Reality: la finzione che diventa ossessione

Presentato al Festival di Cannes 2012, Reality è il settimo lungometraggio del regista Matteo Garrone, che ricordiamo per il crudo e angosciante film Gomorra (2008), tratto dal best-seller di Roberto Saviano.

Luciano (Aniello Arena) è uno spigliato pescivendolo napoletano dotato di una particolare simpatia. Spesso si esibisce davanti ai clienti della pescheria e nelle feste davanti amici e parenti. Un giorno, spinto dalla famiglia, partecipa ai provini per entrare nella casa del Grande Fratello. Da quel momento l’attesa del verdetto diventerà l’unico scopo delle sue giornate finché, colto dalla follia, la sua percezione della realtà non sarà più la stessa, portando la sua famiglia a vivere in un incubo che sembra non finire mai.

I sogni a volte rimangono chiusi nel cassetto, a volte si avverano, a volte desideriamo così tanto che si realizzino, da crederci davvero e finire col viverli con la nostra fantasia. Questo accade a Luciano, il protagonista, che inizialmente, nemmeno voleva andarci, nella casa del Grande Fratello. Ma poi la fantomatica “pulce nell’orecchio” si insinua così profondamente nel cervello, che non riesce più a pensare ad altro. La speranza di fa sempre più forte, più concreta. O almeno Luciano pensa che sia così, nella sua percezione distaccata dalla realtà.

Reality

La paranoia, l’ossessione, la follia, sono elementi di cui si parla spesso nei film, ma finché non si vivono, non si ha idea di cosa essi significhino davvero. In Reality, anche lo spettatore vive l’angoscia dell’attesa, il dubbio che sia tutto preparato per mettere alla prova il protagonista, fino a che non ci si rende conto che forse, è tutta un’illusione. Chi non può permettersi altro, vive e si crogiola nelle proprie speranze, pensando che prima o poi, toccherà anche a lui, o lei. Ma di sogni non si può vivere, cinicamente parlando. Si può tentare e ritentare fino a che non si riesce, ma Luciano non tenta, Luciano attende passivamente fiducioso, una fiducia malriposta. Cosa ci aspetta, nel nostro futuro? Un’eterna delusione o un’estrema illusione? Affidarci al destino si dimostra non essere il modo migliore di vivere la vita, Reality ce lo mostra in modo crudo, sincero.  Mi chiedo: voler far parte di una finzione è l’unica cosa che ci resta?

Reality

Se lo chiede presumibilmente anche Garrone, che ci mostra come può essere possibile, per alcune persone, perdere il contatto con la realtà, delusi dalla propria esistenza, scontenti di se stessi e di quello che hanno realizzato, che pregano ogni giorno in un colpo di fortuna che li trasporti lontano dalla monotonia e la banalità di tutti i giorni. Colpisce, dal punto di vista tecnico del prodotto, come le inquadrature e il ritmo della storia riescano ad aumentare lo stato compulsivo e paranoico della situazione, così come nello spettatore, che vive con lo stesso stato d’animo dei personaggi, il dramma della vicenda, sentendosi quasi soffocare dalle emozioni che si intersecano l’una con l’altra, seguendo il filo della trama, fino ad arrivare al finale, in cui si giunge ad una stàsis, un momento idilliaco in cui il sogno diventa realtà.

Assolutamente imperdibile, se siete curiosi di capire cosa voglia dire varcare i limiti della lucida follia.

Reality

 

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