
Il documentario di Herzog sulla nascita, l’ascesa ed il declino di Gorbaciov, una delle più significative figure politiche dello scorso secolo, proietta lo spettatore indietro nel tempo grazie a molte immagini di repertorio che ci fanno ricordare l’URSS in una fase di cambiamenti epocali, ma ci fornisce anche il resoconto amaro del fallimento del sogno di un grande uomo che aspirava ad un Mondo di pace.
L’intervistato infatti, pone spesso l’accento sul pericolo che corre l’umanità a causa delle Nazioni che sembrano oggigiorno ritornate in pieno clima da guerra fredda e che si stanno nuovamente lanciando in una corsa al riarmo nucleare; ma lo fa senza entrare nel dettaglio specifico dei singoli paesi, senza alcun riferimento personale a nessun capo di Stato odierno, ma preferendo affrontare un discorso generale sui massimi sistemi che va letto per la sua universalità del messaggio.
Quello che emerge da questo documentario è infatti l’umanità di Gorbaciov ed il suo sogno utopico di un Mondo fatto di cooperazione anziché di rivalità o violenza.
Un sogno che purtroppo si infrange per l’ascesa di altre figure forti che per giochi di potere gli impediscono di portare a termine il compito che si era prefisso.
Ma la sensibilità dell’uomo, ancor più del “politico” traspare in maniera ancor più prorompente quando si sofferma sui ricordi personali: gli zii morti di fame in una Russia sull’orlo del collasso o la toccante confessione dell’enorme dolore provato al momento della perdita di Raisa, la donna e l’amore della sua vita. “Quando è morta Raisa mi è stata tolta la vita” afferma con la rassegnazione nel cuore ma con la dignità di un uomo che, se da un lato non vuole farsi vedere debole, dall’altro sembra aspettare con impazienza il momento di morire per potersi ricongiungere nuovamente a lei.
Un film quindi, che viaggia su due livelli: quello storico-documentaristico, con immagini accuratamente scelte dagli archivi che esaltano i momenti salienti dell’ascesa politica di Gorbaciov a seguito della morte dei precedenti capi di partito, e quello più prettamente umano e personale che tuttavia serve a restituire allo spettatore un quadro maggiormente completo della figura che avrebbe voluto cambiare il Mondo.
Con la tranquillità pacata dei suoi 87 anni e vedendo con chiarezza il pericolo di un futuro distopico dove l’umanità potrebbe dare avvio alla sua completa distruzione a causa di una guerra nucleare, Gorbaciov torna con il pensiero all’incontro di Reykjavík con Regan dove fu messo il primo tassello per il disarmo e per un Mondo fatto di collaborazione tra gli Stati, dopodiché ci saluta con l’epitaffio che vorrebbe farsi scrivere sulla lapide:
“Ci avevamo provato, ma non ci siamo riusciti”.
L’intervista si chiude e Gorbaciov può tornare a pensare alla sua Raisa. Speriamo tu possa tornare ad abbracciarla nella tua prossima vita e speriamo che il tuo sogno di pace mondiale si possa avverare.