“Cantanti all’opera. Dopo una vita in teatro, vi svelo i segreti del mestiere”

Il libro di Leone Magiera: “quando Pavarotti mi chiese se poteva fare il cantante”. Edizioni Curci

“Cantanti all’opera. Dopo una vita in teatro, vi svelo i segreti del mestiere”, con prefazione di Zubin Mehta e postfazione di Cecilia Gasdia è uno straordinario e interessante libro di Leone Magiera, il maestro che scoprì Big Luciano quando faceva il maestro elementare e che gli chiese se avrebbe avuto chance come tenore, e che svela i retroscena del jet set operistico e i segreti del mestiere, tra aneddoti e ricordi di una vita in teatro e consigli per i giovani cantanti.

«Lo sbigottito stupore che coglie il maestro di canto quando si trova ad ascoltare un giovane che presenta chiaramente le stimmate del futuro grande cantante è un’emozione rarissima, forse paragonabile a quella che può cogliere un ricercatore di diamanti che trova il Koh-i-Noor» scrive Magiera. “Questa emozione a me è capitata non più di cinque o sei volte nell’arco di più di mezzo secolo. Dirò allora di un’audizione richiestami per telefono da un tenore che dichiarò avere diciott’anni. Io ne avevo diciannove ed ero già considerato un esperto di canto lirico. Quando gli aprii la porta mi trovai di fronte a un giovane aitante, dall’espressione intelligente e con un sorriso accattivante. Mi misi al pianoforte e gli feci iniziare una serie di vocalizzi. Man mano che saliva rimanevo sempre più stupito dalla facilità di quella voce limpida e cristallina. Giunti che fummo al Dio acuto gli feci segno di ridiscendere. “No, no, saliamo almeno fino al mi bemolle”, disse con una certa spavalderia. Ora, per i tenori lirici, come ormai avevo mentalmente definito la voce di quel ragazzo, salire al mi bemolle era come per una caravella del tempo antico avventurarsi oltre le colonne d’Ercole. Ma quel giovanotto saettò una nota così eccitante che mi fece sobbalzare sulla sedia. Quando ci arrestammo mi chiese: “Cosa ne pensi? Ho qualche possibilità di fare il cantante? Perché io sono maestro elementare e sto facendo bene anche come assicuratore porta a porta. Anzi, se non sei ancora assicurato, ti propongo una polizza sulla vita estremamente vantaggiosa…”, disse in modo sfacciato. Riuscii ad arrestare quel fiume di parole. “Ascoltami bene, mio caro…”. “Luciano”, disse, togliendomi d’impaccio. “Mio caro Luciano…ma sei il mio vecchio compagno di scuola! Tu frequentavi un’altra classe al San Giuseppe, dai salesiani”. “Sì, è vero! Mi ricordo anche che abbiamo giocato a calcio e la squadra prendeva sempre la paga dalla mia”, puntualizzò con soddisfazione. “Per tornare alla tua domanda, rispondo che se non farai il tenore sarà la più grande bestialità della tua vita. Però voglio ascoltare anche qualche romanza”. “Va bene se canto Tombe degli avi miei?”. “Benissimo”. E anche la prova musicale confermò l’impressione estremamente favorevole che mi aveva dato nei vocalizzi. Sì, c’erano alcune imprecisioni musicali, era abbastanza evidente che il brano era stato imparato a orecchio. Ma l’impianto generale era comunque buono e denotava un istinto da affinare ma già di grande personalità” (..). (pag. 17-18)

Leone Magiera, classe 1934, nel corso della sua lunga e straordinaria carriera ha scoperto e forgiato autentiche leggende del canto lirico – Pavarotti, ma anche Mirella Freni e Ruggero Raimondi – e ha lavorato con i più grandi direttori d’orchestra, a cominciare da Herbert von Karajan, e poi Carlos Kleiber, Claudio Abbado e tantissimi altri, oltre ad avere scoperto e lanciato decine e decine di voci. Musicista colto e raffinato, protagonista di alcune tra le stagioni più luminose e intense nella storia dell’Opera.

Si legge a pag. 66 (…) Confrontandomi con medici esperti dell’anatomia e della fisiologia del canto, ho capito che la terminologia che è stata sempre utilizzata sia dai maestri che dai cantanti è spesso imprecisa e non sempre corrisponde a quello che succede davvero negli organi coinvolti nella respirazione e nella emissione della voce. Tuttavia, al di là delle teorie espresse e dei termini utilizzati, ogni allievo deve trovare il proprio fiato, funzionale al proprio canto, e alla propria idea artistica. E il maestro può aiutarlo giudicando la qualità del suono prodotto, cioè il risultato finale di questo processo, non del tutto visibile esternamente, altrimenti complesso e differente per ogni artista. (…). E’ uno dei tanti imperdibili consigli e suggerimenti che il Maestro Leone Magiera svela ai melomani, e rivela ai giovani cantanti lirici tutti i segreti del mestiere: dal rapporto con l’insegnante ai problemi di tecnica vocale, dalla scelta del repertorio al temuto confronto con le audizioni, dal debutto in Teatro alla cura dell’interpretazione. Sulla sua pagina Facebook, il giorno 18 giugno il Maestro Magiera scriveva “Nel mio libro Cantanti all’opera uno dei punti più importanti riguarda la proiezione delle voce che va mantenuta il più possibile nel medesimo punto.”

Il volume “Cantanti all’Opera” è delle Edizioni Curci ( pag. 238, 16 euro).

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