
Occhi azzurri, capelli biondi, fisico scolpito, modi gentili e pacati. Sembra essere un principe moderno, Francesco Mariottini. Adeguandosi ai tempi, il principe non esce da nessuna fiaba, ma da un talent show, e di azzurro al posto del mantello ha la tutina di “Amici” di Maria de Filippi. Il suo è in realtà un percorso singolare: dopo aver fatto parte di alcune delle principali compagnia di danza, italiane e non, Francesco decide di presentarsi a Cinecittà per provare ad entrare nella scuola più spiata ed amata d’Italia. Era l’edizione del 2007/2008 ed il talentuoso danzatore di Jesi quel provino, chiaramente, lo supera. Ancora oggi, a distanza di anni, i più lo ricordano come uno degli alunni del fortunato programma di Mediaset. Ma la sua carriera è fatta di diverse tappe importanti. L’idea è di ripercorrerle insieme, con un ricordo per ogni esperienza significativa. Francesco accetta volentieri di raccontarci il suo viaggio nel mondo di Tersicore.
Francesco, partirei dalla Scuola del Balletto di Toscana e dall’Opus Ballet.
“Quella è stata la mia formazione ma non l’inizio, perché mi sono avvicinato alla danza a Jesi, in una piccola scuola privata. Poi, grazie ad una borsa di studio, sono arrivato a Firenze. Lì ho imparato non solo ad amare la danza ma ad esercitarla, nel senso che ho appreso la tecnica ed ho conosciuto i diversi stili. Pertanto, il Balletto di Toscana e l’Opus Ballet sono stati fondamentali per l’inizio della mia carriera, e senza non avrei potuto fare niente. Inoltre quel periodo, che è durato dai quattordici fino ai diciotto anni, lo ricordo come uno dei più belli. Abitavo da solo con alcune amiche e ci divertivamo tantissimo, oltre a lavorare molto”.
A diciotto anni l’ingresso nel corpo di ballo dello Stuttgart Ballet.
“Per me ha rappresentato il passaggio al mondo dei professionisti. Ho sostenuto questa audizione e poco dopo ho firmato il contratto. Sono rimasto a bocca aperta perché avevo studiato pochissimo. Stoccarda è una città bella, con le persone della compagnia mi sono trovato bene, ed infatti con alcune di loro ancora sono in contatto. E’ stata anche dura perché ero giovane, non parlavo la lingua, era la mia primissima esperienza. Ma tutto questo mi ha formato caratterialmente. Per queste ragioni Stoccarda ce l’ho nel cuore”.
E’ poi seguito l’Aterballetto.
“Ho capito che quello della danza classica non era il mio mondo, e perciò ho deciso di avvicinarmi al contemporaneo. Ho sentito che Mauro Bigonzetti cercava ballerini per l’anno successivo, così mi sono presentato. E’ stato l’apice della mia passione, facevo ciò che davvero mi piaceva. E’ durata due anni. L’Ater era più una famiglia che una compagnia, eravamo una ventina di ballerini che passavamo dalla Sicilia a New York e da New York alla Nuova Zelanda, e poi ancora da Bologna a La Spezia. Abbiamo girato tutto il mondo”.
A questo punto del tuo percorso si inserisce la partecipazione ad “Amici”. Cosa ti ha portato dal teatro alla tv?
“Soprattutto la mia età. Avevo ventuno anni e molta voglia di esplorare nuovi mondi. Alessandra Celentano non aveva trovato nessun allievo durante i suoi casting e aveva prolungato di un giorno l’apertura dei provini. Essendo venuto a conoscenza di questa cosa, sono partito. All’epoca non c’era conoscenza del mondo televisivo, e da parte di quest’ultimo non c’era conoscenza del mondo teatrale, per cui si può dire ci fosse una sorta di rivalità tra i due ambiti. A me che venivo dal teatro dicevano che la tv non è bella, ma ero troppo curioso. Quindi mi son detto di provarci, che nel caso in cui mi fosse andata male mi sarei preso un anno sabbatico, ritornando poi in teatro. Ad oggi devo dire che mi è andata bene”.
Nella scuola i ritmi sembrano essere piuttosto intensi: è così?
“Sono molto più intensi di come si vede da fuori. Si lavora dalla mattina alla sera, sette giorni su sette. Hai ovviamente dei momenti di relax, però non sono così tanti. La cosa che viene mandata di più in televisione è la parola, perché l’arte non puoi trasmetterla per venti ore di fila. Perciò in onda si vedono prevalentemente discussioni e chiacchierate, anche per far capire i fatti che avvengono. Ma in realtà c’è tanta danza. Quando sono arrivato come allievo pensavo di prendermi un anno di tranquillità, invece ho lavorato molto più di quanto non avessi fatto prima”.
