
Una settimana fa Martin Scorsese ha acceso la città di Torino di un’insolita atmosfera hollywoodiana, tra red carpet e bagni di folla di giovanissimi accorsi per incontrare da vicino il maestro indiscusso della storia del cinema. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha dedicato due intensi giorni al regista americano per omaggiarlo di un importante riconoscimento e godere di un’esclusiva masterclass che solo pochi fortunati sono riusciti a prenotare. Durante la serata di gala del 7 ottobre presso l’Aula del Tempio della Mole Antonelliana, gli è stato conferito dal Presidente del Museo Enzo Ghigo e dal Direttore Domenico De Gaetano il Premio Stella della Mole alla carriera. Per l’occasione sono stati invitati Willem Dafoe, Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo e Giuseppe Tornatore che ha letto una toccante laudatio.

In un discorso sentito ha dichiarato sincera gratitudine per il riconoscimento tributatogli nel tempio del cinema italiano, alla presenza del Moloch di Cabiria, film che ha amato a tal punto da inserire la locandina in una scena di Toro scatenato. “Sin da quando, più di 70 anni fa, sedevo con i miei nonni e i miei genitori a guardare Paisà di Rossellini in televisione, il cinema italiano ha occupato un posto molto speciale nel mio cuore, una presenza che mi ha guidato, sostenuto, spronato nel mio lavoro di cineasta. È davvero significativo per me ricevere un tale riconoscimento in questo particolare momento della mia vita, in questo bellissimo museo qui a Torino dedicato alla storia di uno dei grandi amori della mia vita: il cinema italiano”.
In Sciuscià, Roma città aperta, Ladri di biciclette Scorsese riconosceva una realtà non dissimile a quella a cui era abituato. Nel quartiere di Little Italy mentre guardava i film in salotto con la propria famiglia di origini siciliane, poteva scorgere l’emozione sui volti dei presenti: genitori, zii, che si riconoscevano in quei personaggi e da qui cominciò a nutrire il desiderio di vedere la gente riunita per emozionarsi di fronte alle storie. Anche la fascinazione dei film storico-epici lo ha sempre accompagnato e in qualche modo e ci si è avvicinato con L’ultima tentazione di Cristo, ma non essendo sostenuto da un budget adeguato non è diventato un kolossal.
La storia continua a rimanere la sua sfida nel presente, infatti in questi giorni è tornato in Sicilia non solo per scavare nelle proprie origini a Polizzi Generosa, ma anche per produrre un documentario sui naufragi nel Mediterraneo nel I e II secolo d. C., realizzato dall’archeologa dei fondali marini Sara Briggs.
In conferenza stampa si è partiti dal suo impegno fin dai suoi esordi come cineasta nel restauro e la conservazione delle pellicole classiche. Nel documentario del 2021 Film, The Living Record of Our Memory che racconta la storia della conservazione, del restauro e della digitalizzazione dei classici della storia del cinema, è dedicato uno spazio importante al lavoro svolto da Scorsese. Da quando andava in giro per gli studios negli anni settanta in compagnia di Brian De Palma, George Lucas e altri registi per salvare la produzione compresa tra gli anni Trenta e Sessanta che li aveva ispirati, a quando tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta insieme a Robert Rosen della UCLA si aggirava per gli studios con una lista di titoli di film battuti a macchina suggerendo il modo in cui preservarli, consapevoli del ricco patrimonio da salvare per le future generazioni. Fino alla fondazione nel 1990 della Film Foundation con la quale sono stati restaurati più di 2000 film e nel 2007 la creazione del World Cinema Project per localizzare, restaurare e distribuire film provenienti da tutti gli angoli del globo.

L’8 ottobre durante la masterclass, preceduta da un red carpet in cui si è generosamente concesso al pubblico per foto e autografi, Scorsese ha ripercorso la sua monumentale carriera partendo da alcuni spezzoni dei suoi film. Dai primi tentativi di smarcarsi dagli studios senza grandi attrezzature, prendendo a esempio i grandi maestri francesi e italiani con il film Chi sta bussando alla mia porta al leggendario monologo di Robert De Niro “Stai parlando con me?” di Taxi Driver, improvvisato in un palazzo abbandonato incalzato dai produttori perché in ritardo con le riprese; con Casinò ci ha raccontato perché “la parabola esistenziale di un gangster è importante quanto quella di Gesù Cristo” (cit. G. Tornatore), l’importanza della musica nei suoi film, la hybris e la sete di potere dell’uomo in Killers of the Flower Moon che si ripete nella storia e quanto sia importante mostrare ai giovani il passato per non dimenticare.