
[rating=3] Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… Era il lontano 1977 quando un visionario George Lucas realizzò il primo film della saga Star Wars “Una nuova speranza”, curandone sia la regia e che la sceneggiatura. Lucas trasportò milioni di sognatori in quella galassia lontana e li appassionò alle vicende di Luke, Leila e Han e fece scoprire loro un universo permeato dalla forza.
A questo episodio IV, seguirono il V e il VI, non diretti da Lucas, ma cosceneggiati da quest’ultimo insieme a Lawrence Kasdan; la tecnologia dell’epoca, per ammissione dello stesso creatore, non gli aveva permesso di realizzare i primi tre episodi, i quali uscirono soltanto alla fine degli anni novanta.
Sono passati quasi quarant’anni, nel frattempo la Lucasfilm è stata venduta alla Disney e la regia dell’episodio VII è stata affidato a J. J. Abrams, già autore di successo delle serie “Lost” e “Alias”, e del film “Star Trek”. Il soggetto è stato scritto dal premio Oscar Michael Arndt, la sceneggiatura è di Abrams e del già citato Kasdan.
Le vicende del nuovo episodio sono ambientate circa trent’anni dopo. Luke Skywalker si è ritirato in un luogo sconosciuto. In ogni angolo della galassia sia il Primo Ordine, erede dell’impero, che la Resistenza guidata dalla Principessa Leia Organa, lo cercano. Sul pianeta Jakku si incontrano il pilota della resistenza Poe Dameron e Kylo Ren, il nuovo discepolo di Snoke, signore del Primo Ordine, entrambi intenzionati a recuperare una mappa che condurrebbe a Skywalker.
La trama si rifà in maniera evidente all’episodio IV, il tempo dell’azione risulta però dimezzato, non c’è più posto per la narrazione epica del passato, aspetto che era già risultato evidente nei prequel, scritti e diretti da Lucas in persona. Eppure qualcosa è cambiato. Resta la lotta ancestrale tra luce e tenebre, un eroe, anzi un’eroina, il Millenium Falco, la Resistenza è ancora l’ultimo baluardo contro la deriva autoritaristica del Nuovo Ordine, ma l’analisi diventa più profonda.
Il male non è fatto più soltanto di duelli a colpi di spade laser, di inseguimenti tra caccia stellari e astronavi nemiche: diventa incredibilmente reale e vero. L’eccidio della popolazione inerme di Jakku è cruda e spietata: potrebbe tranquillamente essere la ripresa di un fotoreporter di guerra di una qualsiasi rappresaglia di fanatici invasati in Africa,in Medio Oriente, in Europa.
Da sottolineare l’interessante evoluzione psicologica del personaggio di Finn che attraversa molteplici e interessanti stati d’animo, in un climax ascendente che va dalla paura alla speranza. La regia mescola grafica, design, pupazzi e digitale, trovando un equilibrio che nei prequel non c’era stato e il montaggio ricorda più un film di Spielberg, che uno di Lucas.
Il giudizio è sostanzialmente positivo, sicuramente non ha soddisfatto tutte le aspettative dei fan di vecchia data, si potrebbe giudicare la trama deludente, lo svolgersi degli eventi troppo frettoloso, il personaggio di Maz Kanata troppo simile a Joda e sarebbero tutte posizioni condivisibili.
Eppure il film visto nella sua globalità è godibile, è un prodotto ben confezionato che soddisfa la voglia di milioni di fan di ritornare per qualche ora in quella misteriosa galassia ad anni luce dalla terra.