La filosofia del viaggio: conversando con Tiziano Cini

Tiziano Cini, dirigente da circa 15 anni di una società mista pubblico-privata di Empoli che si occupa di formazione professionale e di servizi per le imprese, dopo alcuni anni di viaggi in moto in giro per l’Europa, inizia a scoprire dal 1994 mete più remote prima con Avventure nel Mondo e poi, dal 2005, con alcuni dei compagni conosciuti in occasione delle prime “avventure”, organizzando autonomamente i propri viaggi. Da allora non si è più fermato, collezionando quasi 40 viaggi nelle più diverse parti del mondo, sviluppando una grande passione per la fotografia. Insieme a Rossano Garibotti, compagno di numerosi viaggi, ha deciso di pubblicare la sua opera prima Dove vorresti essere? Indizi di altri stati di coscienza interiore al mondo. Intervistato in anteprima rispetto alla presentazione dell’opera al Cenacolo degli Agostiniani di Empoli il 5 dicembre, ci rivela la sua filosofia di viaggio e ci svela i segreti della sua opera a quattro mani.

S: Tutti i viaggi narrati mostrano mete lontane e arcane, sembra quasi che nota comune sia la necessità di spingersi più lontano possibile dalla nostra quotidianità. Anche dai racconti, oltre che dalle foto, emerge la ricerca nostalgica di una realtà che è altro, come scrive Kipling, citato nell’opera, “una sensazione di rinnovamento, anche dolce come un ritorno a una primissima giovinezza; c’era una sensazione di mattino e addirittura di innocenza”. Era questo che cercavate e tuttora cercate nei vostri viaggi?

T: Direi di sì, non è importante la lontananza, quanto la distanza dalla nostra quotidianità. Viaggiando ho maturato la sensazione di spaesamento, ovvero di perdere quei punti di riferimento che riportano alla quotidianità, essere solo io a far affidamento a quello che sono per affrontare ciò che mi circonda. Lo spaesamento è questo iniziale senso di angoscia e fragilità, in alcuni momenti mi potevo sentire perso, ma con il tempo proprio questa sensazione mi ha dato un forte senso di pienezza, facendo emergere parti di me che mi hanno permesso di affrontare altre realtà. Il lavoro è stato di non facile composizione. E’ stato facilitato partendo dal presupposto di aver viaggiato molto insieme, maturando le stesse sensibilità. L’idea è venuta a posteriori, quando abbiamo messo insieme immagini e parole, abbiamo visto che certe sensazioni erano comuni e questo ha facilitato il collage.

libia_ph Tiziano Cini

Siamo partiti dalle foto che hanno ispirato le parole, ma ci sono state parole scaturite anche indipendentemente dalle foto: la difficoltà è stata proprio trovare foto che potessero rafforzarle. Non è stato sempre semplice. Abbiamo lavorato nel sezionare le parole e abbinarle al testo nella pagina: l’obiettivo era quello di creare, leggendo, una sorta di ping pong di sensazioni: l’ambizione è quella di far tornare il lettore, di rimbalzo, dalle foto al testo, più volte. (Pausa. Riflessivo) Abbiamo un grosso interrogativo: abbiamo fatto molti viaggi per scrivere quest’opera che sicuramente sarà apprezzata dai nostri compagni d’avventura, ma dagli altri? Saremo capaci di suscitare le stesse emozioni in persone che non hanno percorso i nostri stessi cammini? Spero di sì.

Ogni racconto del libro rappresenta una dimensione del viaggio: il Nepal mostra una beatitudine senza confini, il Mozambico l’innocenza, la Namibia lo spettacolo della natura, il Pamir gli spazi sconfinati e il silenzio, il Sahara la solitudine che è incontro dentro di noi, il Perù la storia, l’Irian Jaya l’avventura.

S: Come mai quest’ordine nei viaggi narrati?

T: I viaggi non sono in ordine cronologico, seguono uno sviluppo logico che va a concludersi in modo scenografico con il viaggio forte e impressionevole dell’Irian Jaya: si tratta di un susseguirsi di emozioni per facilitare la lettura.

