Un “Attore” tra giallo e noir firmato da Giulio Bosetti

Alla Pergola pièce realista e ricca di suspense tratta dal libro cult di Mario Soldati

[rating=4] Il buio della sala viene illuminato timidamente da un fiammifero, che incendiato va a spengersi contro un sigaro. Un fumo grigio si alza sul proscenio e fluttua dal boccascena, tenue luci illuminano un vecchio con un sigaro, i suoi ricordi si dipanano lentamente.

Così si apre il sipario del Teatro della Pergola su “L’Attore”, pièce tratta dall’omonimo romanzo di Mario Soldati che gli valse il premio Campiello nel 1970.

La regia dello spettacolo è firmata da uno dei più importanti attori e registi teatrali, Giulio Bosetti, da sempre estimatore di Mario Soldati, che per il decennale della scomparsa dello scrittore, giornalista, regista e sceneggiatore ha deciso di portare in scena il suo romanzo cult, del quale come confessa è sempre stato affascinato per l’autenticità e l’originalità della trama fin dalla sua pubblicazione. Il grande e compianto Tullio Kezich, scomparso da poco, ne ha creato un adattamento teatrale esemplare.

Lo spettacolo dalle tinte giallo-noir, ambientato in un’ epoca in cui la tv sta invadendo il mondo dello spettacolo, racconta la storia di un anziano attore Enzo Melchiorri (Antonio Salines), costretto a riprendere l’attività in quanto immischiato in un’ingarbugliata storia di debiti di gioco della moglie. Al suo fianco, la delusa moglie Licia (Nora Fuser), il collega faccendiere Nick Argenta (Elio Aldrighetti) e Giovanna (Alice Redini), la giovane cameriera francese che sconvolgerà l’esistenza di tutti i personaggi. A rievocare la vicenda, tra il giallo e il noir, è l’io narrante dello stesso scrittore Soldati, interpretato da Virginio Gazzolo.

“L’Attore” è un triste ritratto del mondo dello spettacolo e del suo destino, fatto di apparenza, vanità ed  ipocrisia. Vecchi “clown” in declino, scompaiono lungo il viale del tramonto alla ricerca di una nuova ribalta, sempre più distante per l’avvento del piccolo schermo. Nel personaggio del vecchio attore, c’è la ricerca della felicità, della vecchiaia che bussa sempre più forte e di una vita spesa e giocata recitando, senza mai togliersi la maschera.

Eccellente e fluida la recitazione di tutti gli attori in scena.

Virginio Gazzolo, interpreta magnificamente il regista che si muove tra i ricordi dei personaggi, scava a fondo tra le loro anime ingarbugliate e pian piano riesce a portare in superficie una storia contorta e complessa.
Antonio Salinas, si è calato perfettamente nei panni del vecchio attore riuscendo a trasmettere tutte le mezze tinte del suo complesso personaggio: povero, vigliacco, patetico e umiliato da un mondo dello spettacolo che si dimentica ben presto delle celebrità che crea.

Il bravissimo Elio Aldrighetti interpreta il meschino e freddo Nick Argenta attore faccendiere, l’unico dei personaggi che nel corso dell’opera non subisce una trasformazione vera, rimanendo ancorato alla sua avidità.

Brave e convincenti le due attrici sulla scena, vere figure forti della pièce: Nora Fuser, che interpreta la moglie del vecchio attore, con la sua indole omicida e Alice Redini, sensuale e maliziosa cameriera, turbine di ogni azione.

Sublime la regia di Giulio Bosetti che ha saputo dare corpo e ritmo allo spettacolo, con l’uso di flashback su piani diversi della scena è riuscito a creare una tensione sempre accesa, in crescendo, come in un giallo di Maigret.

La scenografia di Guido Fiorato è lineare e suggestiva, e trasmette eccellentemente i diversi livelli temporali della storia, che sotto una falsa staticità nasconde ritmo e vigore: un teatro nel teatro con un sipario e boccascena dove i ricordi riaffiorano sempre avvolti nella nebbia, e dove i luoghi della memoria si susseguono con minimali accorgimenti e tagli di luce molto suggestivi: l’hotel Plaza di Roma, l’osteria del Cane Morto, il caffè a Cannes, la villa di Bordighera, il casinò di Montecarlo, l’aeroporto e la camera da letto di Giovanna, la cameriera francese.

«…quando c’è un vero interprete la scena appare più reale della vita». Concludo con questa finissima battuta del libro di Soldati ripresa anche nello spettacolo, sottolineando che per produrre un bello spettacolo non servono grandi effetti speciali o sonori, ma occorre la passione e la voglia di “raccontare” qualcosa a qualcuno che ascolta. Con questo spirito, principio basilare del teatro, Giulio Bosetti e la sua Compagnia del Teatro Carcano ci hanno raccontato una storia affascinante, rendendola vera nella forma e nell’interpretazione.

A noi spettatori, consci del ruolo che ci spetta, non resta che ascoltare, in silenzio.