Patrick Gallois: estroso direttore e flauto solista al Verdi

Giovedì 5 maggio l’Orchestra Regionale della Toscana ha accolto al Verdi di Firenze un ospite d’eccellenza: Patrick Gallois, flauto solista e direttore d’orchestra di fama mondiale, fondatore dell’orchestra Académie de Paris, docente presso l’Accademia Chigiana di Siena e al Banff Centre for Arts in Canada; nelle emergenti vesti di direttore ha diretto in Giappone, in Finlandia, Svezia, Italia, California e in Israele.

La serata si è aperta con un’interpretazione del tutto personale del Concerton.2 in Re maggiore per flauto e orchestra K.314 di Wolfgang Amadeus Mozart. L’opera è la trascrizione di un concerto per oboe in Do maggiore scritto da Mozart precedentemente a Salisburgo per l’oboista Giuseppe Ferlendi, trascritto in fretta per il ricco ufficiale olandese Dejean, dilettante di flauto. Il concerto ha inizio con un Allegro aperto che mostra immediatamente la preminenza del ruolo del solista sul leggero ma prezioso accompagnamento orchestrale. Segue l’Andante con moto dove il flauto emerge in tutta la sua aulica espressività per terminare con un Allegro vivace, ovvero un rondò alla maniera tipica dell’opera buffa: il suo ritornello verrà infatti ripreso dallo stesso autore nell’aria del soprano Blonde «Welche Wonne, welche Lust» nell’opera Entführung aus dem Serail.

Gallois si muove con libertà e gusto tutto francese, brillante e divertente, seppur rivisitando le già splendide pagine mozartiane con virtuosismi non contestualizzati, quali glissandi e sovrabbondanti abbellimenti.

Dopo aver padroneggiato la scena come solista, il maestro francese passa a dirigere l’ORT per la fascinosa Pélleas et Mélisande, suite op. 46 di Jean Sibelius, opera terminata nel 1905 che evoca indefinite atmosfere sceniche: «Non sarebbe neanche artistico se si volessero estrarre ben definite immagini da questi piccoli pezzi di musica assoluta», affermava lo stesso Sibelius.

E la composizione si articola tra le ombre dell’austera dimora del re Arkel “Alla porta del castello”, accarezza la fragile malinconia di “Mélisande” per raggiungere la risacca “In riva al mare”. Dopo questa breve tinta marina, segue serena “La fontana meravigliosa del parco” e prosegue con “Le tre sorelle cieche”, dove torna il leitmotiv del corno inglese. Segue la bucolica “Pastorale”, e subito l’atmosfera si incupisce con l’incessante incedere della ruota di “Mélisande all’arcolaio”, ineluttabile preludio della fine che, dopo il breve “Intermezzo”, sopraggiunge inesorabile con “La morte di Mélisande”, mentre i vapori musicali si disperdono in un lontano silenzio.

Il concerto si conclude con la Sinfonia in Re maggiore n. 101 “La pendola” di Franz Joseph Haydn, caratterizzata dal divertente ticchettio dello scorrere del tempo reso dalle crome staccate dei fagotti sotto il tema esposto dai violini nell’Andante. Una sinfonia di ampio respiro che ben esprime il delicato gusto di Haydn.

Impeccabile l’esecuzione dell’ORT; leggera e spiritosa, d’impatto sicuramente scenico, la direzione di Patrick Gallois, emblema di un’estrosa maniera tutta francese.

Samantha Russotto