
Un viaggio a San Francisco non può dirsi completo se non contempla una visita all’isola di Alcatraz.
Alcatraz è nell’immaginario comune la prigione per antonomasia, e la sua storia, avvolta nel mito e nel mistero, è stretta a duplice mandata a quella della città di San Francisco, così vicina benché lontana. Il mare, che separa la baia di San Francisco dall’isola sormontata dal carcere, è gelido e le correnti vorticose spingono verso il Golden Gate e il mare aperto. Caderci dentro, per un tentativo di fuga, significava assideramento sicuro. Questo le guardie del carcere lo sapevano bene, così come i carcerati, costretti ad osservare la vita della città da dietro le sbarre, senza poterla mai raggiungere. Una pena dentro l’altra per la prigione di massima sorveglianza che deve il soprannome di The Rock, dalla roccia dell’isola sulla quale è stato costruito il penitenziario.
Scelta come soggetto di molti libri e film, il carcere ha ospitato personaggi come Al Capone detto “Scarface” (lo sfregiato) e Robert Stroud detto “Birdman of Alcatraz” (l’amico degli uccelli), ma molte delle sue storie risalgono alla leggenda più che alla verità, avvolte nelle nebbie del mito.
Il penitenziario federale è stato attivo dal 1934 al 1963, e oggi fa parte del parco nazionale di Golden State ed il National Park Service si occupa della sua accessibilità e manutenzione degli edifici, oltre che della tutela degli uccelli e altri animali selvatici che popolano l’isola. L’isola è facilmente raggiungibile con un tour completo ottimamente
organizzato da Alcatraz Cruises, che comprende audio guida e mappa dell’isola in lingue straniere. Per gustare appieno del fascino sinistro di Alcatraz è consigliabile partecipare al Night Tour, la suggestiva visita all’isola dopo il tramonto.
Una cosa è certa, entrarvi è un’esperienza che lascia il segno, e cercarà di far luce sui misteri che avvolgono Alcatraz.
Il tragitto in barca di due chilometri che accompagna nel carcere-fortezza evoca alla mente l’arrivo ad Alcatraz di Clint Estwood nei panni di Frank Morris nel film Fuga da Alcatraz, del quale è consigliabile la visione prima o dopo il viaggio per apprezzare al meglio lo charme conturbante dell’isola.
Avvicinandosi i suoi contorni che fuoriescono dalla bruma, con il faro e lo spettrale penitenziario, generano brividi lungo la schiena, come alcune delle ferree regole del carcere federale statunitense che riecheggiano al suo interno.
“Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti ed assistenza sanitaria. Tutto il resto consideratelo un privilegio”.
Una volta attraccata la barca al molo con muri di 3,5 metri, a prova di bomba, cartina dell’isola alla mano, il tour dell’isola prende il via seguendo un tracciato che raggiunge gli edifici e luoghi di maggiore interesse, molti dei quali lasciati ad un lento degrado. Si potrà osservare l’inquietante scheletro della torre di guardia, la casa di guardia del 1857 (edificio più antico dell’isola), i resti del circolo ufficiali distrutto nell’incendio del 1970, la cappella militare, la caserma diventata poi appartamenti per gli ufficiali e le loro famiglie, le rovine della casa del direttore, il faro (il primo ad entrare in funzione sulla costa del Pacifico degli Stati Uniti), i giardini, e infine, il penitenziario con le sue 336 celle, comprese quelle d’isolamento.
“Se infrangete le regole della società andate in prigione, se infrangete le regole della prigione andate ad Alcatraz”
Tra le storie narrate durante il tour all’interno del penitenziario, vi è quella relativa alla più famosa evasione della storia, poi ripresa in Fuga da Alcatraz. Il film del 1979, diretto da Don Siegel, fu interamente girato nella prigione 16 anni dopo la sua chiusura, e narra la vera storia della fuga di Frank Morris e dei fratelli John e Clarence Anglin, datata 11 giugno 1962. Entrandoci dal vivo, sarà come riviverlo in prima persona visto che tutto è rimasto come allora, dalla sala mensa, al cortile, fino alle celle con ancora i fori per l’evasione. Ce l’avranno fatta i tre fuggitivi a sopravvivere alle acque e a raggiungere la riva? Un mistero mai svelato che non fa altro che imbottire la storia di uno strato leggendario.
Tutto sull’isola resta immutato, come il peso dell’aria che si respira. E il senso d’inquietudine che alberga nell’edificio
atterrisce quando i custodi chiudono i lucchetti delle celle, le luci si spengono e dell’isola resta solo una silouette scura strinta tra il fascio di luce del faro, le correnti gelide e la nebbia, monolitica, di San Francisco.