“Suite francese” l’appassionata storia d’amore di Irène Némirovsky

[rating=5] Lei è Lucile, affranta moglie di Gaston, partito per il fronte, Angellier è la dura suocera che sorveglia nuora e proprietà in affitto, mentre Bruno è un ufficiale dell’esercito tedesco che verrà a stare da loro avendo la più bella casa del piccolo paese francese. Sullo sfondo, la guerra. Francia e Germania sono in lotta, i tedeschi depredano ed uccidono, si impossessano di case e donne, uccidono per poco. La loro presenza incute terrore. Sul grande schermo una delle più belle storie d’amore di questa stagione cinematografica dove la trama del film si intreccia con la storia dell’autrice. La pellicola è tratta infatti dall’omonimo libro (uscito postumo) della scrittrice Irène Némirovsky che viene arrestata, il 13 luglio 1942, morta ad Auschwitz a soli 39 anni. Di lei rimase una valigia dentro la quale, molti anni dopo, quando finalmente la figlia maggiore Denise Epstein troverà il coraggio di aprire, verrà fuori un manoscritto (sulle note finali potrete vedere scorrere le pagine autentiche). E’ proprio “Suite francese” quello che emerge tra fogli sbiaditi e scarabocchiati, un libro che la scrittrice non riuscì a completare e che ricopierà pazientemente la figlia Denise, tra commozione e sicuramente rabbia. Il lavoro fu poi dato alle stampe nel 2004.

Saul Dibb ne ha tratto un autentico capolavoro narrativo, con Michelle Williams, Kristin Scott-Thomas e Matthias Schoenaerts, distribuito in Italia dalla Videa.

Il film è stato scritto dal regista Saul Dibb (La Duchessa) e Matt Charman (autore di un thriller sulla Guerra Fredda diretto da Steven Spielberg in uscita nel 2016). Il direttore della fotografia è Eduard Grau (A Single Man di Tom Ford, nomination ai Goya per Buried), la scenografia di Michael Carlin (nomination all’Oscar® per La Duchessa), e i costumi di Michael O’Connor (premio Oscar®, BAFTA e Costume Designers Guild Awards per La Duchessa). La colonna sonora originale, alla quale ha partecipato con un brano anche il pluripremiato Alexander Desplat, è del compositore Rael Jones.

Una scena del film Suite francese

Conoscere la storia dell’autrice e vedere il film è ricevere una commozione senza eguali. Sul finale, il pensiero della figlia maggiore che riconosce nell’opera diffusa la vittoria della madre su quella morte orribile, la vittoria di una donna che i nazisti non sono riusciti ad uccidere del tutto, ma sopravvive tra quelle pagine oggi sequenza narrativa emozionante ed appassionante insieme.

Irène Némirovsky era nata a Kiev nel 1903 da una famiglia di banchieri di origini ebraiche, visse a Parigi dove appena diciottenne cominciò a scrivere. E’ del 1929 il suo primo romanzo (“David Golder”) che ottenne un grande successo. Irène continuò a scrivere ma le origini che il cognome lasciava trasparire cominciarono a rappresentare un pericolo, costringendola a ricorrere ad uno pseudonimo. Gli editori, temevano infatti di pubblicare i suoi lavori per le possibili e comprensibili ritorsioni che avrebbero potuto ricevere dai tedeschi.

E’ incredibile come la storia raccontata al cinema lasci trasparire il vissuto dell’autrice per quanto riguarda lo sfondo bellico, l’orrore, che ha inteso addolcire unendolo ad una storia d’amore.

E’ un film da vedere come un omaggio da rendere a questa grande donna. Non lasciamo da sola al cinema Irène Némirovsky!

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