
In un periodo buio per la cultura e la musica classica che sempre più in Italia viene allontanata dalla scuola e dalla didattica, strumento indispensabile per la crescita armonica del bambino in quanto futuro cittadino di quel domani tanto prossimo, mercoledì 14 novembre nel Teatro Manzoni di Pistoia si è assistito ad una coraggiosa prova di cambio di rotta, operata da un grande solista del panorama internazionale: il virtuoso violinista Uto Ughi, affiancato dall’Orchestra Pistoiese Promusica.
Uto Ughi, erede di quella tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche, di straordinario e indubbio talento fin dalla più tenera età, solista nelle più rinomate orchestre sinfoniche del mondo, ha dedicato l’intera serata ad una accorata e minuziosa guida all’ascolto de Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, mettendosi a totale disposizione di quella trasmissione di sapere tanto vitale per la formazione di nuovi e più attenti ascoltatori, perché solo la comprensione più profonda può far nascere un amore autentico per il genere. Si tratta di un impegno educativo vivamente auspicato da autorità culturali d’ambito internazionale e che dovrebbe essere considerato all’ordine del giorno, come attesta il convegno del 5 novembre “Organizzazione, gestione e finanziamento dei Teatri d’Opera” tenutosi a Firenze in occasione di Florens 2012. E la risposta è stata entusiastica.
In una sala ghermita di bambini, ragazzi e adulti, tutto sold out, lo schiamazzo dell’attesa si è fatto immediatamente silenzio concentrato all’apertura del Terzo Concerto Brandeburghese di J.S.Bach eseguito dall’Orchestra Promusica meno brillantemente del suo solito, per restare quindi letteralmente incantati dall’ingresso del grande maestro che ha esordito con un cordiale: «Buonasera a tutti. Vi eseguiremo Le quattro stagioni», proseguendo con la spiegazione dell’opera, un grande affresco che rimanda alla pittura veneziana di Tintoretto e dei suoi contemporanei, primo esempio di musica figurativa. Ispirate a fatti precisi, Le quattro stagioni sono accompagnate da Sonetti che descrivono i vari momenti rievocati, attinti direttamente da quel bagaglio di emozioni e sensazioni sorte in Vivaldi durante una passeggiata immersa nella natura nei dintorni di Mantova. L’opera, emblematicamente, può simboleggiare anche la vita dell’uomo, ovvero la sua infanzia come Primavera, la maturità nei termini di Estate, l’Autunno come declino ed infine l’Inverno, l’arrivo della vecchiaia. La musica descrittiva si è poi sviluppata successivamente, con Beethoven e la sua Pastorale, nei Poemi Sinfonici di Liszt o nella Sinfonia Fantastica di Berlioz. Lo stesso Bach apprezzava molto Vivaldi e trascrisse molti suoi concerti.
Dopo questa premessa, il virtuoso ha iniziato ha declamare in ordine i Sonetti, facendo ascoltare nel dettaglio il canto degli uccelli, il temporale primaverile, l’abbaiare del “fido cane” del pastore, un’appassionata visione della “Primavera” di Botticelli, fatta di pennellate rapide, sintetiche, ma di grande effetto, giusta preparazione per l’esecuzione completa e suggestiva, accolta con sincero entusiasmo del pubblico. Ecco quindi l’Estate, «sotto dura stagion dal sole accesa/Langue l’huom, langue ‘l gregge, ed arde ‘l pino» in una calura afosa dove la musica letteralmente è come trascinata, mentre la tortora amoreggia con il cardellino. Improvvisamente venti diversi si incrociano e spaventano il pastore, che piange disperato nel timore che distruggano la semina. Ma ecco il timore sfuma e può tornare a riposarsi, se non fosse tormentato da nuvole di mosche e zanzare: «Sentite la rispettosità di Vivaldi!». Arriva allora il temuto temporale che distrugge le spighe di grano. L’esecuzione completa lascia ammutoliti. Questo movimento mette in luce tutta la grandiosità di Vivaldi, precursore dell’imponente orchestra sinfonica di Wagner. Egli era direttore dell’Ospedale della Pietà ed educando le orfanelle della città, aveva formato una delle orchestre più celebri dell’Europa dell’epoca, grazie alla quale poteva creare nuovi “colori” musicali, estranei alle orchestre barocche. Detto “il prete rosso” per il colore dei capelli, spesso Vivaldi, mentre diceva messa, era costretto a rifugiarsi in sagrestia nell’impeto della creazione musicale: per questo non era ben visto dalla Chiesa e dalla Santa Inquisizione. Tra aneddoti e contestualizzazioni storiche, il concerto prosegue nei giorni felici per la vendemmia dell’Autunno, tra i fumi del vino di Bacco ed un ubriaco che «forse cade, non si sa» ed «un dolcissimo Sonno al bel godere», con armonie quasi moderne. L’Autunno chiude con una solenne scena di caccia simile alle immagini di Reynolds, mentre la preda fugge inseguita, tra l’eco dei corni da caccia. Arriva quindi l’Inverno con un effetto quasi impressionistico, in un angosciato tremare tra la neve fatto di sonorità sgradevoli, glaciali e vetrose. Il violino esprime un orrido vento che solleva nuvole di neve gelata, mentre le persone scappano battendo i denti dal freddo, facendo letteralmente «brrr» come sottolinea il maestro al violino. Nel gelo affiora uno splendido quadro di Vermeer, Bosch, Bruegel: all’interno di un casolare, tra chiari scuri evocativi e quella particolare cura al dettaglio, i poveri abitanti sono stretti intorno al focolare, mentre fuori piove, nel pizzicare dei violini. In un lampo si arriva all’Allegro, tanto simile ai quadri con i pattinatori di Bruegel: essi camminano sul ghiaccio, con cautela, mentre si ode lo Scirocco, la Bora e la Tramontana di una natura che, nonostante le catastrofi, dà sempre gioia.
Dopo un’esecuzione emozionante, commovente nel Largo, il maestro concede come bis il tempo Moresca della Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di A. Dvořák. Bella esecuzione anche per l’Orchestra Promusica che ha seguito con passione il virtuoso violinista, anch’essa accomunata dal medesimo intento pedagogico: parallelamente all’attività concertistica, infatti, l’Orchestra ha attivato una serie di laboratori di preparazione all’ascolto nelle Scuole medie inferiori e superiori di Pistoia.
Caldi e prolungati gli applaudi del pubblico, in gran parte giovane, ad attestare che con la passione di una didattica continuativa si possono raggiungere risultati emozionanti, come osservare flotte di bambini di 12/13 anni correre, entusiasti, a chiedere un autografo ad un grande virtuoso del violino quale Uto Ughi.