S: L’opera mostra una narrazione obliqua, che va al di là sia di un semplice libro di foto che di un libro di lettere, come si sottolinea nella quarta di copertina, facendosi meta- opera, commistione di due arti la cui fusione raddoppia in modo esponenziale la potenza evocativa dei sette viaggi narrati. Sappiamo però che il sodalizio ventennale ha dato vita ad un numero ancora maggiore di viaggi: quali mancano all’appello? Come mai sono stati esclusi dalla narrazione? C’è il progetto di una seconda opera di “Indizi di altri stati di coscienza” di “Dove vorresti essere”?

T: Sarebbe bello fare una seconda opera, i miei viaggi sono stati molti di più, vado per i 40, il mio collega per i 20/25. Abbiamo riunito esperienze fatte insieme, oppure mete dove siamo stati in tempi diversi, con persone diverse. Ci siamo ritrovati rimettendoli insieme. La formula è nuova: di solito in libreria puoi trovare il libro di foto con poche pagine di scrittura, oppure il racconto di viaggio con pochissime foto. La nostra opera invece vuole avere un valore aggiunto, ha l’ambizione di compiere una simbiosi tra foto e testo: il risultato finale è dato da due sensibilità che hanno sempre lavorato in sintonia, anche a distanza, proprio come i due diversi linguaggi.

ilha de Mozambico_ph Tiziano Cini

S: L’opera affronta tematiche molteplici e complesse, scardina certezze comuni, indirizza verso un percorso di ricerca spirituale, al di là di confini geografici ed interiori. Addentrandosi nella lettura il coinvolgimento si fa totale, forse proprio perché si vanno a toccare quelle comuni e più intime corde di ricerca del sé e del proprio centro di equilibrio. Si tratta di un lavoro di indagine spesso difficile, che trova luce a tratti e benefici nel viaggio. Cosa comporta, di fronte a queste complessità, il ritorno a casa?

T: Per me, la pagina che forse può dare una risposta a questa domanda è pag.51 “Ogni foto che rivedo è un tuffo al cuore. Più si allontana il tempo del viaggio, più ho l’impressione che l’esperienza reale si stia mescolando all’immaginazione ed al sogno. Ed è come se quello che ho sempre desiderato essere o fare si fosse davvero concretizzato in quei venti giorni di agosto, i quali non sono più sicuro di aver vissuto, tanto l’esperienza si sta progressivamente trasformando in qualcosa di ‘mitico’, in un processo di beatificazione sovrannaturale. E così, quelle immagini arrivano a ondate nei momenti più diversi della giornata e mi aiutano a dare a ciò che sto facendo una ‘misura’ nuova e diversa, che ridimensiona ansie, paure e preoccupazioni. E i ricordi di quei giorni diventano un po’ il nostro ‘paradiso’ (…) assolvono (…) la stessa funzione rassicurante, consolatoria, salvifica della cosmologia indù o buddista.” Ti rivelerò un segreto: questa citazione è di mio pugno.

S: Queste emozioni si riescono a mantenere vive a lungo?

T: Il difficile è proprio quello. Pur passando molto tempo, occorre tornare su queste ‘visioni’ con la forza di volontà.

Nepal_ph Tiziano Cini

S: Concludo parafrasando il titolo: per il tuo prossimo viaggio, dove vorresti essere?

T: Potrei anch’io parafrasare la citazione di Kipling da te indicata nella prima domanda, “una sensazione di rinnovamento, anche dolce come un ritorno a una primissima giovinezza; c’era una sensazione di mattino e addirittura di innocenza”: vorrei essere in qualsiasi posto che mi porti in questa direzione. Poi succede che le scelte cadano sul tempo a disposizione per il viaggio, sulla stagione, sul continuo restringimento circa la possibilità di muoversi a causa dei conflitti internazionali. È una continua mediazione tra questi molteplici fattori.

Il viaggio, ad ogni modo, è da intendersi come uno stato d’animo: il titolo è nato per caso, lo riconosco, sono innamorato di Giorgio Bettinelli, e la domanda “Dove vorresti essere?” è ripresa da una sua citazione riportata anche nel capitolo su Mozambico. Poi, però, ne ho trasfigurato il senso, ed ‘essere’ è diventato uno stato interiore, non più semplicemente fisico. L’editore ha tentato di cambiarlo, ma io sono stato irremovibile.

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