SOUL | Alla ricerca dell’origine di tutto a ritmo di jazz

Disney Pixar affronta a modo suo un tema non facile come la morte (e il senso della vita). Senza deludere le aspettative di cuore e occhi.

Soul

Dopo il malinconico Up e lo psicologico Inside Out, Pete Docter torna alla regia con Soul,  23esimo film targato Disney Pixar, che affronta un “banalissimo” tema come il senso della vita. Con risultati che non vi lasceranno gli occhi asciutti.

Soul
“Salve a tutti sono Joe Gardner e sto per morire, quindi non vi affezionate troppo al mio personaggio”

Programmato per il grande schermo, ma, a causa il solito Codiv-19, arrivato lo scorso 25 dicembre soltanto sui piccoli schermi degli abbonati a Disney+, Soul racconta la storia di Joe Gardner (doppiato da Neri Marcorè), pianista dilettante che insegna musica in una scuola pubblica di New York. Il protagonista però sogna una vita da pianista jazz, la stessa vita che il defunto padre non era riuscito ad afferrare e che spaventa l’ iper-protettiva madre. Tuttavia, proprio il giorno in cui dovrebbe esibirsi a fianco di una famosa jazzista, realizzando così il suo sogno, Joe cade in un tombino e muore. O così sembrerebbe. La sua anima, infatti, si ritrova su una scala mobile diretta verso una grande e agnostica luce bianca: solo il caso gli consentirà di finire tra le anime di coloro che devono ancora nascere e di conoscere 22 (Paola Cortellesi), iniziando (forse) l’ultima sua più grande avventura.

Soul
“Ehi Joe, ho l’ impressione che non siamo più nel Kansas”

Insomma, Soul è sicuramente un film d’animazione inusuale, anche se Docter ci aveva già deliziato più di 10 anni fa con Up, affrontando un’altra tematica poco “appealing” come la vecchiaia. E come con le avventure dell’anziano e scorbutico Carl Fredricksen, anche con quelle di Joe e 22  riesce a non deludere le aspettative dei suoi estimatori.

Questo grazie ad un riuscito mix di ingredienti che scomoda addirittura le grandi domande dell’umanità: da dove veniamo? Chi siamo? Ma soprattutto…dove andiamo?

Ovviamente il film non fornisce risposte definitive sull’argomento (e non penso che questo sia uno spoiler!), in compenso però abbondano le citazioni filosofiche e gli spunti di riflessione che non lasceranno indifferenti i tanti ragazzi un po’ stagionati che da anni si approcciano ai film Pixar, sapendo che dovranno fare i conti con il loro presente, passato e futuro.

Se la trama riesce in modo semplice a parlare di temi complessi, altrettanto felici sono le scelte musicali e le intuizioni visive.

Soul
Tipo una nave rosa shocking in un mare di sabbia blu notte: what else?

Senza contare la resa dell’Ante mondo, caratterizzato da colori pastello e personaggi lineari, chiaro omaggio al personaggio “lineare” per eccellenza, ossia la Linea di Osvaldo Cavandoli.

Soul
“Ma quale Linea, io sono un personaggio originale della Pixar e chi dice il contrario finisce in un tombino”

Purtroppo sono proprio queste “intuizioni” a far rimpiangere maggiormente la vita ante-Covid (ve la ricordate vero?), quando era possibile ammirare un film come Soul su un grande schermo, nel buio di una sala gremita o, come si direbbe nella neo-lingua dei DPCM, assembrata.

E a farci capire che il senso della vita, in fondo, sta nelle piccole cose. Come andare al cinema o mangiare pop corn bisunti durante la proiezione, lamentandosi del prezzo pagato.

That’s all life, folks!