Era d’Estate: Beppe Fiorello e Massimo Popolizio nei panni di Borsellino e Falcone

[rating=5] Dei due giudici sappiamo il coraggio e l’audacia nelle inchieste, li ricordiamo con anniversari e commemorazioni, la loro sorte fece commuovere gli italiani ed indignò enormemente. Quel 1992 rimarrà scolpito per sempre nelle cronache e nei cuori d’Italia, anzi, nelle strade, scuole, piazze, a loro intitolate.

Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone stava rientrando in Sicilia da Roma. E’ con sua moglie Francesca Morvillo, anch’ella giudice e la scorta formata da Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro. Dall’aeroporto all’autostrada, un carico di tritolo, azionato con un telecomando, uccise le vite di tutti loro, nel punto tristemente noto come “strage di Capaci”.

Il 19 luglio 1992 ancora un’altra strage, quella di via D’Amelio. Il giudice Paolo Borsellino si era recato a fare visita alla mamma, suona il citofono, poi, lo scoppio. Persero la vita con lui anche i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Due episodi agghiaccianti.

Il film di prossima uscita rivela un aspetto dei due uomini davvero inedito e sconosciuto. Sette anni prima dei cruenti attentati, erano stati già oggetto di un allarme legato alla propria vita ed alla sicurezza dei loro familiari. E, come un padre, per loro, se ne preoccupò il compianto Antonino Caponnetto che coordinava allora il pool antimafia nella Procura di Palermo.

Era d'Estate

E’ il 1985. Falcone e Borsellino con le rispettive famiglie sbarcano sull’Isola dell’Asinara. Sono in pericolo. Qualcuno vuole farli fuori. L’allarme è fondato (arriva da una intercettazione fatta dai carabinieri dell’Ucciardone) e nessuno ha il tempo nemmeno di preparare i bagagli. Un nucleo speciale li preleva dalle abitazioni o per strada conducendoli in una località protetta. Fatti salire su una nave arriveranno in Sardegna, ospiti della piccola foresteria di Cala D’Oliva. Vivranno qui, per alcuni mesi, completamente isolati. Non potranno comunicare esternamente. Guardati a vista da una pilotina e dalle guardie penitenziarie. Passano i giorni ed i nervi si fanno sempre più tesi per i due uomini simbolo della giustizia italiana. Attendono le “carte” su cui lavorare, ed alle attese si sommeranno le delusioni di giorni che passano come “vuoti”. Quelle carte sono importanti. Servono per la stesura dell’ordinanza-sentenza del maxi processo. Il lavoro che segnerà l’esistenza di “Cosa Nostra”. Nel tutto poi, la sorte della piccola Lucia Borsellino che non riesce ad incamerare quello stato di isolamento. Per lei si temerà di brutto.

Distribuito da Fandango che cerca la “finestra” giusta per collocarlo nelle sale, il film è stato presentato, come evento “speciale”, all’Auditorium Parco della Musica, dove c’è stata la Festa del Cinema di Roma che ha visto un lusinghiero risultato per il direttore artistico Antonio Monda e Lucio Argano, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma, organizzatrice della “Festa”.

Noi di Fermata Spettacolo abbiamo visto “Era d’Estate” in anteprima e lo consigliamo vivamente ai nostri lettori. Si capiscono le tensioni, le sofferenze psicologiche alle quali erano sottoposti Falcone e Borsellino, ma pure la loro cultura, l’ironia e solidarietà reciproca. Cosa non da poco… e su ogni cosa, la voglia enorme di lavorare, portare a termine le inchieste sulla mafia, dimostrare che non fosse un’invenzione ma che esistesse davvero, e poi le trame, gli affari, i legami sporchi contro cui lottavano. I due giudici (qui Popolizio e Fiorello) amavano il loro lavoro, amavano la legalità, il senso di giustizia.

Giovanni Falcone ha il volto del bravissimo Massimo Popolizio, sul set come a teatro, con lui sono emozioni vivissime, tra gli attori in ascesa nel panorama artistico italiano. Nel suo lavoro c’è studio e passione. Ammirato nell’omaggio al poeta portoghese Fernando Pessoa (leggi la recensione) e nel film di Mario Martone su Giacomo Leopardi “Il Giovane Favoloso” (interpretava Monaldo Leopardi, il papà del grande poeta di Recanati).

Al suo fianco Beppe Fiorello, capace di passare dalla fiction al grande lavoro dello schermo, dal medico Moscati a Modugno fino alla toga siciliana. Il suo volto qui è per Salvatore Borsellino. Nei ruoli femminili ci sono Valeria Solarino che interpreta Francesca Morvillo e Claudia Potenza che è Agnese Borsellino. Da segnalare la bravura nel ruolo anche della piccola Elvira Cammarone nella parte di Lucia Borsellino.

A firmare questo film molto bello davvero è Fiorella Infascelli che, per puro caso, nello svolgere dei sopralluoghi mentre lavorava ad altro progetto, è venuta a conoscenza di questo spaccato inedito, decidendo di farlo conoscere ad una vasta platea. Raccogliendo le varie testimonianze, i fatti svoltisi, ha poi scritto i dialoghi. Infascelli firma sceneggiatura e regia, avvalendosi per la ricostruzione storica del giornalista Attilio Bolzoni, nota firma del quotidiano “Repubblica” ed autore di diversi libri sulla mafia.

C’è la storia e c’è sullo sfondo la bellezza di un’isola meravigliosa: l’Asinara, un’area marina protetta, un tempo sede del carcere di massima sicurezza.

Una nota di merito infine va alle musiche originali di Pasquale Catalano, composte e orchestrate da lui. Nato a Napoli nel 1966, ha lavorato per il Premio Oscar Paolo Sorrentino, ed i registi Ferzan Ozpetek, Stefano Sollima, Pappi Corsicato e Giuseppe Capotondi (La doppia ora), Antonio Capuano (La guerra di Mario) e molti altri.

Si vedono le spiagge ed il mare limpido, la flora e la fauna. Nel solo 2014 sono stati girati tre lavori, tra maggio ed ottobre: “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu, Era d’Estate e poi Sinuaria, un corto di Roberto Carta.

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