Ti regalo la mia morte, Veronika

[rating=3] Antonio Latella, dopo Le lacrime amare di Petra von Kant (2006), torna a confrontarsi con la poetica di Rainer Werner Fassbinder, controverso attore e drammaturgo bavarese, e lo fa riadattando per il teatro la pellicola Die Sehnsucht der Veronika Voss nel 1982 per lo spettacolo Ti regalo la mia morte, Veronika in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 18 al 22 novembre.

La protagonista, Veronika Voss, è un’attrice dell’Universum-Film AG (UFA), il cinema di propaganda nazista, ormai sul viale del tramonto, dimenticata da tutti da anni e ossessionata dalla sua passata celebrità. Una sera conosce su un tram il cronista sportivo Robert Krohn e se ne innamora ricambiata e, nonostante lui conviva già con la sua ragazza Henriette, i due iniziano una relazione.

Ben presto però l’uomo si trova a dover affrontare i continui sbalzi d’umore di Veronika, il suo malessere e le sue continue crisi depressive e scopre che la donna è in cura in una clinica psichiatrica dove è tenuta in scacco dalla sua neurologa, la dottoressa Katz, che la tiene segregata approfittando della sua dipendenza da morfina.

Robert vuole liberare Veronika da questa morsa e manda Henriette a tentare di smascherare la dottoressa, ma tutto è inutile e la ragazza muore in circostanze misteriose mentre la Voss cade in una spirale di angoscia sempre più profonda che la porta al suicidio.

Latella sulla trama innesta un gioco di citazioni e rimandi a altri film della produzione fassbinderiana, presentati sotto forma di ricordi-allucinazioni di Veronika, quali Il matrimonio di Maria Braun, Paura della paura, Il viaggio in cielo di mamma Küster e Un anno con tredici lune, tuttavia ad un pubblico non preparato sulla cinematografia del regista quei richiami appaiono fuori luogo rispetto alla trama e gli intrecci risultano talvolta troppo difficili da sciogliere.

La presenza dei gorilla bianchi sulla scena, tocco personale di Latella presente già in altri suoi lavori, crea un ulteriore straniamento efficace però a rendere la sensazione di smarrimento e di caos che è nella mente malata e fragile di Veronika.

Vera padrona della scena è un’impareggiabile Monica Piseddu nei panni di Veronika Voss, abilissima a colmare quei vuoti di copione volontariamente inseriti nello spettacolo latelliano con il realismo straziante della sua recitazione, accompagnata da un altrettanto bravo Annibale Pavone, nei panni di uno spaesato Robert Krohn.

Tuttavia nonostante alcune trovate geniali, come il coro di gorilla o la scenografia che riproduce la sala di un cinema, e la bravura degli attori, lo spettacolo non convince pienamente e appare oscuro in alcuni punti che possono essere spiegati solo attraverso una conoscenza approfondita dell’opera di Fassbinder, di cui però non tutti gli spettatori sono forniti.

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