Salveremo il mondo prima dell’alba, punto di svolta o caduta?

Il nuovo lavoro di Carrozzeria Orfeo è un grande punto interrogativo

Salveremo il mondo prima dell'alba al teatro Vascello dal 5 al 17 marzo 2024.
Salveremo il mondo prima dell'alba al teatro Vascello dal 5 al 17 marzo 2024.

Scrivere questo pezzo è difficile. Soprattutto per la stima e il sincero apprezzamento, più volte palesato in altre recensioni, verso il lavoro di Carrozzeria Orfeo. Un gruppo di talentuosi che fra drammaturgia, recitato e messa in scena, sono stati letteralmente in grado di creare un format di spettacolo dal vivo assolutamente rivoluzionario. Un format che, giova ricordarlo ancora, ha ripopolato le platee teatrali di capelli nient’affatto canuti e questo in un paese che invecchia ferocemente da un cinquantennio, è preziosa testimonianza di un afflato artistico in grado almeno di restituirci una speranza sul futuro del teatro.

Ma sto mettendo le mani avanti. Sì lo sto facendo, perché Salveremo il mondo prima dell’alba in scena al Teatro Vascello di Roma dal 5 al 17 marzo, credo segni per la sottoscritta un punto critico cruciale su questa realtà artistica. Dal mio primo fulminante incontro con Thanks for Vaselina! sono passati diversi anni e molti altri spettacoli, considerando anche le primissime pièce, in totale undici. La cifra “fatale” della numerologia, punto di maturità e cambiamento, il più piccolo palindromo matematico, primo “numero maestro” apripista di una nuova decade. Non mi ci soffermo a caso, perché se guardiamo alla carriera e agli spettacoli da Thanks in poi, è innegabile cogliere la ripetizione, sicuramente voluta, di una certa cifra stilistica, per cui si è spesso parlato per questo gruppo di “teatro pop”.

Gli ingredienti sono gli stessi: sguardo corale, scenario apocalittico, attori eccellenti, regia da taglio cinematografico, ritmo serrato, scrittura ironica e feroce, in due parole: politicamente scorretto. Un format appunto, che si è ripetuto più o meno identico negli anni, offrendo agli spettatori una visione però sempre attuale sulla realtà più vicina e perché no, anche pericolosamente futuribile. Col tempo tuttavia ho personalmente notato una volontà di concentrazione sempre più forte sui personaggi, che pian piano hanno mangiato il terreno narrativo, finendo letteralmente per non avere più niente sotto i piedi. Così, anche in modo non del tutto figurato, in Salveremo il mondo prima dell’alba, dove un grappolo di umanità dispersa di danarosi infelici si ritrova sospesa nello spazio, a seguire un rehab di lusso, mentre la Terra praticamente si autodistrugge.

Anche qui personaggi assolutamente indimenticabili e prismatici: Patrizio (Roberto Serpi) il puro di spirito chiacchierone e divertente, amante di Omero (Sergio Romano), imprenditore severo e stronzo; William (Ivan Zerbinati), miliardario fabbricante di fake news col suo dolce servitore indiano Nat (Sebastiano Bronzato), praticamente vero mattatore della scena; Jasmine (Alice Giroldini) famosa cantante finita in disgrazia che cerca di liberarsi dalla dipendenza da antidepressivi e infine Coach (Massimiliano Setti), psicologo sopra le righe dal dress code da Merlino disneiano post Honolulu, a cui spetterebbe l’ingrato compito di “salvarli” da loro stessi. È tutto perfetto, ben scritto, si muore dalle risate, perché allora guardo l’orologio per due ore e mezza, sentendomi dentro una versione satiricamente esacerbata di Ma che colpa abbiamo noi? Con dentro un po’ di Beckett, Platone e Recalcati?

Forse perché banalmente non c’è storia. La storia sono i personaggi, tutti ugualmente protagonisti e portatori del loro messaggio che, talvolta però, sento pretestuoso, quasi che la loro funzione fosse svilita dal farsi solo portavoce di un punto di vista e l’opposto dello stesso. È come se sopra tutto calasse inesorabile un velo di marmo fatto di ammiccamenti e didascalie-finestre su quello che accade nel mondo e sui ricchi cattivi che non possono essere felici, che finisce per immobilizzare tutto e strappare al pezzo quel tanto serrato e adorabile ritmo che ho apprezzato in altri spettacoli. Mi disturbano i voice over, altrove così calzanti e che adesso invece mi sembrano solo didascalici, i personaggi crescono a dismisura e schiacciano fino ad annullare la cornice generale, non seguo con regolarità, mi annoio.

Sergio Romano e Roberto Serpi in "Salveremo il mondo prima dell'alba":
Sergio Romano e Roberto Serpi in “Salveremo il mondo prima dell’alba”.

