Educazione siberiana o il Vangelo degli Urca

[rating=4] La Transnistria è una lingua di terra siberiana ex stato della repubblica sovietica moldava, autoproclamatosi indipendente nel 1990, dove per una serie di ragioni storico-geografiche sin dall’antichità si sono ritrovate a convivere varie etnie, agglomeratesi in piccole comunità completamente autogestite e libere da qualsiasi tipo di potere “nazionale”. Si tratta dei cosiddetti Urka, gruppi umani stanziati lungo confini di fuoco, organizzati secondo un preciso codice di regole inviolabili, fra cui il diritto di difendersi dagli attacchi della polizia con le armi ed il rispetto assoluto dei disabili o “voluti da dio”, così come delle icone dei santi, tatuati lungo i corpi, ciascuno in grado di raccontare la propria storia.

Una tale premessa non poteva che portare ad una materia letteraria di successo, Nicolai Lilin autore di Educazione Siberiana, bestseller del 2009, l’ha capito e ha trasformato questo ricchissimo substrato storico in un romanzo di successo, portato al cinema da Salvatores ed esploso in sala con un boxoffice di tutto rispetto.

Educazione siberiana di Nicolai Lilin e Giuseppe Miale di Mauro

Quando c’è “ciccia” d’altra parte, come direbbe il galeotto di “Grandi Speranze” o uno dei pirati di Stevenson, tutto si può, eh sì perché si possono cambiare i nomi dei personaggi, intessere trame secondarie, aggiungere episodi, ma lo scheletro resta forte e sempre degno, perché ancorato ad un archetipo declinabile in tutte le salse: la lotta per la sopravvivenza, il tradimento e la vendetta. Questi sono infatti gli elementi che vediamo ritornare anche nella rappresentazione teatrale di Nicolai Lilin e Giuseppe Miale di Mauro, che hanno portato in scena al piccolo Eliseo di Roma una rappresentazione teatrale assolutamente perfetta, degna dei fasti del fu final cut Apocalypse Now nato dalle ceneri arabo-fenicesche del capolavoro conradiano.

Educazione siberiana di Nicolai Lilin e Giuseppe Miale di Mauro

Fantastica la resa scenica, cruda e polare, con richiami forti all’odio-amore americano, fantasticamente incarnato dal povero Nixon e dal suo orsacchiotto, un magnifico Stefano Meglio, perfetta la coppia di “criminali onesti” buono-cattivo Adriano Pantaleo (indimenticato “Spillo”) e Francesco Di Leva il traditore che sogna la vita facile a tutti i costi. Bravi tutti: Elsa Bossi, Giuseppe Gaudino, Andrea Velotti e naturalmente Luigi Diberti, il nonno-custode della sacralità del codice, fatalmente strozzato da quel muro scuro che avanza pericolosamente verso gli spettatori. Presto a Torino e in giro per lo stivale, assolutamente da vedere e da ascoltare con il sound sempre indimenticabile di Francesco Forni.

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