Ad “Amici” hai preso parte anche come professionista, decidendo poi di abbandonare la trasmissione. Cosa ti ha indotto a questa scelta?
“Quello da allievo a professionista è stato un bel passaggio, emozionante, nonostante ogni ballerino, pure alla fine della sua carriera, non si possa mai sentire arrivato e rimanga sempre un allievo. Inoltre, anche se quella di “Amici” è una scuola, quando ci sono entrato io ero già professionista da diversi anni. Ma avere un modo di far vedere agli occhi del pubblico questo passaggio è stato carino per l’immagine che cercavo di dare. Per quanto riguarda il lavoro, è stato intenso, pesante fisicamente visto che, oltre a lavorare con gli altri professionisti, devi poi lavorare con le due squadre. Ma ho incontrato persone meravigliose, è un mondo sano, pulito. Tuttavia, ad un certo punto secondo me bisogna avere il coraggio di cambiare, arriva il momento di chiudere la porta ed aprirne altre nuove. E io mi sono reso conto che quel momento era arrivato”.
Nella tua carriera c’è stata anche una parentesi da attore. Quella della recitazione potrebbe essere una strada da percorrere?
“Sì, potrebbe essere una strada da percorrere. Ma non adesso perché sono gli ultimi anni in cui ballo, a meno che non arrivi una proposta davvero interessante. Per ora non lascio la danza. Credo che la vita di un artista sia sempre piena di emozioni nuove. Dal punto di vista attoriale all’epoca non avevo alcuna esperienza, ma adesso ho un piccolo bagaglio che mi porto dietro”.
Da qualche anno ti dedichi anche all’insegnamento. Che maestro sei?
“Abbastanza severo (ride, ndr). No, in realtà dipende da dove insegno e quando insegno, sono anche abbastanza buono. Sono un insegnante a cui piace divertirsi e che i ragazzi si divertano. Soprattutto se faccio uno stage che dura solo uno o due giorni mi piace che i ragazzi vadano a casa portandosi non solo l’immagine di Francesco come personaggio, con l’autografo e la foto. All’età dei miei allievi capita di ritrovarsi davanti ad un personaggio e di rimanere a bocca aperta. Ma io cerco di metterli a loro agio per farli lavorare e permettergli di acquisire qualcosa”.
Quali sono le doti necessarie affinché un giovane che studia danza possa diventare un professionista?
“Dipende in che settore deve ballare. Nel mio ci vuole tecnica, studio, passione. E ovviamente ci vogliono doti fisiche. Non intendo solo il collo del piede, ma doti come la musicalità, il ritmo, la fluidità, il movimento, l’energia, che se non ce l’hai sono difficili da trovare. Essere ballerino è un insieme di cose, e per essere un ballerino intelligente bisogna trovare la giusta via senza strafare e pretendere di fare cose che non stanno bene con il tuo fisico”.
In occasione della Giornata Mondiale della Danza Carla Fracci ha denunciato il cattivo stato di salute della danza in Italia. A lei si è aggiunto un coro di coreografi e danzatori della stessa opinione. Tu come vedi la situazione attuale?
“Vedo che in Italia purtroppo c’è poca stima per la danza, e soprattutto dal punto di vista giuridico è impossibile definire un ballerino. Io non ho un contratto statale, visto che oggi non li fanno più. Siamo in una situazione che rasenta il ridicolo. Ma allo stesso tempo dico di andare avanti, cercando di fare qualcosa per far cambiare questa situazione. Purtroppo la cultura è una delle ultime cose che si finanziano quando c’è una crisi, ma dalla cultura si potrebbe trarre guadagno, come accade per il calcio o lo sport. Diamo spazio a tutto”.
Impegni attuali e progetti.
“In questo momento sto facendo un workshop a Cecina, presso una scuola di danza. Si tratta di un progetto molto bello perché è durato un anno intero. Quest’anno poi, oltre che ad insegnare, sto danzando con due compagnie. In particolare con la Emox Balletto di Firenze stiamo lavorando molto in giro per l’Italia. Ho, inoltre, dei progetti in Germania che probabilmente andranno in porto per la prossima stagione, ma di cui preferisco ancora non parlare. Per ora c’è l’estate, in cui si balla tanto e ci si diverte”.
[…] Francesco Mariottini è un esempio di dedizione e determinazione nel raggiungere i propri sogni. La sua carriera e il suo talento lo hanno portato ad essere considerato uno dei migliori ballerini italiani della sua generazione. Continuerà sicuramente a fare strada nel mondo della danza, ispirando altri a seguire la propria passione e a realizzare i propri sogni. [1][2] […]