Colgo invece la genuina volontà di rappresentazione di un mondo allo sfacelo, nient’affatto lontano da quello in cui muoviamo disinvolti le nostre esistenze, alle prese con la banalità del quotidiano, se rapportata ai grandi eventi catastrofici che ci circondano. Ma resta tutto lì. Galleggia sopra i corpi scenici senza parlarmi, dribblando, forse, le premesse di impegno civile che il racconto doveva gettarmi addosso. Cerco famelica solo le battute, straordinarie, precise e perforanti. Empatizzo prevedibilmente con l’unico personaggio positivo. Spirito mutilato e genuino privo di parabola evolutiva, a cui spetterà la mission di ripopolare il pianeta, impastando i suoi geni purissimi con una novella Eva impasticcata, che ce l’ha a morte con le femministe “isteriche”. Posizioni ideologiche a parte, mi sfugge invece la potenzialità di un plot avvitato sostanzialmente solo su villain simpatici, che giocano coi propri ego maschili, senza che questo produca veramente qualcosa nell’animo di chi guarda.

Questione di gusto? Insensibilità alle spinose questioni del Capitalismo? Forse la prima, ma sta di fatto che a parte la risata su alcune battute francamente memorabili, non mi porto a casa né emozioni né riflessioni. Eccoci tornare all’undici minaccioso, la svolta ma forse anche la rinascita. Per la grande capacità autorale di Gabriele Di Luca, la cui penna rimane in ogni caso graffiante e attenta, straordinaria, ho voluto indagare a fondo i motivi, per me respingenti, di Salveremo il mondo prima dell’alba, oltre il limitante “non mi è piaciuto” e comprendere i meccanismi che hanno inceppato la sospensione d’incredulità. Tutto torna al racconto, alla cara preziosissima “storia” che sento dispersa e non riesco ad acchiappare.

Ecco, mi è mancato sostanzialmente questo: una storia capace di offrire uno spaccato umano e sociale attraverso lo specchio del teatro, lo sguardo dell’arte ibridato dentro la denuncia, se di denuncia volevamo parlare. O semplicemente la visione personale dell’autore libera dall’impeto di passare in rassegna tutte le possibili declinazioni dell’umana meschinità. Meschinità che però ci rimbalzano e ritornano al mittente, perché fanno molto, troppo ridere. Anche se forse non siamo proprio dentro una commedia, ma nemmeno dentro un dramma. Linee di confine intrecciate che talvolta risultano geniali, talaltre no. L’urgenza senza accuratezza è stato per me questo spettacolo, dove la parola alla fine è rimasta materia morta fra le mie dita che, tanto per citare un’altra pièce che invece ho amato: Miracoli Metropolitani, non lascia colare il sangue vivo e pericoloso della creatività.

Tirando le somme, aldilà della mia assolutamente discutibile posizione, Salveremo il mondo prima dell’alba è un cattivo prodotto? Assolutamente no. Vi giganteggiano performance attoriali semplicemente uniche: Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati, tutti interpreti meravigliosi. Un inchino a parte merita poi Sergio Romano, che come sempre ci regala una magia attoriale di altissimo livello. Plauso anche alle splendide architetture di Lucio Diana e ai costumi di Stefania Cempini, così come alle musiche originali di Setti, che nella pièce veste il triplice ruolo di musicista, attore e regista. Apprezzabile anche la regia del triumvirato Di Luca-Setti-Tedeschi, più o meno la stessa dei precedenti spettacoli, in linea con lo stile della compagnia.

Orfano di questa recensione è stato il coinvolgimento emotivo o lo schiaffo sociale, il risucchio dentro un nucleo narrativo in grado di non farmi sentire il peso della quarta parete. Allora io mi fermo, come a un pit-stop, per prendere fiato in attesa del prossimo lavoro; sancirà l’uscita dal marchio-scatola Carrozzeria Orfeo o lo reinventerà? Mi piacerebbero entrambe le soluzioni. Dopotutto dodici in numerologia indica la conclusione di un ciclo compiuto. Dodici sono gli dei dell’Olimpo, i segni zodiacali, i Titani e le fatiche di Ercole, i cavalieri della Tavola Rotonda e gli Apostoli. Ma soprattutto dodici è la “Ricomposizione della totalità originaria”… Ottimo auspicio.

PANORAMICA RECENSIONE
Drammaturgia
Regia
Attori
Musica
Allestimento scenotecnico
Pubblico
Articolo precedenteUkiyoe, il mondo fluttuante: visioni dal Giappone
Articolo successivo22° Florence Korea Film Fest: il trionfo della cinematografia sudcoreana a Firenze
salveremo-il-mondo-prima-dellalba-punto-di-svolta-o-cadutaSalveremo il mondo prima dell'alba <br>uno spettacolo di: Carrozzeria Orfeo <br>drammaturgia di: Gabriele Di Luca <br>con (in o.a.) Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati <br>regia: Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi <br>assistente alla regia: Matteo Berardinelli <br>consulenza filosofica: Andrea Colamedici – TLON <br>musiche originali: Massimiliano Setti <br>scenografia e luci: Lucio Diana <br>costumi: Stefania Cempini <br>creazioni video: Igor Biddau <br>con la partecipazione video di; Elsa Bossi, Sofia Ferrari e Nicoletta Ramorino <br>Una coproduzione: Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini <br>in collaborazione con: Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora La Corte Ospitale”