osserva. La guerra incombe su Candelara, il rombo dei motori degli aerei fa coprire le orecchie a testa bassa. I morti nei canneti testimoniano una realtà fatta di distruzione, gli adulti parlano a bassa voce, non sempre è facile capire cosa si dicono.
Evelina ha solo cinque anni e deve trovare una codifica a quello che succede intorno a lei, così costruisce un mondo parallelo fatto di fate e solidarietà. La protagonista ci svela una guerra nuova, vista con gli occhi di bambina, in cui realtà e fantasia si mischiano. L’atmosfera è resa anche grazie all’utilizzo che l’autrice fa delle forme dialettali dell’entroterra pesarese.
A guidare Evelina tra una sventura e l’altra, sono la Nera, fata seria con la faccia sempre scura, e la Scèpa, la fata con il vestito a fiori sempre allegra. Sono queste due presenze a tenerle compagnia e a rappresentare la dicotomia tra ciò che è male e ciò che è bene. Mentre la Scèpa non fa altro che ridere, costituendo proprio la parte fanciullesca del prendere le cose con leggerezza, la Nera è la fata più vecchia della casa: “Quando c’era lei tutti si comportavano come si deve.”
La Nera, infatti, è una sorta di mamma che guida nelle situazioni più difficili: “Era la prima ad arrivare nella stalla se nasceva o moriva una bestia, e se qualcuno dei bambini si perdeva sulle colline la si poteva vedere dritta, all’orizzonte, indicare la via di casa.”
Evelina e le fate non parla solo di guerra, ma anche dell’amicizia tra la protagonista e Sara, una bambina nascosta sotto una botola, di cui nessuno, o quasi, sa niente. Evelina va a trovare la nuova “sorella”, le porta qualcosa da mangiare, o semplicemente va a farle compagnia, sempre attenta a non farsi scoprire. La storia tra le due ricorda quella tra Michele e Filippo di Io non ho paura, il romanzo di Niccolò Ammaniti da cui Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film.
Nel libro di Ammaniti, infatti, Michele scopre un bambino dentro un buco di una casa abbandonata, quel bambino è Filippo, nascosto lì perché rapito.
Simona Baldelli, facendo tesoro delle ninne nanne della madre, racconta un nuovo scenario di guerra, dove tutto, nonostante l’aggirarsi di fascisti e partigiani, rimane incantato e in bilico tra soccombere e ricostruire.
Simona Baldelli vive a Roma. Evelina e le fate è il suo primo romanzo.
Noemi Neri: consulenzaletteraria@libero.it