La tempesta di Binasco spazza via la magia dall’isola, portando umorismo e creatività

Grandi applausi al Metastasio di Prato per la messinscena della Popular Shakespeare Kompany di Valerio Binasco

In un tempo come quello moderno dove una continua aria di tempesta aleggia sopra le nostre teste, dove nessuna sicurezza è ormai più ferma, come su di una caravella, in balia delle onde e dei venti, navighiamo a vista in un mare instabile, verso una meta ignota. Il naufragio esistenziale non è che la più plausibile tra le possibilità.
Con questa clima interiore sempre più burrascoso, troviamo riparo al Teatro Metastasio di Prato, dove di tempeste ne hanno viste e superate molte, e ogni volta trovano sempre la rotta per proporre al proprio pubblico una stagione di teatro di grande livello, la migliore da anni a livello regionale.
Quest’anno ad aprire la stagione, un classico del Bardo: La Tempesta, diretta da Valerio Binasco e interpretata dalla sua nuova compagnia che di Shakespeare porta il nome in dote, la Popular Shakespeare Kompany.

Il solo nominare La Tempesta di Shakespeare genera nelle nostre menti quel mondo fatato e selvatico dell’isola misteriosa abitata da Prospero, Miranda, Calibano e Ariel. Un’isola oscura, dove l’arte incantata di Prospero regna sovrana. Un mondo magico, dove Prospero (Duca deposto di Milano) è arrivato fortunosamente su di una nave con la figlia Miranda di tre anni, a seguito dell’esilio ordito dal fratello Antonio con l’aiuto del Re di Napoli. Un’isola sulla quale dodici anni dopo il suo arrivo, grazie alla sua magia e al fato, Prospero riesce a creare una tempesta e a far naufragare una nave, contenente i suoi antichi nemici, che incolumi e storditi giungono nel suo nuovo regno.

Lo spettacolo inizia proprio con Prospero inginocchiato sul proscenio intento con il suo bastone a creare la tempesta, mentre l’equipaggio della nave realizza immobile l’idea del naufragio e Miranda invoca invano il padre di far cessare il caos. Da qui si dipana la rinomata storia della più fantastica opera del Bardo, un viaggio dell’anima dell’uomo verso l’oblio, il perdono e la salvezza.

La traduzione di Valerio Binasco sfronda molti versi del testo a tal punto da rendere l’opera più contemporanea, più attuale, più leggera. I lunghi monologhi di Prospero sono però ridotti in briciole, accelerando il ritmo dell’opera, ma facendo mancare la grande poesia al testo shakespeariano. In molti punti si sofferma ripetutamente sulla spiegazione del contesto, rendendolo molto didattico, al punto da apparire come una vera traduzione for dummies de “La Tempesta”. Shakespeare sembra fuggire dal testo, perdendosi tra gli anfratti e le cavità dell’isola misteriosa, abbandonato anche da Calibano che nel finale della rielaborazione lascia la patria natia assieme a tutti i personaggi.

La regia sempre di Binasco, è fluida, ben ritmata, ricca di trovate originali e creative, riesce a dare colore al testo in ogni sua forma. A differenza di altre messinscene della stessa opera, sotto la regia di Binasco affiora evidente l’umorismo, quasi farsesco, che alberga nei dialoghi tra i personaggi. Appoggiandosi molto su questa ricerca del divertire, attraverso l’uso attoriale di dialetti e di una mimica molto caricata, finisce per strizzare troppo l’occhio al pubblico, perdendo quasi completamente la liricità e la poesia del testo originale. Tuttavia Binasco accorda magistralmente tutti i personaggi del dramma, dando maggiore respiro a figure “minori” dell’opera come Trinculo, Stefano e Gonzalo, per una narrazione più fluente e corale. Una regia che guarda ai classici con occhi puntati sull’oggi, portatrice ricorrente di nuove contaminazioni, come la maglietta da Superman di Ariel, i vestiti contemporanei dei nobili, lo scatto di una foto da uno smartphone.

Bravi gli attori della nuova compagnia Popular Shakespeare Kompany, tra i quali emergono su tutti Gianmaria Martini nei panni del deforme Calibano con un’interpretazione emotiva e spossante, e Fabrizio Contri che riesce a creare un’originale maschera di un Ariel un po’ rimbambito, a metà tra un Superman sulla soglia della pensione e un Mago Merlino pronto per Honolulu.

Un’opera spogliata dalla magia del testo, resa fin troppo comica e semplicistica, ma che centra il duplice obiettivo di divertire senza annoiare, e parlando di Shakespeare e de La Tempesta, è una prova non del tutto scontata da superare. Calorosa ed entusiasta l’accoglienza del pubblico pratese divertito e sorridente per gran parte delle oltre due ore di spettacolo.

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