Alla scoperta del Teatro Romano nella Florentia sotterranea

Domeniche alla scoperta di veri gioielli archeologici in una Florentia (Firenze) tutta da scoprire con la Cooperativa Archeologia: domenica 1 maggio è la volta del Teatro Romano e di Palazzo Vecchio, una visita suggestiva tra rovine nascoste.

La visita ha inizio sotto la guida della professionale Silvana Addis, che attraverso un linguaggio accattivante ci porta all’interno degli scavi romani, nella cavea poggiante sulle burelle, ovvero corridoi voltati, nell’orchestra, destinata ai personaggi romani più illustri, tra corridoi e pavimenti calpestati in secoli ben remoti. E la storia lentamente si concretizza davanti a noi, attraverso parole che acquistano forma, per farsi antichi calidarium, terme situate nell’odierna Piazza della Signoria, con un doppio pavimento e mura di mattoni forati che permettevano il passaggio dell’aria calda proveniente da forni situati nel pavimento sottostante, ora volte di camminamento, punto di collegamento tra i due momenti del teatro, prima di legno poi in pietra in epoca augustea, in uso fino al V secolo d. C., per poi subire una terribile spoliazione: nel fondo di una burella è possibile vedere dei resti di una bambina del V secolo d. C., emblema della fine dello status di luogo di spettacolo. Si prosegue poi in via di Bellanda, dove nella prima burella si riscontrano frammenti di anfore del I secolo d. C. che permettono di risalire al periodo di costruzione del teatro, mentre il paesaggio è in continua evoluzione: il lastricato di via di Bellanda viene chiuso e rialzato il pavimento, al di sotto nascono dei pozzi neri sotterranei. Il Portale del Palazzo riserva una nuova sorpresa: una gradinata di mattoni rossi, consumato forse appositamente per la salita e discesa dei barrocci, in seguito adibita a cantina; di fianco il vomitorium, corridoio principale, unico che ha conservato l’originale altezza. In via dei Leoni troviamo invece il muro di fondazione dell’orchestra, per un teatro che poteva contenere ben 2.500 persone.

In seguito tutto si trasforma e la visita prosegue all’aperto in Piazza della Signoria: dopo il V secolo d. C. in epoca alto-medievale, le terme imperiali diventano case e botteghe, mentre i resti del teatro romano vengono adibiti a “guardingo”, sistema fortificato. In seguito avviene l’inurbamento della Firenze delle torri, costruita letteralmente intorno al Palazzo dei Priori, merlato, dove si amministrava la città. Nel ‘400 il Palazzo viene ingrandito e si decide di costruire il Salone dei Cinquecento (dal 1496). Con il Granducato di Toscana tutto cambia: il racconto si snoda nei meandri della discendenza dei Medici che si susseguono come regnanti, da Cosimo il Vecchio, a Lorenzo il Magnifico, dall’amore clandestino, punito dolorosamente, di Francesco e Bianca Cappello, a Ferdinando I, Gian Gastone, fino a Anna Maria Luisa (Ludovica), principessa elettrice del Palatinato, colei che per prima nella storia stipulò un contratto di conservazione come tutela del paesaggio.

L’affascinante itinerario prosegue con ordine all’interno del Palazzo Vecchio, tra gli austeri e splendidi affreschi del Salone dei Cinquecento, le sue statue e gli stemmi apoteosi della famiglia: riconosciamo il rinoceronte, la tartaruga e la vela. Ci addentriamo allora nelle stanze più intime, nel Quartiere di Leone X, nelle sale aperte da poco quali quella di Lorenzo il Magnifico, che presenta meravigliose decorazioni grottesche, e quella di Cosimo il Vecchio. Al terzo piano giungiamo al Quartiere degli Elementi, ovvero terra, aria, acqua e fuoco, con le rispettive allegorie. La Sala di Giove presenta invece arredi antichi, frutto della tradizione fiorentina delle pietre dure; nella Terrazza di Giunone, chiusa nel ‘500, possiamo ammirare il Putto col delfino del Verrocchio. Il percorso prosegue quindi tra le innumerevoli sale del Palazzo, in un crescendo di stupore e fascino, per concludersi nella Sala delle carte geografiche, armadi celanti passaggi segreti.

Un viaggio seducente nella storia, carico di aneddoti e curiosità, che dà nuova vita ad una Firenze “sotterranea”.

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