
Stoker è diretto dal regista Park Chan – wook, ed è una delle interessanti novità di quest’ anno.
Dopo la morte del padre Richard (Dermot Mulroney), la diciottenne India Stoker, si trova a vivere con una madre insicura ed emotivamente instabile Evelyn Stoker(Nicole Kidman) e lo strano zio Charlie (Matthew Goode), appena stabilitosi a casa sua, su la cui vita aleggia un alone di mistero. India seppure dubbiosa e sospettosa sulle motivazioni del suo arrivo, inizia a provare una fatale attrazione per lo zio. Ma capirà presto chi si nasconde dietro quel volto affascinante.
Un thriller psicologico e drammatico, con alcune sfumature horror; il tutto esprime un’influenza del lavoro hitchcockiano sulla sceneggiatura. Non delude l’attrice Mia Wakisowska, già nel cast della serie tv In Treatment (2008), poi protagonista di Alice In Wonderland di Tim Burton e altri lavori quali I ragazzi stanno bene (di Lisa Cholodenko, 2010) e Jane Eyre (2011) di Cary Fukunaga.
Il suo è un personaggio eccentrico e psicologicamente – e persino “geneticamente” – deviato. Nicole Kidman è perfetta nel ruolo della madre che sembra avere gravi complessi mentali, che appare a volte quasi in lotta con la figlia, in un rapporto teso e carico di antagonismo da entrambe le parti.
Lo zio Charlie è un uomo misterioso e forse è proprio questo ciò che affascina subito della sua persona. Il suo sguardo penetrante ti studia e ti legge dentro. Charlie avrà un ruolo determinante per l’evoluzione del carattere di India e per lo sviluppo delle sue caratteristiche dominanti, inizialmente poco palesate, poi pian piano portate alla luce, in una lenta ascesa e presa di coscienza nella mente della ragazza. La madre invece, con un carattere dominante iniziale, che si impone sulla figlia sottomettendola alle sue regole, diviene man mano succube del fascino di Charlie, mostrando i suoi punti deboli e la fragilità di cui è fatta. Curiose le scelte visive in molte scene, utilizzate per marcare con una semplicità disarmante il senso di ogni dialogo, ogni concetto nascosto sottilmente nelle parole di Charlie o di India, mentre Evelyn si trasforma in una figura praticamente inutile per i due.
I dettagli interessanti su cui consiglio di far caso, sono le scarpe della ragazza, simbolo della sua innocenza e fanciullezza, e il cambiamento che poi subiranno, ad indicare che la sua trasformazione in un personaggio con un carattere a tutto tondo, si è definitivamente conclusa. Gli ambienti esterni fanno da contorno alla storia e rendono l’idea di quanto sia selvaggia e ribelle India, mentre la loro grande casa, con il suo arredamento così accurato e quasi ossessivamente pulito, dà invece idea di inglobare Evelyn, riflettendo all’esterno il vuoto nella sua anima. Consiglio la visione del film, certa che non vi annoierà e vi terrà sulle spine, con il suo ritmo sempre più incalzante e ricco di colpi di scena, come solo un buon thriller psicologico sa fare.
Cara Alessandra,
Ho visto Stoker ed onestamente non mi ha entusiasmato molto,
L’ho trovato lento e prevedibile.
La figura della Kidman aggiunge poco al film.
La fugura dello zio è sicuramente più interessante
Sono d’accordo sulla simbologia delle scarpe
Trovo comunque la tua recensione brillante e attenta
Continuerò a leggerti!