
[rating=5] Questo impressionante horror del 2014, scritto e diretto dalla regista Jennifer Kent, mostra decisamente la sensibilità materna e l’innocenza infantile messa a confronto con un passato tetro dalla quale i due protagonisti Amelia e suo figlio Sam, non riescono a staccarsi.
Amelia (Essie Davis) è una madre vedova che ha allevato da sola il figlio Sam (Noah Wieseman) dopo la morte del marito in un incidente stradale. Sam è convinto che mostri minaccino lui e sua madre, e sviluppa problemi di comportamento. Una sera, Amelia trova in casa un libro per bambini che non ricordava di possedere, intitolato Mr. Babadook, e lo legge a Sam. Da quel momento nelle loro vite, arriverà qualcosa di oscuro e incontrollabile e saranno costretti a fronteggiarlo una volta per tutte.
Chi da bambino non ha mai avuto paura dell’uomo nero.. quell’inquietante essere che i nostri genitori o i nonni, ci dicevano ci avrebbe presi se non ci fossimo comportati bene?
Ebbene, a volte gli incubi possono diventare realtà e in effetti è proprio quello che succede nel film “Babadook” (titolo originale “The Babdook”).
Una madre single che tenta di superare un drammatico evento che ha segnato la sua vita e quella di suo figlio, che si giostra continuamente tra il lavoro e il suo ruolo di madre, sola e tormentata dal passato, dalla disperazione dovuta alla morte del marito. In più con un figlio con disturbi comportamentali, che con le sue paure e i suoi problemi la porta all’esasperazione e che ormai non riesce più a tenere sotto controllo.
I toni noir favolistici della storia, così come delle immagini in generale, permeano all’interno degli ambienti bui e claustrofobici della casa, seguendoli anche all’esterno, come un’ombra che li perseguita. Un uomo dal mantello nero come la pece, dal volto bianco e orripilante, con grandi occhi strabuzzati e un ghigno malvagio impossibile da dimenticare. Una figura astratta, che man mano diventa sempre più reale, più concreta più “presente” nella storia, non più una semplice e tremenda sensazione …
E’ la non-accettazione di quello che è stato e di quello che è ora, che tormenta Amelia e che dunque si ripercuote su suo figlio, il quale tenta di difendere entrambi da quel “mostro” che vuole oscurare la loro serenità familiare, ma invano. A volte i nostri mostri non fanno sconfitti, vanno affrontati si, ma è necessario imparare a conviverci.
Questo non significa rassegnarsi nel senso negativo del termine, ma accettare lo status delle cose, per il benessere di chi amiamo e per la nostra felicità, per offrirci una via di fuga dai nostri timori e dalle nostre incertezze. La morale che si nasconde dietro Babadook è certamente profonda e ricca di spunti di riflessione.
Jennifer Kent ha dimostrato come il buon utilizzo di una tematica “horror” possa essere importante nel mostrare la sensibilità riguardo a vicende reali, a quella fragilità di cui è fatta la vita umana e su quanto fondamentale sia non lasciarsi travolgere dallo sconforto e dal dolore.
Non possiamo sconfiggere l’uomo nero, ma possiamo controllarlo e prendercene cura.