
Intervista rilasciata dal basso Ferruccio Furlanetto in occasione del recital da lui tenuto il 9 gennaio u.s. al Teatro Da Ponte di Vittorio Veneto in occasione della celebrazione, organizzata dall’Amministrazione Comunale di Vittorio Veneto, per i 25 anni dalla scomparsa del M° Efrem Casagrande (colui che ha avviato alla carriera lirica il M° Furlanetto).
Il piccolo Ferruccio Furlanetto alla classica domanda: “Cosa farai da grande?” cos’era solito rispondere? Sognava di fare il pompiere, l’avvocato…o il gene della musica lo aveva già colpito?
Il piccolo Ferruccio gia’ a 4 anni cantava come un matto qualsiasi cosa gli proponessero, canzonette, arie di tenore (mio bisnonno me le insegnava) quindi credo proprio che la mia strada fosse segnata fin d’allora, infatti, prima la musica leggera nella seconda metà dei magici anni 60, poi la lirica mi hanno accompagnato fedelmente fino ad oggi.
Sacrificio e dedizione sono parole che devono accompagnare la carriera di un cantante lirico. Queste due parole, al pari di laboriosità e tenacia, caratterizzano il carattere del popolo friulano a cui lei appartiene. I friulani hanno nel loro DNA anche franchezza e lealtà, che invece nell’accezione comune sono due qualità che non si è soliti trovare nel mondo dell’opera. Come hanno influito le sue origini nella sua vita teatrale?
Immagino che le mie radici friulane cosi bene esposte da te abbiano influito enormemente, questa è una professione che esige la più profonda concentrazione, tenacia, onestà verso gli altri e verso sè stessi e solo con tutto ciò si può procedere in questo cammino pericoloso. Ma la gioia d’una carriera, ben indirizzata e ripagata, è talmente grande che non si può parlare di sacrifici nè di rinunce.
La carriera è fatta quindi sia di dedizione che di sacrifici ma molte volte quello che ti permette di passare dall’ ottenere una Carriera con la C maiuscola è anche la fortuna: la fortuna di essere al posto giusto al momento giusto, dell’incontrare una persona che crede in te, nelle tue potenzialità. E’ d’accordo? C’è un incontro, un connubio artistico che ricorda ancor oggi con gratitudine?
La fortuna, nella vita in generale, e’ una componente fondamentale: senza di essa non si possono raggiungere certi traguardi anche se le qualità artistiche sono presenti. La mia vincita alla lotteria della vita arrivò quando Herbert Von Karajan mi volle come Filippo II al Festiva di Pasqua a Salisburgo nel ’86. Quell’evento mi proiettò immediatamente ad un livello artistico a cui non sarei mai arrivato così presto e forse mai.
Oggi invece le giovani leve tendono ad arraffare tutto. Hanno paura a dire di no, a cadere nel dimenticatoio. Si può leggere questo come uno scricchiolio del mondo operistico?
Altra grande fortuna e’ stata avere un manager straordinario come fu Michel Glotz, il quale fece delle scelte importanti indirizzando la mia carriera in modo tale che durasse, tenendomi sempre sotto il suo vigile sguardo artistico in modo tale da prevenire le molteplici tentazioni che un giovane cantante può avere quando gli vengono offerte cose chiaramente troppo grandi ed impegnative in quel specifico momento della sua vita artistica.
Sempre a proposito di scricchiolii di questa bellissima forma d’arte che è l’opera lirica: al giorno d’oggi, in Italia, si ha purtroppo la tendenza a credere che il management in primis, ma un po’ tutta la macchina teatrale si stia sporcando sempre più di intrallazzi, di do ut des che poco dovrebbero avere a che fare con la parola ARTE. Lo spazio per le prove di regia si allunga sempre di più a discapito delle prove musicali. Le agenzie tendono a chiederti foto/video (addirittura misure!!!) prima di file audio… secondo lei che ha una carriera planetaria: è una sensazione o davvero il mondo operistico sta cambiando? …e, questi “scricchiolii” sono tipicamente italiani o è una tendenza globale?
Se si può parlare di scricchiolio,questo e’ dovuto alla mancanza di personaggi alla Michel Glotz, grande agente che costruiva le carriere dei suoi cantanti per farli durare nel tempo ben sapendo che un artista nell’arco di 40 o più anni produce molto di più che in 5 anni. Oggi i giovani vengono gettati allo sbaraglio appena iniziano a camminare, qualcuno, di buona fibra, sopravvive mentre gli altri si perdono. Oggi si vive nel mondo del pressapochismo, della impreparazione, dell’improvvisazione che bene si addice alla classe politica del pianeta, costoro fanno le scelte anche in merito a cariche artistiche ed ovviamente scelgono gente come loro, superficiali, impreparati, senza qualità che, a loro volta, eseguiranno le loro scelte “artistiche”… E voilà il mondo si capovolge facendo diventare la regia teatrale la protagonista in un ambiente culturale nel quale musica e vocalità applicate alla musica sono indiscutibilmente la principale attrazione. Tutto viene degenerato per compiacere l’approssimazione ed il dilettantismo di queste persone. Si, siamo in un brutto vicolo cieco. Quando ho iniziato c’erano registi straordinari Visconti, Zeffirelli, Strehler, Ponnelle, Faggioni ed altri, persone meravigliose che mettevano la propria cultura,preparazione e genialita’ al servizio d’uno spartito e d’una composizione altrettanto geniale,ora questi personaggi odierni usano queste opere d’arte a proprio beneficio senza ovviamente poter dare nulla, se non la trasgressione figlia della loro ignoranza specifica.
Il primo consiglio che darebbe ad uno studente di canto oggi?
E’ necessario avere una preparazione culturale oltre che vocale e musicale,sapersi destreggiare in questo labirinto pericoloso dicendo di no a cose o persone che potrebbero rivelarsi dannose per la crescita artistica,credere in sè stessi in modo totale ed essere pronti a prendere il colpo di fortuna quando arriverà. Scegliere bene il proprio insegnante e continuare con esso solo se si e’ sicuri d’avere una sana progressione, e successivamente fare un’oculata scelta del proprio repertorio naturale.
Tornando alla sua carriera. Quanti anni di carriera celebra con il 2016? Qual è il ruolo che ama di più..? …e perché? Qual è il ruolo invece che ha sofferto di più nel dover interpretare?
Quest’anno sarà il 42° di questa splendida avventura, che per fortuna continua a darmi grandi soddisfazioni e il privilegio di interpretare e scegliere i ruoli che più amo: Filippo II, Boris Godunov, Thomas Becket e soprattutto Don Chisciotte per la sua speciale carica umana e per la bellezza del suo canto. Fortunatamente ho sempre cantato ruoli che amavo, molto difficili magari ma pur sempre di grande soddisfazione. Tutto ciò che non ho amato l’ho lasciato agli altri.
Per concludere: il prossimo impegno?
Una serie di recitals, Winterreise ed uno di musica russa, Simon Boccanegra a St Petersburg, New York, Barcellona, Berlino, Macbeth a Vienna, Don Carlo a San Francisco e avanti cosi innamorato della mia professione e conscio del mio privilegio.